Leo Strauss (1899-1973) è un filosofo tedesco esponente del cosiddetto pensiero neoconservatore. Avendo vissuto in prima persona il crollo della Repubblica di Weimar, ne trae la conclusione che la democrazia non può permettersi debolezze: occorre dunque definire chiaramente ciò che è “bene”, incarnato dai valori della società occidentale, e contrapporlo al “male”, che corrisponde a tutto ciò che si differenzia da questa cultura. L’amministrazione Bush si è ispirata a questa posizione, attuando politiche estere molto aggressive.
Ma c’è dell’altro. Ricollegandosi più o meno direttamente a Machiavelli, Strauss sostiene che le masse abbiano un’idea poco precisa del “bene”, perciò possano essere facilmente conquistate dai demagoghi. Di conseguenza ritiene legittimo che, in un regime democratico, i governanti ricorrano alla menzogna in nome della loro capacità di ravvisare e perseguire il “bene comune” meglio del popolo.
Ecco. Mi sono tornati alla mente Leo Strauss e i neoconservatori mentre scorrevo i titoli dei giornali di stamattina. Il killeraggio scientifico messo in atto contro Fini riconosce dei presupposti che potremmo definire filosofici: per difendere i propri interessi, spacciati per “bene comune”, Berlusconi si sente in diritto di utilizzare pratiche come la falsificazione e la disinformazione che con la democrazia nulla hanno a che spartire. Chiunque abbia a cuore le sorti delle nostre istituzioni dovrebbe sentirsi accapponare la pelle.