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di Riccardo Alberto Quattrini. Nel Salem Witch Museum, in Massachusetts, vi sono raffigurate, a dimensione naturale, le venti persone che, sul finire del XVII secolo, subirono uno dei più noti processi per stregoneria e furono impiccate. Ma in quell’isteria collettiva le persone coinvolte alla fine furono più di 400. In una di queste rappresentazioni sceniche, è riprodotta l’impiccagione del ministro di culto George Burroughs.
La cittadina di Salem è nella contea di Essex nello stato del Massachusetts, sulla costa atlantica. Fu fondata dai primi coloni puritani, di cui il primo insediamento ebbe luogo nel 1607, in onore della casta e vergine regina Elisabetta, fu chiamato per l’appunto Virginia. Si evince da ciò lo spirito prettamente religioso che accomunava questi coloni. Salem, dunque, crebbe rapidamente grazie ai fiorenti traffici mercantili. La comunità di Salem Village fu fondata nel 1626 da Roger Conant, come luogo ideale capace di ospitare una stazione di pesca e un emporio commerciale sulla costa atlantica. Dopo il 1630, in coincidenza con l’ondata di immigrazione dei pellegrini puritani provenienti da un’Europa lacerata dalle guerre di religione, ciò avvenne in quanto nella prima metà del Seicento, il tentativo da parte dei sovrani inglesi di reprimere ogni forma di dissidenza religiosa, e di imporre loro l’anglicanesimo, provocò una dura reazione dei puritani, calvinisti convinti che non volevano piegarsi alla Chiesa di stato, in quanto la consideravano una specie di istituzione demoniaca. Salem, così, si era trasformata in un vero e proprio paese retto da un consiglio municipale che, nel giro di un decennio, aveva concesso terre verso l’interno per diverse miglia a favore della nuova popolazione in costante aumento, tanto che a Salem Village si era affiancata una Salem Town, mostrando una perfetta coesione tra potere religioso e potere mercantile. Ma i nuovi insediamenti ben presto furono preda di attacchi degli indigeni, che mal digerivano quella forzata occupazione. Essi furono considerati “incarnazioni del demonio” da parte degli inglesi, accusati di pratiche e rituali selvaggi. Così, lentamente, nei coloni si radicò l’idea che le aggressioni facessero parte di un piano del diavolo per cacciarli dal Nuovo Mondo e riprendersi i loro territori.
I contadini, erano perciò costretti a vivere in un continuo e costante clima di tensione, accresciuto da una grave epidemia di vaiolo e da frequenti periodi di siccità, che avevano distrutto i raccolti in tutta la regione, riducendo in miseria molte famiglie. Se poi aggiungiamo a queste sventure, l’enorme incendio che scoppiò a Boston nel 1691, ecco che la paura così amplificata, contribuì a convincere definitivamente gli inglesi di aver occupato la “Terra del Male”.
In un ambiente così impregnato di fanatismo religioso, era cosa facile che si potesse alimentare ciò che accadde più tardi. Ed ecco prendere così corpo l’idea del Male, da ricercare e vedere in ogni atteggiamento o cosa non umanamente spiegabile.
Tutto ebbe inizio quando nel Gennaio del 1692 Tituba, la serva in casa del reverendo Samuel Parris, inventò una rudimentale sfera di cristallo, consistente in un bianco d’uovo sospeso in un bicchiere ripieno d’acqua, come presagire il futuro osservando la forma che assumeva l’albume nel bicchiere. Cominciò così con l’insegnare alla figlia del pastore Betty di nove anni e alla nipote Abigail Williams di undici, – che viveva nella loro famiglia dopo che i genitori furono uccisi dagli indigeni – e ad altre ragazze del luogo, come Sarah Cole. Ma ben presto quel “passatempo” creò uno sconcerto nelle menti delle giovani fanciulle, cresciute nel rigore di un’educazione puritana, in un clima di austerità e superstizione. Esse, a un certo momento, cominciarono a manifestare strani comportamenti: urlavano, correvano intorno alla camera in cui stavano in quel momento, lanciavano oggetti, agitavano le braccia, cercavano di salire su per il camino. Si contorcevano in posizioni innaturali e il medico del villaggio disse che si trattava di un fenomeno soprannaturale. Nel febbraio del 1692, dopo quei fatti, secondo il reverendo Deodat Lawson e il medico William Griggs, chiamati per esprimere un loro giudizio, essi convennero nell’affermare che poteva trattarsi di “malocchio” o “stregoneria malefica”. E siccome la stregoneria era severamente proibita, era necessario sporgere denuncia verso ignoti. Tuttavia, su consiglio di altri pastori puritani, il reverendo Parris non prese alcuna iniziativa.
Nel villaggio di Salem i semi della superstizione e la paura del demonio erano stati gettati, ben presto si sarebbero visti i loro frutti.
Poco tempo dopo, infatti, nuovamente la schiava Tituba e John Indian anch’egli al servizio del reverendo Paris, istigati da una donna del villaggio, certa Mary Tibley, fecero mangiare a un cane una focaccia composta da farina di segale mista a urina delle giovani colpite dal maleficio, per vedere se l’animale avrebbe provato gli stessi effetti. Parris denunciò ovviamente la Tibley, ma da quel giorno, come per contagio, altre otto ragazze, comprese tra i dodici e i diciannove anni, cominciarono a mostrare strani comportamenti.
E dunque via con i digiuni presso le famiglie colpite da questi strani fenomeni. Ma durante uno di questi incontri, organizzati dal reverendo Parris, alcune giovani ragazze si lasciarono andare a manifestazioni ancora più gravi: ebbero convulsioni, allucinazioni, afasia, irrigidimento degli arti. Mary Walcott una diciassettenne mostrò un morso su un braccio, Ann Putnam di dodici anni urlò di vedere un uccello giallo sul cappello di un pastore, Abigail emetteva suoni simili a un serpente, prendeva poi da caminetto i tizzoni ardenti e li lanciava per la casa.
Oramai l’isteria collettiva era esplosa. I pastori dai loro pulpiti invitavano a scacciare il Maligno che, dicevano, attraverso quei giovani corpi vuole portare tra noi la maledizione e la stregoneria. Ed ecco che alcune ragazzine del villaggio cominciarono con il dire di essere state stregate da alcune donne del posto.
Dopo le prime accuse delle ragazze venne istituito quindi un tribunale nella Meeting House, l’edificio adibito alla vita pubblica del villaggio. Presiedevano: Johnathan Corwin e John Hathorne due membri dell’assemblea legislativa provinciale.
I processi ebbero inizio ad aprile.
Martha Cory fu la prima a essere interrogata dai giudici. Essa disse di non credere alla farneticazioni di quelle bambine isteriche. Ma queste per dimostrare che non stavano mentendo, cominciarono col muoversi in maniera speculare ai movimenti della Cory, asserendo di essere da lei possedute.
Ciò bastò a convincere la giuria che si era in presenza di una strega.
Vennero poi arrestate altre tre donne: Sarah Good, una mendicante nota in città, figlia di un oste francese, Tituba, la schiava dei Parris, e l’anziana Sarah Osborne. Tituba, confessò d’essere una strega e aggiunse d’aver incontrato un uomo alto proveniente da Boston, che per i giudici non poteva che essere Satana. Inoltre accusò apertamente le due donne sostenendo che la Osborne vivesse con un piccolo mostriciattolo dalla testa di donna e il corpo di animale, e che se ne servisse nei suoi Sabba. La sua ammissione di colpa, paradossalmente, le salvò la vita, non fu così per le altre due donne: Sarah Good fu impiccata, mentre Sarah Osborne morì in prigione. Tituba lasciò così Salem completamente impunita, ma il germe da lei gettato su tutta la comunità, fece sì che essa era ormai convinta che le streghe vivessero nascoste fra i suoi abitanti.
Da quel momento l’isteria di Salem non si fermò più.
In quei mesi a seguire costituiva elemento probante, nella formulazione dell’accusa di stregoneria, l’evidenza spettrale. Ciò significava che le donne accusate dovevano effettuare la loro difesa in tribunale alla presenza delle vittime, quasi sempre le giovani Abigail Williams, Ann Putnam, Mary Walcott, Elizabeth Parris. Se nell’udire la voce delle presunte streghe le ragazze avvertivano malesseri, capogiri, stati confusionali, svenimenti, contorcimenti o manifestavano crisi isteriche, questo era sufficiente ai giudici per asserire che ci si trovava in presenza del maligno.
Questo metodo che potremmo definire di “Parodia giustizialista” fu aspramente criticato, non tanto per il metodo anti Iuris, ma in quanto coinvolgeva maggiormente i testimoni. Esse potevano impunemente puntare il dito contro chiunque e tramite l’evidenza spettrale potevano influenzare la sentenza dei giudici.
Furono così accusate e imprigionate persone rispettabili: Dorothy Good e la figlia Sarah di 4 anni, Abigail Hobbs, Deliverance Hobbs, Martha Corey, Elizabeth e John Proctor. Il numero delle persone incarcerate continuò a crescere. Nella seconda settimana di marzo Ann Putnam accusò Martha Cory e Rebecca Nurse di essere la causa dei suoi tormenti: si trattava di due rispettabili signore del Village, appartenenti alla chiesa, quindi ritenute al di sopra di ogni sospetto. I documenti dell’epoca hanno consegnato agli annali i nomi di diciannove individui impiccati, un morto sotto tortura e quattro decessi in prigione. La maggior parte degli accusati erano puritani, godevano pertanto di una buona posizione all’interno del villaggio. Ma ciò non fu sufficiente ad esempio alla povera Rebecca Nurse, una fragile matriarca di 71 anni, una donna di buona famiglia amata e rispettata da gran parte dei cittadini di Salem. Sebbene non ci fosse alcuna prova credibile contro di lei, fu condannata all’impiccagione per stregoneria. Era il 19 luglio 1692. Stessa sorte toccò a Bridget Bishop, proprietaria terriera – aveva un grande campo di mele – e possedeva una taverna. Ad accusarla furono sempre le stesse giovani ragazze: Abigail Williams, Ann Putnam e Mary Walcott. Le infamie sul suo capo erano tante: accusata di stregoneria, magia nera, di aver sedotto tutti gli uomini del villaggio, cosa assai impegnativa visto che la Bishop aveva superato i 60 anni di età, e d’insidiare le giovani fanciulle di Salem. Fu dichiarata colpevole e impiccata alla Gallows Hill una collinetta dove avvennero tutte le impiccagioni.
Vi fu, tra le altre, un’esecuzione ancora più drammatica e spaventosa, quella del contadino ultra settantenne Giles Corey. Corey, era il marito di una delle accusate, la “strega” Martha Corey. Accusato di negromanzia da Mercy Lewis, una serva al servizio in casa del reverendo George Burroughs, dopo che perse entrambi i genitori da parte di un attacco indiano. La Lewis asserì di essere continuamente perseguitata dal suo spirito pervertito e blasfemo. Ora, prima di allora durante tutti i processi gli accusati si erano dichiarati colpevoli o non colpevoli alla fatidica domanda posta loro dalla corte. Così Corey ricorse a un espediente che gli consentì di non essere giudicato, bastava non rispondere alle accuse di colpevolezza. Rimase perciò in silenzio durante tutto il processo, inficiandolo in questo modo, cosicché alla sua morte i suoi beni non potevano essere confiscati ma sarebbero passati agli eredi diretti, i suoi figli.
Ma la confessione la si poteva estorcere.
George Corwin, lo sceriffo locale lo sottopose a un supplizio atroce. Dopo averlo fatto distendere sul terreno antistante alle prigioni, ordinò che gli venissero caricati addosso dei pesantissimi massi. La tortura sarebbe proseguita fin tanto che Corey non si fosse arreso e avesse confessato. Ma più gli venivano collocati massi, più egli resisteva imperituro. Due giorni resistette il povero Corey. Su questo tragico episodio si sono susseguite delle leggende. Una gli attribuì che egli dicesse serafico allo sceriffo: “più peso”. La seconda, decisamente più inquietante, lo tramanda nell’atto di maledirlo mentre è in piedi di fronte a lui: “Corwin, io maledico te e Salem!”
Il 19 luglio venne accusata e impiccata per stregoneria Rebecca Nurse, fragile matriarca di 71 anni sebbene non ci fosse uno straccio di prova.
Non scappò alla forca nemmeno George Burroughs, ex ministro del villaggio una decina d’anni prima di quegli eventi. Ad accusarlo la solita Abigail Williams e molti membri di Salem Village. Un sacerdote virtuale, dissero, un ring leader, del demonio.
Il conteggio delle persone coinvolte in quella follia collettiva, fu davvero esorbitante.
I processi iniziati ad aprile terminarono a novembre 1692.
Le persone giustiziate e accusate di stregoneria, furono 19. Le torture che subirono uomini e donne per avere reso false testimonianze, furono 55. I sospettati e imprigionati 150, mentre altre 200 persone vennero accusate di stregoneria. Ma l’isteria non si circoscrisse solamente a Salem Village, essa proliferò come un virus a: Andover, Amesbury, Salisbury, Haverhill, Topsfield, Ipswich, Rowley, Billerica, Beverly, Reading, Woburn, Lynn, Marblehead, Manchester, Malden, Charlestown e Boston. Quando finalmente la protesta di alcuni reverendi influenti del Massachusetts spinse il governatore a fermare i processi.
L’anno successivo un’apposita corte speciale esaminò i casi rimasti pendenti ponendo fine alla questione.
A questo storico processo s’ispirò anche il grande drammaturgo Arthur Miller, che il 22 gennaio 1953 mandò in scena a Broadway The Crucible (Il Crogiuolo) un dramma in quattro atti sui fatti di Salem.
Gli studiosi hanno spesso cercato di capire il mistero che avvolge quella vicenda. Ultimamente una ricercatrice americana Marian Kilbourne Matossian, in un suo libro pubblicato dall’Universita di Yale e intitolato Poisons of the past (“Veleni del passato”), secondo la studiosa sarebbe stato un fungo l’”ergot” meglio conosciuta come segale cornuta, dal colore rosso intenso. Questo fungo produce così degli alcaloidi che possono causare appunto l’ergotismo con sintomi quali: convulsioni, spasmi, diarrea, effetti mentali come psicosi e manie persecutorie, mali di testa, nausea, vomito anche cancrena e vasocostrizione. Inoltre produce effetti allucinogeni molti simili all’acido lisergico, meglio conosciuto come Lsd. Ciò spiegherebbe le convulsioni e le stranezze di quelle donne che influenzarono i giudici a sancire le condanne.
La Matossian ha dunque dimostrato che si trattò di un avvelenamento, dovuto alla contaminazione di alcune partite di segale, mal conservate dopo un rigidissimo inverno. A tale tesi, la studiosa, adduce vari elementi significativi, desunti da documenti dell’epoca. Il quadro dei sintomi che accusarono le vittime è lo stesso generalmente provocato dall’avvelenamento da ergotina: perdita della coscienza, prostrazione, cecità e sordità temporanea, afasia, allucinazioni, nausea.
Ad avallare maggiormente l’ipotesi della Matossian, fu trovato, in possesso delle presunte streghe, del pane, insolitamente rosso, ottenuto quindi da segale vecchia e contaminata: non dimenticando che l’estate del 1692 nelle contee di Essex e di Fairfield, nel New England, fu caratterizzata da una vera e propria carestia e preceduta da un inverno insolitamente freddo. I più poveri furono costretti a recuperare segale dell’anno precedente.
Nel 1706, Ann Putnam, una delle accusatrici, fornì una nuova versione dei fatti chiedendo perdono ai familiari delle vittime. Nel 1752 Salem Village si staccò da Salem Town cambiando nome in Denvers.
Infine nel 1992, nella commemorazione dei 300 anni dal processo, fu dedicata a ridosso del vecchio cimitero in Charter Street, una lapide commemorativa delle vittime.
Featured image, illustrazione del 1876 rappresentante il luogo del processo. La figura centrale è solitamente identificata con Mary Walcott.
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