Magazine Cultura

Denaro, Charles Pèguy

Creato il 19 luglio 2011 da Libriconsigliati
Denaro

Denaro

Titolo: Denaro

Autore: Charles Pèguy

Editore: Piano B
Pagine: 90
Prezzo: € 9,00
Pubblicazione: aprile 2011
ISBN: 978-88-6665-29-9

Valutazione Libriconsigliati: imperdibile.

Denaro è un saggio di appena novanta pagine, eppure così ricco e denso di riflessioni e riferimenti politico-sociali che riesce difficile leggerlo tutto d’un fiato. Ogni frase, ciascuna pagina, meritano meditazione. Qualcuno si chiederà a cosa possa servire leggere oggi un saggio sul denaro scritto nel 1913, oggi che siamo bombardati da analisi e teorie economiche di ogni natura. Ritengo che il valore aggiunto dato da Pèguy sia il suo punto di osservazione privilegiato, ossia l’aver vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, nel passaggio tra la vecchia e la nuova era. E la sua analisi è volta a evidenziare le ripercussioni che l’arrivo dell’industrializzazione stava avendo sulla popolazione.

Nel corso del suo saggio, pubblicato all’interno dei Cahiers de la Quinzaine, Pèguy confronta costantemente il prima e il dopo. C’era un tempo, prima della modernità, in cui il lavoro era un momento di incontro sereno, addirittura gioioso «[…] a quei tempi, un cantiere era un luogo della terra in cui gli uomini erano felici. Ai miei tempi tutti cantavano. Nella maggior parte dei luoghi di lavoro si cantava». Prima dell’industrializzazione massiccia, prima dell’imborghesimento totale del popolo, il lavoro era semplicemente un mezzo per assicurarsi il minimo necessario per vivere. Il che non contemplava la superficialità nell’impiego svolto, anzi. La cura maniacale del dettaglio, la passione infusa nel creare un pezzo unico e irripetibile, pur comportando fatica e sudore, erano atti di dedizione e fedeltà a ciò che si si era intenti a fare, al proprio lavoro.

L’industrializzazione ha spersonalizzato il lavoro rendendo la fatica un peso, la dedizione un ricordo, il dettaglio una perdita di tempo, e di denaro. Pèguy sottolinea infatti come nel giro di pochi anni il lavoro da missione sia diventato un bene da quotare e scambiare in borsa, e da questo momento il popolo che prima cantava nei cantieri adesso protesta e soffre. Una parte della popolazione ha preso in mano le redini della società, la restante parte accetta quelle condizioni o cade in miseria.

La povertà: ecco un’altra argomentazione interessante di Pèguy. Prima dell’industrializzazione, la povertà era la condizione per così dire naturale in cui versava un uomo. Gli stenti non erano considerati una privazione perché, essendoci solo la necessità di mangiare pane e avere un posto in cui ripararsi, non si avvertiva la mancanza di comfort o di beni da esibire e di cui circondarsi. La povertà era una sorta di porto sicuro in cui tutti potevano vivere serenamente non avendo nulla da perdere e, soprattutto, non avendo la percezione di privarsi di qualcosa. Con il diktat della produzione in serie e meccanizzata, il surplus di beni da possedere è diventato un valore aggiunto per giudicare il talento di un uomo. Non avere proprietà in eccesso adesso, a differenza del passato, è un’onta che fa vivere con imbarazzo e astio la condizione di povero. La miseria assume dunque un connotato negativo, e ciò che un tempo bastava a vivere felici oggi non è più sufficiente.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :