Nessuna meraviglia. La parola chiave era, ed è sempre stata, spartizione. Lo sosteneva il Miglio verde e si era capito ormai da un pezzo che il masterplan di questi figuri lombrosiani era proprio quello.
Il Nord ai cornutazzi della Lega e alla Famiglia Addams di Gemonio, il Sud alle Famiglie. Il patto. Due terre di nessuno al di fuori della legalità, la vietnamizzazione Nord-Sud dell’Italia, dove entrambi, legaioli e mafiosi, avrebbero fatto i loro affari in santa pace, lasciando il popolo bue nordista a farsi infinocchiare dalle bubbole sull’espressione geografica Padania - ora, ad honorem, ribattezzata Ladronia – e dalle vomitate razziste contro negri e terroni.
Indipendenza, padroni a casa nostra, secessione, ce l’abbiamo duro, ripetevano in coro i simpatizzanti, gli unici cornuti al mondo a mettersi spontaneamente le corna in testa ostentandole pure, ascoltando i leader sbraitare dal palco di Pontida. Quelli intascavano i soldi e, contrariamente ai piani stabiliti dagli ideologi verdi, le Famiglie, invece di rimanere in Terronia a coltivare fichi d’India, si allargavano sempre di più al Nord, comperando amministrazioni, aggiudicandosi appalti ed infiltrandosi nel territorio. Tanto che i presunti intrallazzi con le ‘ndrine possono adesso meravigliare solo l’ultimo degli ingenui.
Mi sembra giusto che finisca così. Gli sta bene come un vestito a festa, agli italiani. Soprattutto agli ultrapirla del Nord che se la sono fatta fare sotto il naso dal Cerchio Magico dove il più furbo, alla fine, è proprio il Trota. Eh si, sta a vedere che il Trota è un genio, un Kaiser Soze che ha fatto credere a tutti di essere un povero imbecille. Lo ha fatto credere soprattutto a suo padre.
Ciò che, possiamo scommetterci, non faranno i medesimi giornali centrodestri è ricordarsi delle tante voci sui soldi arrivati fin dagli anni novanta dal “mafioso di Arcore” affinché i verdi legaioli la smettessero di chiamarlo “mafioso di Arcore” sulla “Padania” e fare, di conseguenza, due più due uguale quattro.
Ormai ci arriverebbe anche un bimbetto di tre anni. Leghisti tacitati negli anni a suon di dané, alleati legati a filo doppio ad imprenditori milanesi ma con amicizie siculissime, incaricati entrambi di mettere a segno il piano di spartizione e spoliazione dell’Italia.
Quando qualcuno minaccia di rompere le antiche alleanze – la Lega voleva ballare da sola alle prossime elezioni, vero? - qualcun’altro ricorda che i patti si rispettano. Il cerchio magico si chiude. Il Nord ormai metastatizzato dalle mafie ringrazia.