Caribou records - PZ- 34354 -8/77
- River Song
- What's Wrong
- Moonshine
- Friday Night
- Dreamer
- Thoughts Of You
- Time
- You And I
- Pacific Ocean Blues
- Farewell My Friend
- Rainbows
- End Of The Show
La recente notizia dell’ uscita del film su Brian Wilson (anzi come si dice oggi il Biopic) “Love and Mercy” mi ha fatto riprendere in mano i dischi dei Beach Boys, un capolavoro dietro l’altro per una delle band migliori di sempre.
Tra gli Lp che sto riascoltando c’è anche una gemma perduta, il lavoro solista di Dennis Wilson “Pacific Ocean Blues”.
Dennis il batterista, il meno conosciuto e talentuoso dei fratelli Wilson, il più fragile e devastato della band, il più versatile e l’unico vero surfista dei Beach Boys.
Dietro l’immagine da surf band, da bravi ragazzi dei Beach Boys la vita reale era dura e piena di demoni e tormenti, soprattutto per Dennis il Beach Boy amante delle donne, della vita vissuta al massimo, dell’ alcool e delle droghe.
Dennis Wilson ha davvero avuto una vita “veloce” e sempre in bilico, tormentato dalle droghe e dall' alcool e da Charles Manson con il quale entra in contatto grazie a due autostoppiste (Patricia Krenwilski e Ella joe Bale) della Manson Family. E’ amico di Manson, lo introduce nel mondo della musica prima di capirne la pericolosità e la follia.
Vivrà parecchio tempo con il terrore e la paura della Manson Family.
E’ anche l’attore in un film culto “Strada a doppia corsia” con James Taylor, un road movie del 1971.
Iniziano gli anni settanta e Beach Boys dopo un gran bel disco come “Surf’s up” (1971) un buon lavoro come “Holland” (1973) sono fermi a leccarsi le ferite e a pagare il prezzo della celebrità (più o meno lo stesso percorso di una altro grandissimo dei sixties come John Phillips vedi il post dedicato), vendono ancora, sono sempre i ragazzi che hanno fatto che il surf passasse da sport californiano a mania mondiale, ma si fermano per un periodo di pausa.
Dennis dopo aver pubblicato nel 1970 un singolo a nome Dennis Wilson & Rumbo decide di incidere un album solista, inizia a pensarci su da inizio anni settanta quando in molti concerti dei Beach Boys tra il 1972 ed 1974 viene, causa un incidente alla mano, sostituito da Ricky Fataar.
Nel 1976 entra in sala di incisione, le sue capacità musicali sono migliorate e cresciute tantissimo da quando ha iniziato a suonare e viene fuori un album struggente, con dei veri e propri capolavori, con suoni moderni (forse troppo levigati in alcuni punti), dove non si rifiuta la tecnologia, anzi l'uso di sintetizzatori e multi incisioni è evidente e dove la sua sofferenza viene fuori e si sente. Musicalmente mi ricorda qualcosa del Lennon di metà e fine anni settanta o il già citato John Phillips quando entrambi lui pagavano le conseguenze fisiche, morali e artistiche dell' essere stati divi nei "favolosi", ma terribili, sixties.
Il disco contiene due delle migliori canzoni d'autore dei seventies : l'inziale "River song" con i cori gospel ed il piano che introducono una melodia perfetta e "Time"con ancora il piano in evidenza e in sottofondo una tromba jazz malinconica e struggente, la canzone si trasforma in una “wall of sound” di sintetizzatori ed il verso autobiografico
I'm the kind of guy
Who loves to mess around
Know a lot of women
But they don't fill my heart
"What's wrong" è un bluesaccio rock 'n' roll seguito da una altra ballad con il piano protagonista "Moonshine" con un arrangiamento bello e molto pop.
"Friday night” e la title track sono dei funky blues dove il lavoro di studio è molto invasivo nel senso positivo del termine. Ancora un blues rock per "Dreamer" con l'effetto della voce e il piano elettrico in sottofondo, sintetizzatori e fiati e l'immancabile coro gospel la rendono ottima.
Il lato A viene chiuso dalla maliconica "Thoughts of you”, una meraviglia.
"You and I" invece ha il piano elettrico e ricorda le prime ballate di Tom Waits a metà tra jazz e blues.
"Rainbows" e "End of the Show" sono due gioiellini che hanno scritto le regole per parecchia alternative music moderna; la seconda è più indirizzata verso musica pop ambient mentre la prima con i suoi arrangiamenti e melodie probabilmente è stata fonte di ispirazione per decine di artisti da Ellioth Smith ai Surfjan Steven ai Coldplay.
"Pacific Ocean Blues" ottenne pochi riscontri commerciali ma ebbe una buona critica, Dennis si tuffò nelle registrazioni del successivo "Bamboo" disco iniziato a registrare nel 1978, ma che non vide mai la luce perchè Dennis Wilson annegò in mare il 28 dicembre 1983. Si tuffò in acqua ubriaco e devastato da anni di sedativi, alcool e droghe mori a soli 39 anni.
Foto della label della mia copia in vinile di PZ34354, copia originale, con i testi stampati sulla sleeve interna.
Dennis Wilson - "Time" (sample)