Questa disciplina nasce in Francia, grazie ad alcuni dentisti tra cui il dott. Michel Montaud (che si può considerare padre della dentosofia).
Insieme a lui e, successivamente, ad altri dentisti europei si sviluppa un'ampia letteratura sulla connessione esistente tra i denti e l’organismo ma anche tra i denti e lo spirito della persona e le sue emozioni: il dentosofo considera la bocca da un punto di vista psicosomatico e aiuta il paziente in un'ottica olistica nella quale il benessere della persona influenza - e dipende da - lo stato di salute della bocca stessa.
I dentisti-dentosofi si servono di un adattatore che favorisce le funzioni neurovegetative del paziente, attraverso un approccio attivo, senza dover ricorrere ad estrazioni o ad apparecchi in metallo. Nello specifico, l'adattatore “fa lavorare” il paziente in modo attivo sul suo disequilibrio.
Con gli apparecchi metallici, invece, si pone in atto una modificazione meccanica della bocca e dei movimenti (totalmente passiva da parte del paziente), tesa a raggiungere canoni predefiniti di benessere: una contraddizione in termini!
In questi ultimi decenni, si è assistito ad un abbassamento dell'età nell’utilizzo degli apparecchi. Sempre più spesso si vedono bambini con l’apparecchio prima dei dieci anni, per raddrizzare denti storti, per fare spazio ad altri denti, per modificare una masticazione non corretta e così via, in nome di una “perfezione” che richiede continui aggiustamenti.
L'approccio dentistico tradizionale non è l'unica via, anzi. La dentosofia è un'ottima alternativa non invasiva e che opera nel rispetto del benessere della persona.
Per chi è interessato a saperne di più, suggerisco un'illuminante lettura, che potrà darvi comunque una visione più ampia dell'argomento:
“Denti e Salute”, di Michel Montaud, Terra Nuova Edizioni
Sito web: www.dentosophie.com
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