Dentro ai Maroni’s

Creato il 20 marzo 2013 da Federico85 @fgwth

Simona Bordonali, nuova assessore regionale lombarda a “sicurezza, protezione civile e immigrazione” (comune.brescia.it)

Sette. Questo sembra essere il numero magico della nuova giunta Maroni a Palazzo Lombardia. Sette spose per sette fratelli: sette è il numero degli uomini e sette quello delle donne; sette sono gli assessori in quota Lega Nord e sette sono quelli del Pdl e della costola (nata ribelle e diventata subito addomesticata) Fratelli d’Italia. Il peso e il potere acquisiti dalla Lega dopo le elezioni sgorgano direttamente dall’accordo pre-elettorale siglato (pare materialmente) con Silvio Berlusconi per correre insieme anche alle politiche. E pensare che, nemmeno 8 mesi fa, lo stesso Maroni celebrava il funerale politico dell’alleanza con l’immobile leader Pdl inneggiando al carisma e alla dinamica lungimiranza di Angelino Alfano. La realpolitik e soprattutto i sondaggi devono aver fatto cambiare presto idea all’ex ministro dell’Interno, che è riuscito in nell’abile mossa di avocare a sé la corsa per la poltrona di presidente della giunta regionale lombarda detronizzand – dopo un sultanato ventennale – sua sanità Roberto Formigoni. Il “Celeste”, a dirla tutta, a detronizzarsi ci ha anche messo ampiamente del suo, ma questa è un’altra storia.

La presentazione della giunta si è tenuta a Palazzo Lombardia in occasione dell’intitolazione della Sala dei 500 al giuslavorista Marco Biagi, ucciso dalle “nuove” Br il 19 marzo del 2002 a Bologna. Le parole d iRoberto Maroni sono state improntate all’insegna della retorica da inizio mandato: “Questa è una squadra senza differenze di carattere politico. Il nostro punto di riferimento sarà il programma votato dagli elettori. Saremo rispettosi delle prerogative del consiglio regionale, che vorrei coinvolgere e a cui vorrei assegnare compiti di riforma, puntando molto sul dialogo”. Intenti programmatici frammisti alla più classica delle captatio benevolentiae. L’etichetta, appiccicata alla scontatezza, è un tratto certamente comune a moltissimi neo-insediati, a prescindere dal colore politco. Per questo un discorso come quello pronunciato da Laura Boldrini, appena eletta Presidente della Camera, è apparso come una nota meravigliosamente stonata rispetto al grigiore e al trionfo del banale che solitamente sono le muse ispiratrici delle prolusioni politiche di inizio mandato.

Un tocco di pepe però Bobo ha voluto darlo. Non nelle parole, ma nei fatti. Come qualunque politico degno di tale nome aspira a fare. Per dare una prima, chiara impronta direzionale alla legislatura è stato creato l’assessorato “Sicurezza, protezione civile e immigrazione”. La delega è stata affidata a Simona Bordonali, bresciana classe 1971, leghista sin da giovanissima e presidente del consiglio comunale di Brescia. La scelta di mescolare in un unico calderone istituzionale pubblica sicurezza, protezione civile e immigrazione è perfettamente in linea con la visione del mondo padanocentrica. In attesa di realizzare nel concreto la tanto agognata “Macroregione del Nord”, versione edulcorata di quell’antica utopia chiamata Padania, Roberto Maroni e la Lega lanciano un chiaro segnale ai cittadini lombardi: “Tranquilli, a scippatori, alluvioni, terremoti ed extracomunitari ci pensiamo noi”. Strizzando anche l’occhio all’area metropolitana milanese, che nonostante tutto all’ultima tornata elettorale ha ribadito che nel capoluogo meneghino si vota in maggioranza centro-sinistra. Proprio le politiche sociali della giunta Pisapia in materia, coordinate dall’assessore Pierfrancesco Majorino, rischiano di creare un pericoloso dualismo. In vista degli impegni futuri della città, tra Expo 2015 e appuntamenti minori a breve/medio termine, il rischio cortocircuito e arroccamento ideologico è forte. Lo stesso Majorino, appresa la notizia della competenza dell’assessorato di Simona Bordonali, si è così espresso in un post su Facebook: “Non conosco l’assessore individuato e quindi non mi esprimo sulla persona. Ma l’abbinamento è simbolicamente un bruttissimo inizio. Non farà guadagnare voti ma sono fiero del lavoro che facciamo a Milano sui temi dell’immigrazione nell’ambito delle politiche sociali”.

Ognuno, in base alla propria visione del cosmo e dell’umanità, sceglierà quale è la via migliore. Certo è che considerare l’immigrazione come un qualcosa di intrinsecamente nocivo e da cui difendersi preventivamente lascia poco spazio a un dibattito tanto necessario quanto auspicabile. Identificare l’immigrato solamente come un potenziale criminale e condannarlo spesso a un’esistenza confintata nella penombra della irregolarità squalifica in partenza una comprensione del fenomeno rivolta seriamente al futuro e non solo alla propaganda politica del momento. Perché la crisi morde sempre più forte nel nostro paese, e a commettere crimini per sopravvivere sono sia immigrati che italiani. Anche nella profonda Lombardia, la “locomotiva d’Italia” che sta scoprendo ogni giorno di più la propria vulnerabilità economica e sociale.



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