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Dentro la notte

Creato il 17 febbraio 2013 da Wsf

I giorni vengono distinti fra loro, ma la notte ha un unico nome.
Elias Canetti

notte

Lunga è la notte di Peppino Impastato

Lunga è la notte
e senza tempo.
Il cielo gonfio di pioggia
non consente agli occhi
di vedere le stelle.
Non sarà il gelido vento
a riportare la luce,
nè il canto del gallo,
nè il pianto di un bimbo.
Troppo lunga è la notte,
senza tempo,
infinita.

 


Superba è la notte di Alda Merini

La cosa più superba è la notte
quando cadono gli ultimi spaventi
e l’anima si getta all’avventura.
Lui tace nel tuo grembo
come riassorbito dal sangue
che finalmente si colora di Dio
e tu preghi che taccia per sempre
per non sentirlo come rigoglio fisso
fin dentro le pareti.

Una poesia ad una notte d’estate di Luca Piccolo

Il giallo scuro dei lampioni
dà sapore alla carta
che strofino.
Il balcone ch’odora
di notte, mi riscalda
e distrae con i suoi rumori.
Indifferenti auto, bici,
persone
non odon queste parole
di poesia.

XVIII di Rainer Maria Rilke

Effondermi voglio. Agisci. Per quanto puoi
dilaga. Non hai dato tu forma al volo dei pastori,
ancor più grandosa di quanto nel grembo
di principesse ininterrotto lignaggio e ardire futuro
plasmasse l’effige regale? Se le polene,
nel legno stupitodell’immoto intarsio
accolgono i tratti del regno marino che sovrastano muti:
come potrà, un essere che sente, se lo vuole e a te si discopre,
non somigliarti infine sempre più, altera notte.


Alla notte di P. B. Shelley

I
Avvìati svelto sull’onda d’occidente
spirito della Notte!
fuori dell’antro offuscato d’oriente
dove hai intrecciato tutto un lungo giorno
di solitudine sogni di gioia e paura
che ti rendono terribile e cara –,
sia veloce il tuo volo!

II
Avvolgi la tua forma in un grigio manto
intessuto di stelle;
acceca coi capelli gli occhi al giorno,
bacialo fino a stremarlo,
poi vaga su città, su terra e mare
tutto toccando con la bacchetta oppiata –
vieni, a lungo cercata!

III
Quando mi sono alzato e ho visto l’alba
ho preso a sospirarti;
con la luce più alta, svanita la rugiada,
il meriggio che gravava su fiore e albero,
e il giorno allo stremo che non si decideva
ospite odioso a togliersi di mezzo,
ho preso a sospirarti.

IV
Morte è venuta, tua sorella, gridando:
vuoi forse me?
Tuo figlio Sonno, soave occhivelato
come un’ape meridiana ha sussurrato:
mi anniderò al tuo fianco?
vuoi forse me? E io di rimando,
no, non te!

V
Morte verrà quando sarai morta,
presto, troppo presto –
Sonno verrà quando sarai sparita;
all’una e all’altro non chiederei la grazia
che chiedo a te, amata Notte –
sia veloce il tuo volo che si avanza,
vieni presto, presto!


Notturno Invernale di Antonia Pozzi

Così lieve è il tuo passo, fanciullo,
che quasi non t’odo,
dietro me, sul sentiero.
E così pura è l’ora, così puro
il lume delle grandi stelle
nel cielo viola
che l’anima schiarisce
dentro la notte
come i tetri pini che albeggiano
nel biancore della neve.
Un alto sonno tiene la foresta
ed i monti
e tutta la terra.
Come una grazia cade
dal cielo il silenzio.
Ed io ti sento l’anima battere,
dietro il silenzio,
come un filo vivo di acque
dietro un velo di ghiaccio –
e il cuore mi trema,
come trema il viandante
quando il vento gli porta
attraverso la notte
l’eco d’un altro passo
che segue il suo cammino.
Fanciullo, fanciullo,
sopra il mio cammino,
che va per una landa senza ombre,
sono i tuoi puri occhi
due miracolose corolle
sbocciate a lavarmi lo sguardo.
Fanciullo, noi siamo
in quest’ora divina
due rondini che s’incrociano
nell’infinito cielo,
prima di mettersi in rotta
per plaghe remote.
E domani saremo
soli
col nostro cuore
verso il nostro destino.
Ma ancora, nel profondo, tremerà
il palpito lontano delle ali sorelle
e si convertirà
in nuova ansia di volo.

Notte di Fernanda Ferrareso

E’ perché si fa notte dentro un passaggio mai pago
una zattera dentro il paesaggio chiuso da un magico cerchio
vocabolo dei segni disattesi e vocabolario del presagio
ampio quanto la curvatura minima dell’occhio
che dentro vi salta esponendosi a se stesso.

Notte
nello scavo che altre notti preannuncia
nella debolezza e nella lentezza
navigazione dentro l’ orma
dove qualcosa  resta
la soglia sconosciuta che si estende
celebrando  un abbraccio intatto
un  silenzio incorrotto
dove tutto si scompagina
e in altro  scompaiono
persino i pallidi clamori dell’estasi
poiché ciò che resta  è

lontananza necessaria
un’attesa che ci promulga

La notte di Cesare Pavese

Ma la notte ventosa, la limpida notte
che il ricordo sfiorava soltanto, è remota,
è un ricordo. Perdura una calma stupita
fatta anch’essa di foglie e di nulla. Non resta,
di quel tempo di là dai ricordi, che un vago
ricordare.
Talvolta ritorna nel giorno
nell’immobile luce del giorno d’estate,
quel remoto stupore.
Per la vuota finestra
il bambino guardava la notte sui colli
freschi e neri, e stupiva di trovarli ammassati:
vaga e limpida immobilità. Fra le foglie
che stormivano al buio, apparivano i colli
dove tutte le cose del giorno, le coste
e le piante e le vigne, eran nitide e morte
e la vita era un’altra, di vento, di cielo,
e di foglie e di nulla.
Talvolta ritorna
nell’immobile calma del giorno il ricordo
di quel vivere assorto, nella luce stupita

***

Avanza la notte
nelle urla il silenzio
sono feto d’utero stretto.
M’ incerta la nascita la morte
mi macera il giorno
con muri riversi
nuda e spersa calcino
d’affanno e inganno
per la terra
ancora trema
Mi vacilla, sobbalza d’intorno polvere
mi amalgama ai respiri morti
mi confonde
d’ orrido e sangue
in croce
le lacrime di Dio
attendo.

di Enza Armiento


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