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Dentro la Storia

Creato il 22 dicembre 2010 da Robomana
Dentro la StoriaLa notizia della condanna definitiva per Jafar Panahi e soprattutto l'entità della pena, prima di indignare, lasciano senza parole. Sarà per questo che le reazioni sono arrivate in ritardo e che solo oggi si registrano le solite petizioni via mail e via Facebook, sulla cui utilità purtroppo non c'è troppo da sperare. La cosa che mi colpisce di tutta questa triste storia è l'accorgersi d'improvviso che il mondo che credevamo di esserci lasciati alle spalle in realtà è ancora presente e lotta contro di noi. O, più semplicemente, lotta in casa propria e va dritto per la sua strada. All'Iran non gliene frega una mazza se Panahi è un grande regista e se a questo punto Offiside rimarrà il suo ultimo lungometraggio. E non gliene frega una mazza nemmeno delle petizioni dell'associazione dei cineasti francesi: quella è loro idea di Stato e quella portano avanti senza preoccuparsi di ciò che pensano o fanno all'estero. Non diversamente da quanto succedeva in URSS anche solo una trentina d'anni fa, per quanto ora quel mondo ci sembri fantasioso e in un film come Il concerto la censura artistica venga raffigurata come un ricordo sbiadito. L'aver vinto la Guerra fredda ha portato l'Occidente a credere di essere immune dalla Storia: se l'11 settembre era come un gigantesco promemoria collettivo, eventi come la condanna a sei anni di reclusione per Panahi, più il divieto per altri venti di dirigere, scrivere e produrre film, viaggiare e rilasciare interviste all'estero e nel suo paese, funzionano come piccoli ma inesorabili post-it sulla bacheca dei nostri privilegi che continuiamo a considerare naturali.

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