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Dentro Modì: Modigliani, mio padre di Jeanne Modigliani
Creato il 12 luglio 2012 da Alessandro Manzetti @amanzetti" (...) I compagni si aggrappavano accanitamente alla leggenda, che è anche quella della loro gioventù, e io, per il solo fatto di essere in carne e ossa, rappresento un'indecente intrusione della realtà nel giardino chiuso e immobile dell'immaginario (...) " (Jeanne Modigliani)
Si è detto e scritto tanto su Amedeo Modigliani, ma la realtà dell'uomo e dell'artista è stata deformata dal mito e dalle leggende metropolitane, oltre che dalla carenza di documentazione storica. Per questi motivi, in occasione del 128° anniversario dalla nascita dall'artista (che cade oggi, 12 luglio) come telaio di questo articolo ho scelto il libro "Modigliani, mio padre" di Jeanne Modigliani, che propone una prospettiva autentica sull'artista, avvalorata da una analitica ricerca documentale e da nuovi elementi e testimonianze che ci restituiscono Modigliani così come è stato, oltre i facili e scivolosi miti e leggende.
Il vero obiettivo del lavoro di Jeanne Modigliani (1918-1984) , figlia di Amedeo Modigliani e Jeanne Hèbuterne, è sempre stato quello di scoprire la verità sul padre; i suoi sforzi vengono raccolti nel saggio Modigliani senza leggenda (Vallecchi, 1958), ripreso nel 1984 per il centenario della nascita dall'artista con il nuovo titolo Modigliani racconta Modigliani (Edizioni Graphe Arte). Il saggio Modigliani, mio padre (Ascondita, 2005) al quale è dedicato questo articolo, è completato da ulteriori informazioni e documenti e testimonia la continuità dell'impegno storiografico di Jeanne Modigliani, fino alla sua morte. Considerando che si tratta della figlia dell'artista, nei contenuti del libro ci si potrebbe aspettare un approccio emotivo da parte dell'autrice, nelle vesti di biografa e critica d'arte, ma la realtà è assai diversa. La prima edizione del libro, pubblicata nel 1958, non fu ben accolta dalla critica letteraria ufficiale e accademica che considerò il lavoro e l'analisi estetica di Jeanne Modigliani troppo teorica e letteraria. Probabilmente dobbiamo tenere conto, anche allora, delle aspettative che può suscitare una pubblicazione come questa, legate all'irrinunciabile desiderio (del lettore) di poter dare ulteriori sfogo al proprio amato immaginario, alla leggenda Modigliani.
Questo libro, che si trova a metà strada tra la biografia e il saggio d'arte, non cerca affatto il mito, è composto da un tessuto storiografico molto analitico, arricchito da documenti famigliari e analisi estetiche di grande spessore. In nessuna pagina, fatta qualche piccola eccezione, troviamo la figlia dell'artista, la sua attesa emotività. L'attesa di scoprire nel saggio gli oscuri sentimenti di Jeanne Modigliani è più che giustificata, l'autrice del saggio è rimasta orfana a sedici mesi, dopo la morte di tubercolosi dell'iconico padre e, solo due giorni dopo, con il suicidio della madre, in avanzato stato di gravidanza. Ma l'autrice mosta le ombre del suo cuore in modo diverso, condivide con noi un percorso di ricerca del padre, di quello autentico, cercando di uscire dalle ombre delle tante leggende che hanno nascosto, sia a noi che alla figlia, la vera dimensione dell'uomo e dell'artista Modigliani.
Jeanne Modigliani veste dunque i panni della critica d'arte e della investigatrice di ombre, alle quali vuole fortemente dare nomi, volti, significati. Probabilmente è vero che il saggio ha un forte carattere letterario, ma la presentazione di contenuti e testimonianze inedite sull'artista creano prospettive di intepretazione toltalmente nuove, che ci consentono di avvicinare, davvero, l'opera di Modigliani, cogliendone le ispirazioni più autentiche, le tensioni e obiettivi, gli schemi umani che sono le reali fondamenta di una ricerca artistica molto complessa. In fatto di analisi estetica, condivido solo in parte le interpretazioni di Jeanne Modigliani, che sono semplicemente suggerite, ma che ognuno di noi può farle proprie, partendo dalla documentazione che viene fornita, tra i tanti frammenti e imprecisioni precedenti che hanno impedito una analisi più obiettiva, una reeale comprensione degli scenari e delle dinamiche che avvolgono le opere e le sperimentazioni di Modigliani.
Modigliani, mio padre è una lettura soprendente, per chi cerca di approfondire l'artista, contestualizzarlo definitivamente nei suoi scenari livornesi, veneziani e parigini, in questo assemblaggio di esperienze artistiche che hanno dato vita alle opere più mature, tra il 1917 e il 1920. Nel saggio emerge senza alcun dubbio l'italianità di Modigliani, che viene spesso e volentieri sottovalutata o trascurata, a favore di una improvvisa e alchemica illuminazione parigina, e la grande tensione tra la pittura e la scultura, che Modigliani per tutta la sua vita continuerà a contenere dentro di se, senza riuscire a risolverla definitivamente. Da Jeanne Modigliani mi sarei aspettato una analisi estetica più profonda delle opere scultoree dell'artista, come ci viene proposto per i ritratti e le opere figurative, ma probabilmente, cogliendo appieno l'approccio storiografico dell'autrice, questo piccolo buco appartiene alla carenza di documentazione specifica, più che a scelte personali. Rimango personalmente convinto (lo era Modigliani stesso), che solo la scultura, la pietra, possa rappresentare in toto l'energia artistica di Modigliani, la plasticità che troviamo anche nella pittura, nelle linee e nelle tecniche che separano il soggetto dal suo contesto, nel dinamismo degli sfondi che lasciano emergere una integrale scelta di divisione; è questo secondo me il vero cambiamento, la firma dei quadri di Modigliani.
Jeanne Modigliani, attraverso documenti, diari, lettere, ci lascia ripercorrere l'infanzia, le vicende e incontri dell'artista, fino all'arrivo, nel 1906, nella tridimensionale Parigi, con le sue le rive e scuole di Montparnasse e Montmarte, la Ruche, i suoi amori che saranno specchiati nei suoi dipinti più celebri, da Beatrice Hastings a Jeanne Hèbuterne. Ma non mancano alcuni aneddoti che rendono ancora più affascinante questo viaggio dentro Modì (o Dedo), che consentono, per il lettore meno preparato, di respirare e emergere dalla analisi tecnica e storiografia che la fa da padrona, che necessita di alcune conoscenze di base dell'opera dell'artista, e dell'arte figurativa in generale. Ma, per chi si aspetta una biografia aneddotica, leggera, centrata più sull'uomo e sulle leggende metropolitane, su amori e grandi ubriacate, non troverà quello che cerca in questo saggio. L'intento di Jeanne Modigliani è chiaro fin dall'inizio: restituirci, e restituirsi, la vera dimensione di Modigliani, umana e artistica. L'autrice è molto competente, scrive questo libro non come figlia ma come critico d'arte, l'analisi su Modigliani, che prenderà gran parte della sua vita, segue altri lavori storiografici e estetici su grandi artisti, come Vincent Van Gogh. Questa è una differenza di cui tenere conto. Il vero vantaggio, o la differenza, di essere la figlia di Modigliani, in alcuni casi, è quella di poter disporre di alcuni documenti inediti, provenienti direttamente dalla famiglia Garsin-Modigliani.
Ora vi lascio a alcuni estratti del saggio, che molto meglio delle mie parole possono rappresentare l'essenza e gli obiettivi di questo libro:
Modigliani, mio padre di Jeanne Modigliani estratto dal capitolo "Il povero babbo"
(...) Nel marzo 1939 arrivavo a Parigi. Avevo vent'anni, povenivo da una famiglia di ebrei ispano-italiani, da un ambiente di piccola borghesia intellettuale toscana. Scopersi la città, scorrazzando dalla zona nordafricana della Chapelle ai quartieri equivoci della Bastiglia, a quelli, ormai catalogati e allestiti per turisti, di Montmartre e Montparnasse. Incontrai amici e modelli di Modigliani. Ebbi paura, in quello stato di ricettività morbosa propria agli emigranti durante i primi mesi, di cedere alla vertigine di un'adesione sentimentale e, nella ricerca del "tempo perduto" di un altro sconosciuto, di perdere le ulteriori possibilità di uno studio critico su Modigliani. Invece di prendere appunti, interrogare contemporanei, verificare date, volsi le spalle a quell'ambiente e mi precipitai a capofitto nella vita quotidiana francese (...) "
Modigliani, mio padre di Jeanne Modigliani estratto dal capitolo "Dedo"
(...) Amedeo e Umberto decisero dunque un giorno di "tentare qualcosa di nuovo per divertirsi". La testa di una donna e il teschio dipinti su di un lato dello scaffale dovevano simboleggiare "l'amore in tutta la sua potenza distruttrice", mentre l'uomo, un vegliardo dalla lunga barba bipartita, doveva simboleggiare il maschio " succube, quale è in troppi casi". Le parole sono di Mondolfi. Letteratura giovanile e mediocre pittura. Assurdo cercare, come sembra alcuni ammiratori di Modigliani abbiano tentato, una promessa qualsiasi in questo divertimento di ragazzi. Mi sembra invece di poter sfatare subito, all'inizio, la leggenda di una vocazione artistica subitanea affiorata dagli abissi del subcosciente grazie a un fattore estraneo, contingente e patologico, come il delirio febbrile. In realtà il piccolo Dedo ha cominciato a dipingere prima di essere malato, proprio, dieci anni dopo, ha cominciato la sua carriera di pittore parigino, indipendentemente da quella di pittoresco ubriacone (...)
Modigliani, mio padre di Jeanne Modigliani estratto dal capitolo "Gli amici livornesi"
(...) Di tutti i nomi italiani fatti a proposito di Modigliani, quello di Tino di Camaino s'impose con la massima evidenza. Enzo Carli, colpito dalla qualità sorprendente dell'opera di scultore di Modigliani, dalle affinità che lo riallacciano allo scultore senese, fa osservare come in Firenze stessa egli avesse potuto ammirare il monumento al vescovo Orso e la Carità del Museo Bardini. Ma è a Napoli, visitata prima di Firenze, che "con un buon quarto secolo d'anticipo sugli eruditi" egli ha potuto meglio apprezzare l'originalità di Tino. Conoscendo il costume famigliare, sono sicura che la madre ha fatto visitare coscienziosamente al giovane Amedeo un numero impressionante di chiede. In Santa Chiara, in San Lorenzo, in San Domenico e in Santa Chiara Donna Regina, il giovane Dedo si è trovato di fronte alla soluzione felice e grandiosa di problemi plastici che saranno i propri durante tutta la sua breve attività artistica: l'impostazione obliqua dei volti sui colli cilindrici, la sintesi del manierismo decorativo e della densità scultorea, e, soprattutto, l'utilizzazione della linea, non come sovrapposizione grafica, ma come suggestione volumetrice e come mezo di contenere le mase, accentuandone qualsi la pesantezza. (...)"
Modigliani, mio padre di Jeanne Modigliani estratto dal capitolo "Firenze e Venezia"
"(...) Nel febbraio 1905, Eugenia Garsin scriveva sul suo prezioso diario: "Dedo a Venezia ha finito il ritratto di Olper e parla di farne altri. Non so ancora quel che diventerà ma siccome ho pensato solo alla sua salute, non posso ancora, nonostante la situazione economica, dare importanza al suo futuro lavoro". Leone Olper era il padre di Albertina Olper, amica intima della famiglia Modigliani, che si era trasferita a Venezia nel 1897. Eugenia parla della "sua povera Albertina" come di una creatura triste, solitaria e ipersensibile ai numerosi guai di cui le era stata prodiga la vita. L'ho conosciuta nel 1933 e il suo ovale pallido e allungato avrebbe potuto benissimo ispirare Modigliani. Non ricordava de Modigliani avesse fatto anche il suo ritratto. Mi disse, di questo sono sicura, che Dedo frequentava molto la sua casa, che fra loro era nata una certa amicizia e che non sapeva dove fosse andato a finire quel ritratto del padre, un dipinto a olio, molto somigliante. Le ricerche per rintracciare, con certezza, disegni e quadri di quel periodo sono state finora vane. Sembra comunque probabile che queste opere giovanili siano state perse per incuria dei proprietari e indifferenza degli storiografi e non per essere state distrurre dall'artista, come è stato spesso affermato a cominciare dalla sorella, la quale sostiene che il giovane Amedeo "sempre incontentabile distruggeva ogni tentativo superato da nuovi ideali (...) ".
Modigliani, mio padre di Jeanne Modigliani estratto dal capitolo "Parigi 1906-1908
" (...) I disegni di questo periodo sono una prova evidente per Modigliani che ricorre ancora una volta, l'ultima, alla tradizione accademica per effettuare, poi, la svolta nella ricerca pura. Al suo arrivo Amedeo si era subito iscritto all'Accademia Colarossi. velleità di lavoro tranquillo presto svanita di fronte all'urgente necessità di orientarsi tra le varie correnti parigine. Affitta uno studio a Montmartre, nel celebre maquis della rue Caulaincourt (un lato della via ancora occupato da baracconi), e si rivolge ai muratori che costruiscono i nuovi stabili per procurarsi delle pietre. La polvere della scultura diretta gli irrita gola e polmoni e dovrà continuamente interrompersi, rinunciare provvisoriamente per poi riprendere ancora per breve tempo. Con giacca di velluto alla maremmana, foulard rosso intorno al collo e cappello a larghe falde, Amedeo fa di tanto in tanto un'apparizione in mezzo alla strana fauna della Butte, fra cui gli artisti e i poeti autentici costituivano solo una minoranza. Il suo primo amico è stato il cocchiere-poeta Deleschamps; colui al quale Modigliani resterà sempre fedele è, povero beone, Maurice Utrillo; ne ammira l'innocenza, il talento e le grandiose ubriacature " (...)
Modigliani, mio padre di Jeanne Modigliani estratto dal capitolo "Parigi 1906-1908"
" (...) Il Nudo doloroso e L'amazzone del 1908, esempi l'uno di espressionismo, l'altro di stilizzazione caricaturale, più letterari che pittorici, presentano già quella caratteristica di Modigliani che più sicuramente permette di distinguere le opere autentiche: la vibrazione di fondi, vuoti di contenuto figurativo, ma agitati da correnti convergenti di larghe pennellate di toni diversi. Il ritratto della piccola Jeanne (goivane prostituta curata dagli Alexandre), appoggiata nuda su un letto con le mani in grembo (ritratto chiamato nudo in piedi), fu esposto nel 1908. L'espressione contenuta del piccolo viso imbronciato sul collo cilindrico, la scomposta sodezza delle forme, l'impostazione leggermente asimmetrica della figura verso la sinistra, la semplicissima e sapiente organizzazione del fondo che una curva ascendente divide in due zone, scura in alto, tutta sommossa da stesure diversamente orientate, chara in basso, tenue, tre volte inferiore in altezza, ne fanno un'opera perfettamente equilibrata, di stile compiuto fin nei dettagli: i due seni, l'uno perfettamente rotondo, l'altro conico, e il valore funzionale della firma, linea di sostegno per la superficie più leggera. Tecnica identica a quella sfruttata per i nudi, tele e disegni di dieci anni dopo. Eppure Pfannstiel vede nella produzione di questo periodo una tensione allucinata dovuta alle droghe (...)"
Modigliani, mio padre di Jeanne Modigliani estratto dal capitolo "La scultura"
"(...) La scoperta dell'arte negra (la quale Modigliani perorava entusiasticamente) e l'esempio di Brancusi, Lipchitz, Nadelmann, Metchaninoff hanno certo incoraggiato Modigliani, verso il 1909, a consacrarsi essenzialmente alla scultura; ma non si tratta di una conversione improvvisa. Dopo molti anni di ricerche si potrebbe anche far valere la tesi dell'influenza dell'arte negra, del ricordo di Tino di Camaino, ma anche delle sculture oceaniche e dell'influenza dei segni e dei simboli esoterico.cabalistici della tradizione ebraica. Max Jacob sembra essere stato l'iniziatore, la sua influenza non si limita all'amicizia con Modigliani, ma anche con Picasso e molti altri pittori; nei suoi disegni del 1910-1912 sono presenti molti elementi con referenza precise alla geometrizzazione dei volti, ma soprattutto alla scomposizione dei numeri e alla loro influenza sui tratti somatici in rapporto agli astri (...) "
Modigliani, mio padre di Jeanne Modigliani estratto dal capitolo "Paul Guillaume e Beatrice"
"(...) Beatrice Hastings è entrata nella leggenda come una specie di Lady Brett, eccentrica, autoritaria e seducente. Secondo alcuni ha incoraggiato Modigliani a bere e a intossicarsi; secondo altri, ha, invece, cercato di fernarlo, e di farlo lavorare. Poco importa che, bella, raffinata e ricca, si divertisse a sfoggiare inverosimili cappelli all'inglese e, dice Foujita, a infilarsi al braccio cestini con dentro anatre vive schiamazzanti. Donna colta, poetessa e giornalista, è stata per Modigliani la sua compagna, e non soltanto un'amante e una modella. Dal allora la produzione di Modigliani diventa sempre più intensa, sicura e serena. Ricordiamo due raffinatissimi ritratti, Beatrice con berretto di pelo e Beatrice col vestito a quadretti nei quali il richiamo cubista (in uno c'è perfino un pezzetto di giornale incollato), l'acutezza del disegno del volto, la sapiente intersezione dei piani, si subordinano, come temi musicali secondari, alla modulazione delicata e vibrante del colore, la quale è generatrice di volumi densi e precisamente articolati dalla curva delle palpebre, del naso e della bocca.
Modigliani, mio padre di Jeanne Modigliani estratto dal capitolo "Jeanne Hebuterne"
" (...) Nel luglio 1917 Jeanne e Amedeo affittano uno studio in rue de la Grande Chaumière. Lopold Zborowski spera ora che Modigliani, sentimentalmente appagato, possa trovare l'energia per riassestare un po' la propria disordinata esistenza, Per incoraggiarlo, organizza nell'ottobre del 1917 una esposizione da Berthe Weill. Il giorno dell'inaugurazione la polizia fa ritirare i cinque nudi esposti, per "offesa al pudore". Nessu quadro fu venduto. Frattanto Modigliani continuava a lavorare con un ritmo di produzione intenso. Nina Hammeto ricorda di averlo visto offrire i suoi disegni così limpidi e sereni con la consueta e irritante spavalderia: "Sono Modigliani, ebreo, cinque franchi". Forse ancora un riflesso della vecchia leggenda?. La pittrice Chantal Quelleville posava spesso per lui alla Closerie. Quasi tutti i disegni che la raffiguravno furono comprati da alcuni svedesi. Il Contrasto fra il suo stile di vita, con ubriacature teatrali ("si direbbe che Modigliani non possa prendere una sbornia che al crocicchio Montparnasse" osservò un giorno maliziosamente Picasso), e il sui stile di artista diventa sempre più grande- La salute di Modigliani peggiora e quando nel marzo 1918 Jeanne Hèbuterne confessa alla famiglia di essere incinta, gli Hèbuterne e gli Zborowski decidono di far trascorrere alla coppia l'inverno nel mezzogiorno (...)"
Insomma, Modigliani mio padre di Jeanne Modigliani è un grande saggio-biografia che consiglio vivamente per gli appassionati delle opere di Modigliani, dell'arte, del bello, un libro che ci restituisce una dimensione autentica di uno dei più grandi artisti italiani. Un modo speciale, per chi lo desidera, per entrare Dentro Modì. Si scoprirà un misterioso e affascinante universo parallelo di forme e colori che raccontano il centro di storie e persone.
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