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Depardieu fugge in Belgio per evitare le tasse di Hollande

Creato il 17 dicembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

Gérard Depardieu se ne va in Belgio pur di non pagare la tassa del 75% voluta dal presidente Hollande sui redditi più alti in assoluto. Si noti che non è il 75% dell’imponibile bensì solo dell’importo che supera il milione di euro di reddito annuo. Se per ipotesi Depardieu guadagna due milioni di euro l’anno paga il 75% solo su un milione di euro. Gli resta un milione e 250mila euro. È poco? Per lui sì. Entra in conflitto col governo, minaccia di rinunciare alla cittadinanza francese e vuole tenersi più soldi che può. Toccherà a chi è meno fortunato di lui nella vita pagare il prezzo della crisi. Solidarietà zero, come nel caso dell’uomo più ricco di Francia, che ha già preso la via del Belgio, pur dichiarando di restare cittadino francese.
Riporto qui sotto un articolo di Le Monde che valuta la situazione dal punto di vista della progressività della tassazione e tutto sommato è tenero con Depardieu.
E se gli ingaggi degli attori calassero un po’? E se la diseguaglianza economica fra i redditi maggiori e quelli minori avesse creato una generazioni di mostri fiscali?

Anche l’attore Gérard Depardieu si è trasferito in Belgio per sfuggire alla tassa del 75 per cento imposta da Hollande sui redditi più alti. Il governo rischia di dover pagare il conto delle polemiche.

Due secoli fa gli aristocratici francesi sceglievano l’esilio per sfuggire ai sanculotti e alla ghigliottina. Altri tempi, altri costumi: oggi i (molto) ricchi scelgono l’esilio fiscale per sfuggire a tasse considerate eccessive.

Gérard Depardieu fa parte di questo gruppo. E come spesso accade con questo monumento del cinema francese, il caso ha preso delle proporzioni tanto enormi quanto assurde. La sua scelta di trasferire il suo domicilio in Belgio non lascia dubbi: vuole beneficiare del più mite sistema fiscale belga. E questo è stato detto senza timore di scatenare uno psicodramma nazionale, all’altezza della sua celebrità.

“Decisamente meschino”, ha commentato il primo ministro Jean-Marc Ayrault. “Ma chi è lei per giudicarmi così?” ha replicato Depardieu in toni teatrali, minacciando di restituire il passaporto e di abbandonare la nazionalità francese. Scatenando una nuova serie di reazioni indignate, il ministro del lavoro ha esplicitamente parlato di “una forma di decadimento personale” e il ministro della cultura ha chiesto all’attore – con più umorismo – di “tornare al cinema muto”.

Un deputato socialista è arrivato al punto di suggerire che chi si trasferisce all’estero per motivi fiscali sia privato della nazionalità. Qualcuno potrà vedere in questo caso una farsa burlesca. Altri, una fredda risposta dei più ricchi alle misure di rigore del fisco francese e la dimostrazione che ormai la gestione del proprio patrimonio è per loro molto più preoccupante dell’interesse nazionale. Ma sarebbe bene che tutti riflettessero sulle cause di questo psicodramma.

Le motivazioni risalgono alla campagna presidenziale. Volendo dare un’impronta forte al suo programma e fare delle concessioni alla sua sinistra, François Hollande aveva proposto a sorpresa di tassare al 75 per cento i redditi oltre un milione di euro. Troppo alto per la destra – una posizione discutibile, visto che tassi simili sono esistiti negli anni settanta – questo tasso era giustificato da un dovere di solidarietà per risanare i disastrati conti pubblici. Ma a quanto pare l’argomento non ha convinti i diretti interessati. E in effetti i motivi non mancano.

Da un lato una tassazione del 75 per cento sembra punitiva. Se Hollande avesse voluto rispettare lo spirito della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, secondo la quale i cittadini devono contribuire all’imposta “in base alle loro facoltà”, avrebbe imposto due, tre o addirittura quattro scaglioni supplementari per arrivare se necessario a una percentuale del 75 per cento. Inoltre ci si rende conto che la fiscalità in un solo paese è decisamente inefficace nell’epoca della globalizzazione e della libera circolazione dei cittadini in Europa.

Così Hollande rischia di pagare i costi politici della sua decisione elettorale di primavera. E di rimanere invischiato in questa polemica, com’era successo a Nicolas Sarkozy con il suo scudo fiscale. L’aumento delle imposte è necessario, i più ricchi devono contribuire più degli altri. Ma la brutalità simbolica del 75 per cento finisce per cancellare del tutto questo messaggio.

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