Deposizioni

“..Iniziava così..Trepido ardore, ti piaceva sentire la pesantezza del mio corpo contro il tuo, la voglia di gemere fino allo spasmo; ero proprio la tua ninfomane preferita. Mi guardavi, mi accarezzavi il viso, mi baciavi le labbra, poi il seno,poi il corpo e..infine ti spingevi giù. Mi baciavi e mordevi le cosce fino a fermarti nel mezzo.

-Voglio sentirti gridare- ti piaceva incitarmi così e io urlavo di piacere per te. Fosse stato per me non avrei mai smesso di fare sesso. Ormai eri nelle mie mani. Il mio giocattolo erotico preferito. Ignoravi il fatto che fossi sposata, ti divertiva questo gioco con una donna più grande..Ed io ero sempre pronta ad assaggiarti.

Ma anche le belle favole hanno vita breve….”

Con affetto, Penelope.

ULTIMA DEPOSIZIONE 24/10/11

ORE 18:30, 13/10/11

Solita giornata buia, il freddo ormai era diventata una malsana abitudine di queste giornate di Ottobre, ti entra nelle vene quasi fosse sangue che intrepido vuole arrivare al cuore.

Mio marito era fuori per lavoro e io mi accingevo a rientrare a casa stanca dalla giornata lavorativa.

Accesi la luce del salone e il mio cane mi corse incontro quasi avesse visto una bistecca camminare su due piedi, e mi fece le feste, tipica abitudine degli animali, felice di avermi di nuovo con lui in casa. Adoro i cani, riescono a fare compagnia e a rendere qualsiasi posto confortevole più di qualunque altra persona sulla faccia della terra.

Premetti il tasto di accensione della Tv e mi accomodai sul divano assaggiando qualche grissino e sorseggiando un bicchiere di vino rosso. Avete mai assaporato fino in fondo il vino? No, a vedere delle facce direi proprio di no, perché se l’aveste fatto adesso non sareste qui a prendere nota di quello che dico, ma sareste insieme a vostra moglie o alla vostra ragazza o insieme alla vostra amante a fare del sesso.

Squillò il telefono e Jimmy il cane balzò in piedi per lo spavento, risposi e una voce calda, inconfondibile ai miei sensi disse:”Credo che la lontananza da tuo marito ti stia logorando, perciò mi chiedevo quando sarebbe stato possibile raggiungerti e magari consolarti un po’.” Voi mi conoscete, sapete che non sono brava a mentire o a far restare male la gente, quindi la mia risposta fu:”Subito”. Nel frattempo andai in bagno a fare una bella doccia, spalmai la crema su tutto il corpo profumando di frutto della passione e andai a vestirmi; indossai il mio perizoma di pizzo preferito, misi un corpetto nero e le autoreggenti velate, poi una vestaglia di seta.

Non aspettai molto, nel giro di dieci minuti suonò il campanello, andai ad aprire accertandomi dallo spioncino che fosse lui, e così fu; un sorriso sgargiante che irradiava lucentezza ovunque era proprio dietro la mia porta. Aprì.

Potrei dire per certo che guardandomi rimase basito. Notavo i suoi occhi percorrere le mie curve, quasi stesse sognando ad occhi aperti;come feci per parlare mi tirò a sé e mi baciò infilando la sua lingua nella mia bocca. I corpi si sfregavano quasi facendo scintille, sentivo le sue mani sul mio seno, dietro la nuca, mi prese in braccio e mi portò in camera da letto.

Mi lasciò scivolare sulle lenzuola di raso nero e ci spogliammo.

Sentì la sua mano agitarsi in mezzo alle mie gambe ad un ritmo incessante e la mia vista si affievolì pervasa dal piacere. Poi la posizione cambiò e non era più la mano ad essere tra le mia gambe. Sembravamo incastrati come le costruzioni dei bambini piccoli, ma ormai avevo io le redini del gioco. Qualcosa andò storto. Mi chiamò “Troia” mentre gemeva, ma non capì bene che il mio entusiasmo era scomparso. Nessuno mi chiama Troia!

Incazzata lo legai al letto e mi spostai in cucina incitandolo ad aspettarmi e povero ingenuo sorrise. Tornai pochi secondi dopo con in mano una bottiglia di vino rosso scarlatto, proprio come piace a me, e con la rabbia che cresceva stappai la bottiglia e ne versai il contenuto sul suo basso ventre, posai la bottiglia per terra e guardandolo fisso negli occhi salì sopra di lui e ricordo perfettamente quello che gli dissi:”Hai mai assaporato fino in fondo il vino?”.

Leccai il vino, e poi salì di nuovo sopra di lui muovendomi freneticamente, presi la sua testa fra le mani e con violenza girai il suo collo sentendo un flebile scricchiolio . I suoi occhi si spalancarono, e con il timore nei suoi occhi vissi il più bell’orgasmo di tutta la mia vita; poi scrissi la lettera che avete trovato, la posai sul cuscino ed andai a fumare la mia sigaretta.

Sapete com’è mi sentivo ferita, nessuno mi chiama così. Adesso che ho concluso, potrei avere del vino?