Cosa succede quando il ruolo genitoriale viene meno a causa di una patologia mentale importante come la depressione? Essa, sicuramente, ha effetti e conseguenze differenti sullo sviluppo di personalità del bambino a seconda che a soffrirne sia la madre oppure il padre. Diversi autori, quali Bowlby, Klein, Winnicott, Abraham, hanno affrontato il ruolo genitoriale nello sviluppo del bambino.
La madre in attesa e nelle prime fasi del post partum, da una parte considera il bambino un individuo separato, dall’altra vive parallelamente in simbiosi con lui. Tutto ciò crea un particolare stato psichico, definito “preoccupazione materna primaria” da Winnicott o “reverie materna” da Bion, intese come fantasie e identificazioni proiettive, che fa riferimento ad un meccanismo di difesa in cui parti della madre vengono introdotte nel figlio al fine di possederlo e controllarlo, della madre nei confronti del figlio. Questo è fondamentale per il futuro sviluppo di personalità del bambino.
Dopo la nascita del figlio, la madre si confronta anche con la sua capacità di accudimento, secondo il modello della teoria dell’attaccamento di Bowlby, per cui la funzione primaria della relazione madre – bambino è quella della protezione che assicura la sopravvivenza, l’adattamento e la crescita del piccolo.
All’interno della relazione, il neonato elabora un comportamento di attaccamento, che ha lo scopo di stabilire una relazione emotiva con il genitore. Seguendo le linee della teoria dell’attaccamento si hanno due “tipi di accudimento”: sicuro e insicuro. Una relazione di attaccamento sicuro è un fattore protettivo dello sviluppo infantile, mentre un attaccamento insicuro predispone alla maturazione di una personalità disorganizzata.
Da tutto ciò consegue che la madre non responsiva e non disponibile a livello emozionale sottopone il bambino al rischio di disorganizzazione comportamentale e condotte di evitamento, che lo espongono a gravi disturbi comportamentali e ad una minore condivisione degli affetti. Il bambino può soffrire, da una relazione carente, disorganizzata o distaccata con la madre, di disturbo oppositivo-provocatorio, disturbo della condotta, disturbo antisociale o borderline di personalità, oltre che andare incontro anche a forme di psicosi in cui l’anaffettività è il sintomo predominante.
E se, invece, è il padre ad essere depresso? Anche la depressione paterna può avere effetti importanti sullo sviluppo del bambino. Egli è sempre stato studiato come “terzo” all’interno della relazione madre-bambino, soprattutto a partire dagli studi dell’Infant Research. Oggi, però, si sta rivalutando la sua “funzione”, più che il suo “ruolo”, nello sviluppo di personalità del proprio figlio. Egli sostiene la relazione madre-bambino grazie al suo modo di essere presente nella famiglia; con questa funzione regola, appunto, la distanza nel rapporto madre-figlio, anche se, come già sostenevano Freud e Bowlby, questa sua funzione inizia ad esplicarsi solo a partire dai 3-4 anni del bambino. Ma, mentre nel caso della depressione materna, il figlio viene colpito soprattutto nella componente emotivo-affettivo, in quella paterna ciò che viene ad essere deficitaria è soprattutto la capacità di socializzazione e relazione del bambino stesso.
Le conseguenze in questo caso riguardano proprio disturbi della socializzazione, ADHD, chiusura nei confronti delle relazioni sociali fino a sfociare in vere e proprie fobie o forme di depressione, allo stesso modo di quella genitoriale.
Maria Esposito
Bibliografia
Bowlby J. (1979), Costruzione e rottura dei legami affettivi, Cortina, Milano, 1982.
Bowlby J. (1988), Una base sicura, Raffaello Cortina, Milano, 1989.
Mauri M. – Banti S., La depressione del post-partum, Giornale Italiano di Psicopatologia, Vol. 9, 2003.
Winnicott D. W. (1984), Il bambino deprivato, Cortina, Milano, 1986.