Dera’a è la città simbolo e martire della primavera siriana. Elicotteri riempiono il cielo e volano radente sulle case. Sono arrivati a dar man forte ai carri armati che sono entrati in città aprendo il fuoco contro chiunque si muova .
In terra oltre ai carri armati ci sono le truppe mandata dal presidente Assad , per prendere il controllo della città che non vuol cedere alla repressione feroce di un regime ormai giunto al suo atto finale.
Impossibile avere un bilancio del bagno di sangue. La città è stata isolata dalle forze speciali guidate dal fratello minore del presidente Maher . Non c’è elettricità e le linee telefoniche sono state tagliate. Con mezzi di fortuna escono le cifre drammatiche della battaglia attraverso i racconti dei residenti a parenti e amici che abitano altrove.
Le strade della città sono costellate di cadaveri abbandonati nelle strade , una stima per difetto parla di oltre 25 morti , decine e decine di feriti , senza contare gli arresti. Ma Dera’a non vuole cedere. Ma è una lotta impari. Alcuni manifestanti marciano verso la vecchia moschea di Al Omari , che in questi giorni di rivolta , è stata moschea , infermeria , ospedale improvvisato , punto di incontro che si oppone al regime. Tre sono le cose che si chiedono al governo : la libertà, democrazia, riforme. I soldati in città sono quasi tremila.
Gli Usa , dopo gli ultimi attacchi, parla di sanzioni verso Damasco. Il regime di Assad si nasconde attraverso bugie verso la tv di Stato: l’esercito è intervenuto per bloccare sul nascere la proclamazione di un emirato islamico comandato da un emiro salafita. Damasco se la prende anche con la Giordania, perché ospita rifugiati politici siriani. Per questo sono stati chiusi tutti i valichi di frontiera. Confini quindi sigillati, anche perché c’è la paura che fratelli giordani possano venire in aiuto dei fratelli siriani.
Inoltre espulsi tutti i giornalisti stranieri e bloccati tutti quelli che cercavano di entrare. Tv arabe – Al Jazeera e al Arabiya – trasmettono scena di guerriglia girate con telefonini. Si vedono , in questi filmati, cecchini dell’esercito sparare sulla gente inerme. Morti nelle strade. Nessuno cerca di raccogliere feriti, i cecchini usano le ambulanze come tiri al bersaglio.
Le morti si registrano anche a città come Duma e Muadamiyeh, vicino a Damasco, dopo l’intervento delle forze di sicurezza. Squadracce di shabbiha ( lealisti fedeli ad Assad ) hanno fatto irruzione nel centro di Banyas, e hanno ucciso 15 persone. Secondo Rahmane, presidente dell’osservatorio per i diritti umani in Siria, Assad ha scelto la via militare e accantonato il dialogo, per fermare una rivolta che va avanti da 6 settimane.
Il martirio di Dera’a è lo schema Assad che si ripete. Nel 1982 Hafez Assad bombardò per 6 settimane Hama. Allora l’opposizione era composta da gruppi islamici e nazionalisti pan-arabi. La città , che aveva 300 mila abitanti, fu rasa al suolo. Il bilancio finale non fu mai possibile verificarlo.