Il ruolo primario delle banche – attore principale del mondo moderno – quello delle origini, cioè raccogliere denaro, il risparmio dei cittadini, per ridistribuirlo a chi investe e alle famiglie, sembra del tutto accantonato, oggi sono altri i sistemi e le discriminanti adottate, quelle di favorire ricchi e ricchissimi.
Nel ’93 le banche in Italia (gli Usa sono stati da esempio anche su questo) diventano vere e proprie imprese che però mantengono uno status privilegiato, dove nella più disgraziata delle ipotesi sanno di poter contare su un salvagente che lo Stato lancerebbe (è già successo) in caso di bisogno.
Opportunità di cui però altre imprese, nemmeno quelle manifatturiere, talune delle quali permettono all’Italia di essere un’eccellenza nel mondo, possono giovarsi.
Si è tristemente diffusa la convinzione da parte d’imprenditori-banchieri che sia il denaro in sé a generare il profitto, abbandonando quell’idea-metodo che dovrebbe essere il lavoro il motore del profitto, e si è arrivati ad estremismi definiti elegantemente “finanza creativa”.
Guardando ad esempio alla capitolazione di quello che era considerato un colosso bancario mondiale come Lehman Brothers, capiamo molte cose, e ci rendiamo tristemente conto della fragilità di questo sistema, che senza preavviso può infrangersi lasciando pericolosamente i frammenti sul campo.
La situazione economico-finanziaria dell’Occidente di oggi – dagli USA all’Europa – forse affonda le sue radici anche in quella vittoria sul Comunismo che qualche effetto collaterale sembra averlo provocato, l’aver lasciato alla deregulation il campo libero per fare i disastri che oggi tutti i Governi fanno fatica a tamponare, e goffamente qualcuno disconosce adottando politiche diametralmente opposte.
Neanche Paesi tanto evoluti-avanzati come la Germania riescono a trovare le risposte o i sistemi per venirne fuori con eleganza.
Come uscirne?
Questa domanda ci accompagnerà per un bel po’…
nanni