Si tralascino quei casi in cui gli alberi sono malati o quando sono pericolanti, in seguito ad un nubifragio; trascuriamo anche lo sfruttamento economico che porta a tagliare interi boschi e foreste e l’urbanizzazione del territorio. In molte occasioni la frenesia della scure si abbatte su piante rigogliose e bellissime in modo del tutto immotivato.
Eppure chi non ama “il verde”, come viene definito con generica metonimia? Si organizzano vacanze in luoghi ameni, immersi nella vegetazione. Non appena ci è possibile, ci rechiamo in montagna per un contatto distensivo con la natura. Tuttavia ritengo che, se villeggianti ed escursionisti potessero godere la frescura di una vegetazione di plastica, per loro sarebbe addirittura meglio.
Questa smania distruttiva alla fine si spiega solo pensando ad un odio incoercibile contro la vita e la bellezza. E’ un impulso furioso che denota la profonda, immedicabile tara di un’umanità mutilata, incapace di concepire idee pure e di provare vere emozioni.
Gli alberi, con le radici piantate nella terra e la chioma protesa verso il cielo, avrebbero molto da insegnarci, ma ne diverremo consci solo quando la terra sarà stata ridotta ad un deserto digitale.
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