Tornano i nostri viaggi nel mondo del cinema e parliamo di “Deserto Rosso” di Michelangelo Antonioni, uno dei registi più celebrati del cinema italiano e internazionale.
Giuliana(Monica Vitti) sposata con un ingegnere industriale, Ugo(Carlo Chionetti), in seguito a un incidente è sotto shock e in preda a una profonda crisi esistenziale. Che, in realtà, forse aveva anche prima, dovuta all’ambiente in cui vive, quello di una cittadina industriale che opprime l’animo di Giuliana e la distanzia dagli affetti umani. Neppure l’amore del piccolo Valerio(Valerio Bartoleschi), figlio di Giuliana, la aiuta e solo Corrado(Richard Harris), ingegnere e amico del marito, sembra riuscire a capire la condizione della donna, e con l’uomo presto Giuliana instaura una relazione ma Corrado, dopo poco tempo, partirà lasciandola in preda ai suoi dubbi e alle sue paure.
“Deserto Rosso”, premiato al XXV Festival di Venezia 1964 con il Leone d’Oro con grande riconoscimento è il quarto film di Michelangelo Antonioni con Monica Vitti protagonista. Dopo “L’avventura”, “La notte”, “L’eclisse”, stavolta la Vitti interpreta Giuliana, donna nevrotica e difficile, oppressa dal contesto generale in cui vive, e con la vita sociale molto complessa. Girato in gran parte a Ravenna dall’ottobre 1963 al marzo 1964. Antonioni riprende i concetti espressi nei film precedenti e li elabora ancora di più col personaggio di Giuliana:
l’alienazione dalla realtà che circonda la protagonista, fatta di oggetti e non di persone, e dunque senza sentimento; l’incomunicabilità di Giuliana verso le altre persone, dal marito, agli amici con cui si trova a disagio, al figlio; il disagio esistenziale di Giuliana, che vive in un posto dove l’industria e il progresso tecnologico sembrano annullare la presenza degli altri e dei rapporti interpersonali e aumenta la crisi della donna che si sente sempre più sola, e, anche dopo la relazione con Corrado, non riesce poi a reagire.
Scritto con Tonino Guerra, Antonioni dunque estremizza il rapporto tra sviluppo tecnologico e vita sociale che vanno in contrasto e nell’Italia dei primi anni ’60 lo spostamento in città, uno stile di vivere moderno e più veloce annulla i rapporti tra persone. Attraverso il personaggio di Giuliana, una magistrale Monica Vitti rende in modo splendido l’idea. Ma fondamentale è la fotografia di Carlo Di Palma, Nastro d’Argento 1965, perché nel suo primo film a colore Michelangelo Antonioni usa il Technicolor per risaltare gli oggetti, le cose inanimate e il paesaggio industriale che circonda proprio Giuliana, e opprimono la forza di vivere e la volontà di reazione della donna. Giuliana sogna forse di andare in un luogo completamente diverso, ma da sola non riesce, non ce la può fare, ma nessuno la aiuta ed ecco che la strada intrapresa dalla donna è sempre più difficile, complicata. Accolto in maniera strepitosa dalla critica e dal pubblico, “Deserto Rosso” è uno dei capolavori di Antonioni, e uno di quelli che gli varrà l’Oscar alla Carriera 1995, riconoscimento dovuto a un grande autore del nostro periodo.