Aprii la porta: era lei, Keiko, in Jeans blu scuro a sigaretta, giacca di pelle e un paio di sneakers. I Capelli erano raccolti in uno chignon ben curato, e un segno nero risaltava la brillantezza dei suoi occhi.
"Buona sera!" esclamò lei, col sorriso. Era bellissima, bellissima!
"Salve....prego, accomodati." dissi e feci entrare l'ospite. Lei si guardò intorno e nel frattempo si tolse la giacca.
"Ma...è quì la tua festa? O ti dovevi preparare per uscire e vai da qualche parte?" chiese lei voltandosi verso di me. In quel momento mi si riaprì leggermente la ferita che la solitudine mi aveva lasciata.
"No...non c'è nessuna festa...ma c'è una torta di là! In frigo!" dissi e mi fiondai nella cucina. Mi stavano per fuoriuscire i lacrimoni ma riuscii a trattenermi, dopo aver ficcato la testa nel frigorifero e aver tirato fuori la splendida torta panna e fragole.
La appoggiai sul tavolo, e Keiko rimase sbalordita.
"Accidenti! Sembra buona!" esclamò lei.
"Però è tanta...per due poi..." dissi io.
"Sì...in effetti....intanto ne mangio però una fetta!" disse Keiko.
"Certo serviti pure!"
"Oh no! devi tagliare tu, sei la festeggiata..." disse lei. A quel punto presi un coltello e puntai sulla parte da tagliare.
"Va bene così?" chiesi. Keiko si mise a guardare la fetta e poi afferrò la mia mano con delicatezza per spostarla sulla zona che desiderava tagliare.
"Così!" disse e spinse verso il basso. La sua presa e il suo calore....tutto l'insieme era così delicato ma allo stesso tempo deciso, ed ero rapita da quella sensazione. Che stupida! Si trattava solo di tagliare una torta!
"Ecco a te!" dissi e servii su un piattino di plastica la fetta.
"Ti ringrazio." disse lei col sorriso. Me ne tagliai una fetta anche io e ci dirigemmo in sala.
"Siediti pure lì, su quella poltrona! Mi dispiace che non ho un divano...." dissi.
"Non ti preoccupare, va benissimo così!" disse poi assaggiò un pezzo della torta. Pareva in estasi, come se stesse per avere un orgasmo.
"E' buonissima...." disse lei sorridendo. Notai che aveva un po' di panna montata sul lato destro della bocca.
"Ehm...hai un po' di panna..." dissi io, prendendo un tovagliolo.
"Oh! Ti ringrazio!" disse lei. Mi misi a togliere la parte di panna, e nel frattempo colsi l'occasione per ammirare il suo viso da vicino. Come era bella Keiko quella sera!
"Allora festeggi da sola? Come mai?" chiese. Ancora la ferita non voleva rimarginarsi. In realtà non me ne facevo una ragione, nonostante mi fossi rassegnata all'idea di rimanere sola.
"Semplice....non ho nessuno."
"Come nessuno!? I tuoi genitori? Ti avranno fatto gli auguri..."
"No...nessuno... solo tu. Infatti non capisco come tu sia quì, nonostante io sia conciata in questo modo e con un enorme torta da divorare da sola..." dissi. Lei mi osservò perplessa. Poi sorrise e appoggiò la torta.
"Nanako... non sei sola. Con tutte le qualità che hai, come puoi dire di esserlo? Forse ci sono scelte che compi e ti portano ad allontanarti dalle persone ma...non sei sola..."
"Sì, che lo sono! Lo sono sempre stata, solo che me ne rendo conto ora che ho 25 anni e non ho nessuno che mi voglia per quella che sono...a parte..." dissi, ma poi mi fermai. Pensavo allo sconosciuto che mi appiccicava sempre di nascosto i post-it. Ma alla fine poteva essere solo un pazzo. Io non volevo un pazzo. Volevo una persona che mi dimostrasse quanto valessi per lei, quanto fosse importante la mia esistenza, per così esser certa di esistere.
"Nanako..." disse lei, guardandomi negli occhi. In quel momento mi parve di vedere uno specchio, su cui riflettevano i miei occhi lucidi e colmi di lacrime.
"Sc-scusami..." dissi io e scoppiai in lacrime, facendo cadere il piatto con la meravigliosa torta panna e fragole. Piangevo. Le lacrime cadevano veloci e caldi, mentre due braccia mi avvolgevano in un delicato abbraccio.
"Perchè scusarsi? Hai solo paura...paura che i tuoi 25 anni finiscano come la torta che è appena caduta..." disse. Continuavo a piangere, piansi così forte, come una bambina. In quel momento sentii quanto mi mancava mia madre, quanto mi mancava una cosa: una persona da amare. Forse era quello di cui avevo più bisogno, ciò che mi avrebbe fatta rinascere. Ma non era in un uomo....era in una donna. Quel sogno che feci, e da cui avevo tratto il libro, era solo la conferma dei miei desideri.
"Nanako...io sono sola da molti più anni di te, sai?" disse lei. A quel punto interruppi di colpo i miei singhiozzi.
"T-tu? Come?! Perchè?!" chiesi. Lei continuava a fissarmi col suo sguardo nero e lucido. Potevo leggere dentro il pozzo dei suoi pensieri, nelle profondità del suo cuore.
"Avevo 20 anni....avevo amici, mi sposai...ma .." disse, accarezzandomi il viso. Mi asciugò col palmo della sua mano. Mi salì uno strano desiderio, mi sembrava di rivivere quel sogno.
"..in seguito divorziai, e gli amici mi abbandonarono. Sai perchè?" chiese.
"No..."
"Perchè non avevano i miei stessi sogni. Presi una strada che era totalmente dedicata a me stessa, all'attività fisica, alla libertà. Così mi sono realizzata. Anche se è da un po' di tempo che penso...che non mi dispiacerebbe riavere accanto a me qualcuno. In ogni modo, io inseguo sempre un sogno, anche col rischio di vagare da sola. Ma almeno sò che è la mia felicità." disse lei continuando ad accarezzarmi il volto. Eravamo vicine...troppo vicine.
"E....chi vorresti accanto?" chiesi tremando. I brividi di pianto si facevano sentire.
"Sono sincera, è da qualche settimana che vedo questa persona così....intraprendente....che studia, che fa attività fisica, che scrive....che piange da sola in bagno..." disse lei sorridendo. Proprio l'ultima parte mi fece capire di chi stesse parlando.
"No...non può essere..."Dissi. E dopo qualche istante di eterno silenzio....un bacio ci congiunse. Era come nel sogno, stavo rivivendo ciò che avevo desiderato nel mio inconscio. E non avrei mai detto che potesse esser così bello. Lei mi piaceva, anche se da poco ma....era bellissima, come lo era la donna del sogno. Poco tempo, pochi incontri... ma era lei, la donna del sogno. Era come un colpo di fulmine, tanto sognato e mai avuto. In fondo era il mio compleanno: avevo espresso un desiderio nascosto.