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“destinazione italia”: wall street e paesi del golfo

Creato il 21 settembre 2013 da Eurasia @eurasiarivista
Italia :::: Aldo Braccio :::: 21 settembre, 2013 :::: Email This Post   Print This Post “DESTINAZIONE ITALIA”: WALL STREET E PAESI DEL GOLFO

Il nuovo piano economico e finanziario italiano preannunciato ieri dal Presidente del Consiglio conferma l’opzione occidentale e la rinuncia alla sovranità nel segno della “globalizzazione”

Il primo giro promozionale (“il road show nelle principali piazze finanziarie ed economiche”) sarà, come facilmente prevedibile, “New York, dove incontreremo gli operatori finanziari di Wall Street”; il secondo, previsto nella prima decade di ottobre, “nei Paesi del Golfo”; il Presidente del Consiglio  ha delineato il percorso preferenziale di “Destinazione Italia”, il piano destinato ad attrarre investimenti esteri  (“l’Italia ha un drammatico bisogno di investimenti esteri”), o, più esattamente, a procedere alla liquidazione di beni e risorse pubbliche.

“L’Italia non ha paura della globalizzazione, anzi, vogliamo stare in questo sistema” ha precisato Letta, annunciando “un percorso di privatizzazioni” riguardante “cose che è giusto privatizzare” (quali esse siano si può forse immaginare ma ancora non conoscere con certezza:  nemmeno il Parlamento al momento lo sa).

Le decisioni italiane sono sempre meno italiane e soprattutto sono sempre meno conformi agli interessi reali dell’Italia: il sottosegretario all’Economia Baretta ha sottolineato che “le misure di cessione e di privatizzazione di beni pubblici” sono finalizzate a “ridurre il debito”, che Bankitalia ha certificato essere cresciuto di 84,2 miliardi dall’inizio del 2013. Il meccanismo di autoriproduzione del debito – originato dalla rinuncia alla sovranità monetaria da parte dello Stato, con conseguente circolazione di moneta a debito gestita e spacciata dalla finanza privata – determina non soltanto lo spropositato peso fiscale che tramortisce imprese e famiglie italiane ma anche la progressiva cessione e privatizzazione di beni pubblici e i tagli ai servizi sociali, entrambi giustificati con l’asserita esigenza di  frenare l’indebitamento. Mentre le aziende italiane frontaliere cercano rifugio in Svizzera (cfr. http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/13_settembre_18/chiasso-aziende-italiane-chiedono-trasferimento-ticino-svizzera-sindaco-2223177703090.shtml), il governo italiano mira a rafforzare la dipendenza nazionale dalle centrali finanziarie occidentali, “Paesi del Golfo” inclusi.

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