Per tanti anni si era pensato di fare un viaggio in Rwanda per una lettura di prima mano del Paese dalle “mille colline” negli anni immediati del dopo-genocidio .
Oppure di recarsi in Tanzania per conoscere la bella favola dell’ujamaa di Julius Nyerere e i luoghi in cui essa si era realizzata.
Ma qualcosa all’improvviso fa cambiare idea e direzione di marcia.
In uno dei tanti rientri in Italia di Fabio , medico da molti anni ormai in Mozambico e, a suo tempo, anche compagno di liceo di Elisa, donna in carriera, giornalista con ambizione da scrittrice, sposa felice (come si può esserlo dopo sette anni di matrimonio), madre di due splendide gemelle, l'uomo incontra a Roma casualmente l’amica d’antica data.
Ed è proprio quello si dice il caso…. Quello che ti fa decidere su due piedi qualcosa d'importante.
E senza neanche starci troppo a pensare.
Cosa che prima non sarebbe mai accaduta.
Per entrambi c’è stato infatti, senza che nessuno sapesse dell’altro, l’invito ad un meeting nella città capitolina.
Roma è splendida tutto l’anno ma è a primavera che supera decisamente se stessa.
Il meeting è stato indetto dalla FAO ( lui, il Fabio, si occupa professionalmente di denutrizione infantile e delle modalità di come combatterla nei Pvs e lei ,l’Elisa invece, ha il compito dal suo giornale di stilare un reportage su un evento ricco di nomi di chiara fama, convenuti nella capitale romana per l’occasione).
E l’occasione (l’incontro fortuito dei due) è propizia per parlare semmai (è questo ciò che pensa la donna).
E lo si potrà fare nelle pause, tra una relazione e l’altra, affrontando il tema dell’Africa e di quel viaggio che Elisa sta programmando da anni ma che non è ancora riuscita a realizzare.
Tutta colpa della quotidianità -si ripete spesso a se stessa- che le para innanzi sempre qualche impegno inderogabile e imprevisto.
Familiare o no che esso sia.
Lacci e lacciuoli, insomma, da cui è molto difficile districarsi.
Elisa lavora per un giornale cittadino ma coltiva in segreto ambizioni da reporter qualificato (la sua città, una piccola città di provincia, fino da bambina le è sempre stata stretta) e, pur avendo viaggiato abbastanza, tanto per conto proprio che per la professione, del viaggio in Africa le piacerebbe farne qualcosa di molto speciale.
Magari la stesura di un libro-testimonianza “stile” Hemingway.
E a partire dal primo Paese visitato e nel mentre cresciute che siano le gemelle (lei in questo modo sarebbe assolutamente più libera) , continuare a viaggiare e, naturalmente, sopratutto a scrivere.
Per di più avendo fatto, anni addietro, sotto la guida dell’ amica Chiara, nota fotografa professionista, un corso di fotografia, le verrebbe bene accompagnare, magari, la sua scrittura con alcuni scatti significativi.
Il massimo, insomma.
Di sera, a cena, con Fabio, in un bel ristorantino a Trastevere, dinanzi alla classica “coda alla vaccinara”, innaffiata da un buon vino della casa, arriva finalmente il momento per Elisa di tirare fuori il sogno e parteciparlo all’amico.
Con un po’ di titubanza incomincia a parlare (teme un po’ la mancanza di appoggio al progetto) ma Fabio, interessato e serio, l’ascolta come pendesse dalle sue labbra.
L’ha sempre stimata da ragazza, perché Elisa era sempre stata non bellissima ma una personcina speciale certamente . E forse, a suo tempo, lui ne era stato anche un po’ innamorato.
Ma, come capita sovente , ciascuno ha poi fatto un suo percorso e proprie scelte.
Ogni tanto non mancava una telefonata, nelle ricorrenze.
Una cartolina di tanto in tanto dalle località di vacanza. Specie quelle all’estero.
E, infine, le partecipazioni nuziali.
Prima quelle di lei a lui e poi di lui a lei.
Del dottorino prossimo in partenza con la moglie-collega per l’Africa.
E , dopo alcuni anni , ecco inattesa la ricomparsa di una o due lettere lunghissime dal Mozambico e poi diverse e-mail da Maputo.
Nostalgia probabilmente di un passato che in quegli anni, data l’età, era stato sinonimo di spensieratezza.
Un passato che piacerebbe a entrambi rivivere pur consapevoli che è impresa impossibile
Il viaggio di Elisa, a parere di Fabio, è fattibile. Ed è quello che l’uomo dice subito all’amica.
Occorre solo che lei si organizzi.
Che metta da parte, dunque, certi stupidi sensi di colpa e faccia immediatamente il primo passo.
Potrebbe cominciare a scrivere( se si parla di lavoro)- suggerisce Fabio - proprio a partire dall’ospedale di Maputo, in cui lui lavora da anni e seguire da vicino tutto quanto accade nel reparto pediatrico dello stesso, di cui si occupa, documentandone l’attività di sperimentazione.
Sarebbe utile - puntualizza - in questo modo far conoscere al mondo quanto si sta facendo laggiù per combattere le malattie (e sono tante) legate alla denutrizione.
E' nient’affatto male portare un po’ di sostegno alla causa -conclude.
Domani - dice Fabio ad Elisa accomiatandosi con un frettoloso sguardo all’orologio da polso - farò appena un salto a casa per un saluto ai miei genitori.
E poi ripartirò da Roma per Maputo - taglia corto.
Elisa, invece, sa che tornerà a casa e parlerà con sua madre della decisione presa e dell’impegno che la donna, non più giovane, dovrà prendersi con le gemelle.
Non starà via questa prima volta per più di una ventina di giorni.
Il marito, Fulvio, di sicuro non protesterà, perché conosce Elisa e sa che è meglio non metterle i bastoni tra le ruote.
Elisa è fatta proprio così. Prendere o lasciare. E lo è sempre stata.
Con marito e con genitori.
Fabio ed Elisa , allora, si salutano e l’appuntamento è all’aeroporto di Maputo esattamente tra una settimana.
E nel mentre non mancheranno cellulari ed e-mail a tenere vivi i contatti.
(Continua)
di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
Roma vista dal Tevere e (in basso) il mercato di Maputo con alcuni prodotti dell'artigianato locale.