La libera espressione la devi dosare, perché se lo fai qualcuno ti affibbia un'appartenenza politica, destra o sinistra che sia, non ne parliamo se il campo del contendere è quello religioso, come se l'esclusiva fosse donata direttamente dal padreterno. Insomma siamo alle solite, l'essere umano suddivide la vita in compartimenti stagni, e devi, perché la società lo impone, appartenere a un contenitore. Ormai nelle discussioni non espongo solo un concetto, giusto o sbagliato che sia, ma devo difendermi dall'attacco del gruppo, coeso non intorno al concetto, ma intorno al gruppo. L'unione fa la forza ed è meglio stare con i più forti, i vincenti, perché esser se stessi è troppo pericoloso. Concetti, idee, pensieri li ripongo nei cassetti quando posso e mi unisco al frastuono, il silenzio a volte ti isola ma è curativo, quindi alterno consapevolmente riducendo al minimo i danni. Le definizioni altrui più comuni su me stesso variano dal pesante, strano, perverso, animale, asociale, contorto, comunista, miscredente, sempre il solito, così via passando per quelle varianti che addolciscono la pillola. Purtroppo non riesco a gestire le malattie che affliggono l'ignoranza dell'IO e come li definisce Terzani i tre grandi veleni della mente - desiderio, rabbia, ottusità - che scatenano le malattie del corpo, e per questo mi sento perennemente in lotta, però l'acuirsi del distacco che avverto nel relazionarmi mi lascia perplesso. Sono sempre stato un animale da circo sia come giocoliere che come animale stesso, ora preferisco accomodarmi in tribuna e godermi lo spettacolo, oppure girare le spalle andar fuori e respirare a pieni polmoni, non è una questione di libertà, ma mi sono rotto le palle di assecondare il gruppo, questo o quello perché il fautore è uno che nella società occupa una posizione di rilievo o e figlio/a "dì"....siamo uomini o caporali torna sempre con impeto...inframezzato da quel...Badate Colonnello io ho carta bianca......"e ci si pulisca il culo".
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La libera espressione la devi dosare, perché se lo fai qualcuno ti affibbia un'appartenenza politica, destra o sinistra che sia, non ne parliamo se il campo del contendere è quello religioso, come se l'esclusiva fosse donata direttamente dal padreterno. Insomma siamo alle solite, l'essere umano suddivide la vita in compartimenti stagni, e devi, perché la società lo impone, appartenere a un contenitore. Ormai nelle discussioni non espongo solo un concetto, giusto o sbagliato che sia, ma devo difendermi dall'attacco del gruppo, coeso non intorno al concetto, ma intorno al gruppo. L'unione fa la forza ed è meglio stare con i più forti, i vincenti, perché esser se stessi è troppo pericoloso. Concetti, idee, pensieri li ripongo nei cassetti quando posso e mi unisco al frastuono, il silenzio a volte ti isola ma è curativo, quindi alterno consapevolmente riducendo al minimo i danni. Le definizioni altrui più comuni su me stesso variano dal pesante, strano, perverso, animale, asociale, contorto, comunista, miscredente, sempre il solito, così via passando per quelle varianti che addolciscono la pillola. Purtroppo non riesco a gestire le malattie che affliggono l'ignoranza dell'IO e come li definisce Terzani i tre grandi veleni della mente - desiderio, rabbia, ottusità - che scatenano le malattie del corpo, e per questo mi sento perennemente in lotta, però l'acuirsi del distacco che avverto nel relazionarmi mi lascia perplesso. Sono sempre stato un animale da circo sia come giocoliere che come animale stesso, ora preferisco accomodarmi in tribuna e godermi lo spettacolo, oppure girare le spalle andar fuori e respirare a pieni polmoni, non è una questione di libertà, ma mi sono rotto le palle di assecondare il gruppo, questo o quello perché il fautore è uno che nella società occupa una posizione di rilievo o e figlio/a "dì"....siamo uomini o caporali torna sempre con impeto...inframezzato da quel...Badate Colonnello io ho carta bianca......"e ci si pulisca il culo".
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