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Detenuto registra le violenze subite dalla polizia in carcere

Creato il 04 dicembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

“Se vuoi entro in cella e ti meno pure io, così siamo in due”. Questa una delle frasi registrate dal detenuto

Rachid Assad è un cittadino del Marocco e ha quarant’anni. E’ attualmente detenuto ed è stato intimidito e malmenato più volte nelle carceri italiane. Questo per diversi anni, fino a quando ha deciso di registrare una conversazione con i poliziotti.

Sta scontando una pena di nove anni e quattro mesi in Italia per violenze sessuali e non vuole far altro che pagare giustamente per il reato da lui commesso e istruirsi; educarsi in modo da uscire dal carcere ed essere un a persona socialmente utile e reinserita nel mondo del lavoro e nella “normalità” di tutti i giorni.

Photo credit: R_x - renee barron / Foter.com / CC BY-ND

Photo credit: R_x – renee barron / Foter.com / CC BY-ND

Questo però diventa difficile con il tempo, perché Rachid, come molti altri detenuti, subisce le violenze fisiche e psicologiche degli agenti della polizia penitenziaria. Ha però deciso di agire per cambiare questa situazione di degrado. 

Da diversi anni presenta esposti che però non hanno mai portato a nulla, ma continua a lottare anche grazie al suo avvocato Fabio Anselmo.

Il suo dolore è percepibile dalle conversazioni da lui registrate:

“Lei ha visto il suo collega picchiarmi e non ha fatto niente per farlo smettere, eppure era proprio lì”

“No io vengo e ti do le altre. Però siccome te le sta dando lui, non serve che te le do pure io! Basta uno solo che te le dà!”

“Avevo solo chiesto di darmi la cartolina che è arrivata per me”

“Ascolta, se il mio collega te le dà, io entro in cella e te le do pure io, così poi siamo in due a dartele. Anzi, sono stato più corretto: mi sono tenuto fuori e non te le ho date!”

“Io voglio essere educato da voi: ma se io vedo che voi entrate in cella, mi picchiate, che educazione è questa?L’educazione non è con il bastone”

“Per me si. Ci vuole il bastone e la carota”

“La Costituzione dice che io sono stato messo qui per essere inserito come si deve, con educazione, al mondo fuori quando esco. Così esco nella società educato. Perché devo uscire di qua cattivo? Con la violenza che ho ricevuto qui sicuramente tornerò qui più arrabbiato di prima”

“Tu non esci educato di qui e non perché prendi gli schiaffi. Almeno, non solo! E’ l’intera istituzione carcere che non funziona! Questo carcere è fuori legge”

Interviene poco dopo un poliziotto con accento napoletano che, circondato da suoi colleghi, esclama ridendo:

“L’altra volta mi hai fatto esaurire, ti sei perfino nascosto sotto il letto!”

“Mi volevate picchiare!”

“Se ti volevamo picchiare era facile. Ti pigliavamo, ti portavamo di sotto e ti picchiavamo”

Ancora risate.

La conversazione termina con un’ affermazione di una certa rilevanza anche giuridica, pronunciata da uno dei funzionari della polizia penitenziaria:

“Inutile che venite a lamentarvi da me, tanto io do sempre ragione ai miei colleghi e mai a voi. Se la costituzione venisse applicata alla lettera questo carcere sarebbe chiuso da vent’anni, è fuori legge. E’ fuori dalla legge. Questo istituto con la Costituzione non ha nulla a che vedere”

Rachid è attualmente in sciopero della fame e ha già perso 18 chili.

Durante una delle violenze si è nascosto sotto il letto per non essere picchiato e da quel cinque marzo gli è stato tolto. Adesso dorme per terra.

Se la violenza è un reato fuori dal carcere, perché non lo è anche dentro il carcere?

S.C.

Fonte: La Repubblica

Tags:#carcere #polizia #violenza #pena #detenuto #psicologia #sciopero #legge #costituzione

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