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Detto, fatto.

Creato il 16 agosto 2015 da Annalife @Annalisa
cotto e mangiato

cotto e mangiato

Ho dato un’occhiata e scoperto che il seguito c’era già (“La banda dei tre” è dell’agosto 2013, e questo è del luglio 2014: vorrei far notare che stiamo saltando l’estate del 2015, signor Callegari).
Ora, premesso che il semplice sapere che esiste un seguito significa fare subito uno spoiler gigante su come finisce il primo, consiglio chi non ha letto l’inizio di non procedere oltre: io dico sempre il meno possibile di trama e compagnia bella, ma, per capirci, è come se vi dicessi:
“A proposito, nel seguito dei “Promessi Sposi”, i figli di Renzo e Lucia…”, dove lo spoiler non è tanto nel fatto dei figli, ma nel fatto che vi sto rivelando che, alla fine della fiera e della peste, i due, dunque, si trovano e si sposano, finalmente.

In ogni modo, leggere questo altro noir significa ritrovare i tre del primo romanzo. Certo, se non avete letto il primo, potreste benissimo leggere questo, è tutto chiarissimo ugualmente, ma io consiglio di no: leggete in ordine e sarete più soddisfatti.
Procediamo dunque, per l’assegnazione delle stelle (che mi daranno problemi, ho visto): avendo gli stessi protagonisti, molte delle scoppiettanti sorprese della “Banda dei tre” non ci potranno essere più, ovviamente. Allo stesso modo, anche gli scarti e le stupefazioni divertenti della prima stesura si perdono un po’. Ma questo va bene, perché non volevo leggere la stessa cosa che avevo appena letto, giusto? Giusto.
Epperò, un tantino di déjà vu esiste nella scelta del contenuto principale intorno al quale ruota la vicenda. Perché ci sono ancora mafia, nani, vendette, droga, poliziotti, denaro… Certo, siccome qui si risolvono eventuali nodi rimasti in sospeso alla fine della puntata precedente, non è che si potesse parlare di polonio radioattivo nelle sigarette o dell’innalzamento del livello dell’Oceano a Kiribati, tuttavia rimane la sensazione di sapere già che cosa succederà, per lo meno a livello generale; poi, chi vince o chi perde e come, tutto ciò rimane giustamente in sospeso.

Dalla sua, Callegari continua ad avere il bene di una scrittura piacevole (con un paio di virgole molto fuori posto che, però, potrebbe essere dovute al formato e-book), di battute simpatiche, di dialoghi ben condotti, anche quando sono farciti di citazioni poco ortodosse o inserti alquanto volgari; in più, la storia è di nuovo sufficientemente intricata, con qualche sottotraccia laterale che pure viene condotta in porto senza confondere il lettore e con situazioni (sparatorie, inseguimenti, appostamenti, rapimenti…) che forse un purista o un esperto delle situazioni definirebbe poco credibili o esagerate, ma che il semplice lettore gusta piacevolmente, ridacchiando o inorridendo o respirando di sollievo. Non dimentichiamo la capacità di creare personaggi sopra le righe che paiono tuttavia del tutto naturali, grazie allo sguardo di Claudio, che li vede come potremmo vederli noi, e li accetta come parte della realtà.
Così, d’acchito, le stelle potrebbero esser quattro (cinque per i capolavori densi e robusti e commoventi), ridotte a tre su aNobii, perché tre è già ‘buono’; perché tre ne avevo date al primo (quasi quattro per la faccenda della sorpresa nella trama, nei personaggi e così via); perché diventeranno quattro su Amazon (su Amazon tre = “nella media” e questo libro sale al di sopra della desolante media dei gialli e neri di questi anni).



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