Lenard, Stark e la "fisica ariana"
Berlino, 1921. Un giovane studente di fisica, incuriosito da un cartello che annuncia una conferenza contro la teoria della relatività, compra il biglietto ed entra. La sala da concerto è gremita di persone, gente comune non solo scienziati e studenti; seduto in un palco vede Albert Einstein: "Non so perché egli fosse venuto, ma sembrava divertirsi un mondo a salutare la gente [...] a disturbare lo spettacolo con la sua sola presenza". Lo studente è Leopold Infeld che diventerà uno dei collaboratori di Einstein a Princeton; con lui scriverà L'evoluzione della fisica, un piccolo capolavoro di divulgazione scientifica e sarà uno degli undici firmatari del Manifesto di Russell-Einstein per il disarmo nucleare. Lo spettacolo, invece, è solo una delle tante iniziative promosse da un gruppo di fisici tedeschi volte a screditare l'immagine del grande scienziato.
Mancano ancora parecchi anni all'avvento di Hitler e nella traballante repubblica di Weimar, sorta all'indomani della fine della prima guerra mondiale, già si agitano quelle forze che fanno del nazionalismo la medicina adatta a curare le ferite lasciate dalla sconfitta tedesca. Quale bersaglio migliore per la campagna propagandistica del pacifista, internazionalista professor Einstein, aperto sostenitore della neonata repubblica? E quale migliore occasione di sfruttare i luoghi comuni striscianti nella società tedesca nei confronti degli ebrei?
Nasce così la battaglia, combattuta anche a suon di conferenze del tipo raccontato da Infeld, per l'affermazione della Deutsche Physik, una fantomatica fisica tedesca "ariana" la cui caratteristica principale era l'introduzione del razzismo nella scienza, nella convinzione che il "patrimonio razziale" dello studioso condizionasse il suo lavoro.
Dall'inizio degli anni Venti alcuni scienziati, aderenti della prima ora al Partito Nazionalsocialista, s'impegnano nella lotta al modo di pensare, alla cultura ebraica e specificatamente alla scienza moderna, indicata come il prodotto perverso del formalismo scientifico degli ebrei. È un attacco soprattutto alla relatività colpevole di essere troppo astratta, incarnando in questo modo appieno lo spirito ebraico: "Agli ebrei manca in modo vistoso il senso della realtà; solo in apparenza riescono a entrare in armonia con il reale [...] Al contrario degli scienziati ariani la cui ansia nella ricerca della realtà è indomabile, la "fisica" ebraica è dunque solo una immagine illusoria, un'allucinazione, meglio ancora una degenerazione della fisica ariana".
Quello che stupisce delle parole precedenti non è soltanto la completa assurdità, ma il fatto che siano scritte da Philipp von Lenard, un fisico formatosi all'Università di Heidelberg sotto la guida di Robert Bunsen e Hermann von Helmholtz e Premio Nobel per la fisica nel 1905 per i suoi studi sui raggi catodici. Un fisico di prim'ordine, con a disposizione tutti gli strumenti concettuali per valutare correttamente la portata delle teorie einsteniane. Così come studiosi eccellenti furono anche il fisico e filosofo Hugo Dingler o il matematico Ludwig Bieberbach fondatore del movimento Deutsche Mathematik, entrambi impegnati sullo stesso fronte di Lenard nel dimostrare la necessità di una violenta lotta alla "scienza ebraica".
Di levatura internazionale è anche Johannes Stark, premio Nobel per la fisica nel 1919, assertore qualche anno più tardi di un salto di qualità nella guerra agli ebrei. In un suo articolo del 15 luglio 1937, apparso sulla rivista Das Schwarze Korps dal titolo "Gli 'ebrei bianchi' nella scienza" si legge: "[...] non sono gli individui di razza ebraica in sé e per sé i più pericolosi, più pericoloso è lo spirito che essi diffondono. E i portatori di questo spirito purtroppo non sono solo gli ebrei, ma anche alcuni tedeschi. [...] La voce popolare ha coniato per questi portatori di bacilli ebraici il termine "ebrei bianchi", un termine che colpisce molto bene nel segno perché allarga il concetto di "ebreo" al di là della razza. [...] Vi è soprattutto un settore della vita pubblica dove questo spirito ebraico dei "giudei bianchi" si attacca come un virus [...]: questo settore è quello della scienza. Depurare la scienza dallo spirito ebraico è il nostro compito principale".
Ancora la scienza sotto attacco e non solo più Einstein ma anche Sommerfeld, Planck, Heisenberg, quest'ultimo definito l'Ossietzky della fisica per il suo atteggiamento non ossequiante il regime nell'occasione del conferimento del premio Nobel, paragonato al giornalista tedesco che non si piegò a Hermann Göring che gli chiedeva di rinunciare al Nobel per la pace, a lui conferito nel 1935, e che finì i suoi giorni in un campo di concentramento.
"Di tutto ciò non resteranno altro che poche pagine pietose nei libri di storia, che daranno alla gioventù delle generazioni future una rapida immagine delle pazzie dei loro predecessori". Albert Einstein aveva ragione e la Storia si è già incaricata di relegare le idee relative alla scienza ariana nel posto che meritano. Ma non sarà mai inutile rileggere queste "poche pagine" e le vicende di scienziati che, annebbiati da invidie e pregiudizi diffusi, non hanno saputo vedere quello che per tutta la comunità scientifica era evidente. Eviterà che qualcuno, un giorno, possa strappare quelle pagine dimenticate senza che nessuno se ne accorga e ricominciare tutto daccapo.