[segue]
(un post per chi è stanco di scuola elementare)
.
Quando eri ancora piccolo piccolo
una volta, al parco giochi,
ti sei messo a scavare nella terra
con la tua amichetta Leyre.
E scavavate e scavavate.
Eravate tutti insozzati di erba e terra,
fino ai capelli.
Io guardavo il papà di Leyre,
cercavo una sponda,
ma quell’omaccione era tutto soddisfatto.
Contento lui.
Mi sa che dei bucati si occupa la mamma.
A un certo punto hai sollevato qualcosa,
qualcosa di biancastro.
Mi pare che stessi per metterlo in bocca
perché mi ricordo di averti sgridato,
ma mi sono subito vergognata perché
il papà di Leyre invece rideva.
Ci siamo avvicinati per osservare meglio
che cosa avevi in mano.
Anche Leyre ti osservava.
Era un piccolo pezzo di qualcosa.
Era biancastro.
Sembrava un osso, un minuscolo
osso,
fatto come quello di un pollo.
Mi ricordo che hai detto
“Dinosaulo”
E io mi sono messa a ridere.
Ma mi sono subito vergognata perché
il papà di Leyre invece era rimasto serio.
Allora abbiamo avvicinato
la testa alla buchetta scavata
dalla tua manina.
Lo abbiamo fatto tutti insieme
e da fuori si è sentito un rumore sordo,
come di cocci.
Ma era solo un’impressione.
Ci siamo messi a scavare insieme
intorno a dove avevi trovato l’osso.
E ne è sbucato un altro
un po’ più grande.
Poi un altro.
E un altro.
E un altro.
Finché il papà di Leyre ha detto
“Basta così”.
Mi pare che ci fosse venuta all’improvviso
La tremarella.
A tutti.
E ci siamo allontanati così veloci,
ma così veloci,
che ci siamo ritrovati, non so come,
tu a letto,
io accanto a te mano nella mano,
nel buio della tua cameretta.
Il giorno dopo
Al parco, al posto della collinetta
dove avevi giocato con la tua amica,
si era aperta una voragine.
C’erano zolle di terra dappertutto.
Perfino sugli alberi.
Ci siamo fatti largo tra la gente,
spingendola via con il passeggino.
Abbiamo guardato giù.
Niente più ossa di pollo.
Invece, si allontanavano dalla buca
delle orme incredibili,
grandissime.
Come di enormi zampe di gallina.
Tu hai detto di nuovo
“Dinosaulo”
e mi hai convinto
non so come
a seguire quelle impronte
che schiacciavano l’erba alta.
Abbiamo solcato chilometri di sterrato
con i copertoni del tuo passeggino.
Abbiamo attraversato paludi,
deserti infuocati,
abbiamo sofferto la sete,
la fame,
specie in presenza di certi cespugli
con delle bacche rosse
che odoravano di formaggio
andato a male.
Ma alla fine,
di spalle,
ricurvo su se stesso,
abbiamo visto lui:
il dinosauro più orripilante,
un Pollosauro Blu.
Blu, come il colore dei sogni.
E infatti, proprio mentre si girava
e apriva il becco spaventoso
nella nostra direzione,
ci siamo ricordati
di stare sognando.
E il pollosauro
*Puf*
È scoppiato in silenzio
e si è frammentato
in una miriade di bollicine
che ci sono ricadute addosso
sfrigolando.
Per il solletico
abbiamo chiuso gli occhi.
Quando ho riaperto i miei
ho visto che dormivi
con la testa sul cuscino,
nella tua cameretta.
Mentre io, accanto a te,
avevo ancora la mano
stretta nella tua.
Nouvelle Vague – Let Me Go