Devi solo Crederci

Creato il 23 maggio 2014 da Abattoir

di Pigi Arisco

“Ti prego fa che si salvi”.

“Come ti chiami bambina?”.
“Amina” risposi senza alzare lo sguardo, per non perdere di vista gli occhi di mio fratello.
“Stiamo facendo il possibile per lui, vedrai che ce la farà. Lo conosci bene?”.
oltraggiosa domanda alzai gli occhi. Era un ragazzo molto alto, capelli castano chiaro, occhi azzurri e pelle bianchissima.
“È mio fratello, si chiama Ibrahim e, Inshallah, se dio vorrà, vivrà”.
“Se dio vorrà… tu credi molto in dio, vero Amina?” disse.
Le sue domande si facevano sempre più oltraggiose e mi costringevano a distogliere lo sguardo dal volto spaventato di mio fratello.
“Certo che credo in lui, che domande”.
“Io no, o meglio, non nello stesso dio” disse.
“Sì, lo so. Voi americani credete nel palestinese biondo con gli occhi azzurri…”.
Lui sorrise divertito e mi disse: “No, non io. Non credo nemmeno in lui, io credo al messaggio di un altro profeta, uno di cui tu molto probabilmente non ha mai sentito parlare…”.
“E come si chiama?” chiesi.
“Ippocrate” rispose. “Io invece mi chiamo Greg e sono irlandese, non americano. Anche se da ove vengo non ha nessuna importanza”.
“Irlandese? E che significa? No, lascia perdere, non voglio saperlo. Ma dimmi Greg irlandese, il tuo dio è abbastanza forte?”.
“Beh, come il tuo è tanto più forte quanto più uno crede in lui. Ma non basta, bisogna aiutare il proprio dio ad aiutarci. Anche il tuo dio Allah aiuterà tuo fratello Ibrahim, solo se lui lo vorrà, se dimostrerà di essere forte e coraggioso e di voler vivere per abbracciare la sua sorellina”.
“Ibrahim è forte e coraggioso e sicuramente vuole vivere, ma non per me, sono sicura che in questo momento mi odia. Se siamo qui è per colpa mia, avevo visto quella bambola di pezza per terra e volevo prenderla, era tanto bella, come quella della mia amica Aziza. La volevo ma per arrivarci bisognava scavalcare un muro troppo alto e così Ibrahim, che è più grande di me, si è offerto di andarla a prendere, ma quella bambola era una bomba per bambini, di quelle che lanciano di notte gli aerei, ed il braccio di mio fratello è ridotto in quello stato per colpa mia… ho chiamato i miei genitori e siamo corsi in questo ospedale”.
“Beh, grazie per aver chiamato questo tendone ospedale. Non piangere Amina, non è colpa tua ma di quegli uomini cattivi che hanno lanciato le bombe di pezza e di quei signori che le vendono”.
“Sì, gli americani” dissi.
Mi guardò con uno sguardo di rimprovero e disse: “Gli uomini cattivi posso trovarsi ovunque Amina, possono essere diversi da te o molto simili, possono vivere molto lontano o nella casa accanto e non esiste un modo semplice per riconoscerli, però bisogna saperlo fare, quanto prima imparerai a riconoscere un uomo cattivo meglio sarà per te.”
“Io so già riconoscere gli uomini cattivi” dissi. “E so benissimo che possono essere anche vicini. Il fratello di papà è cattivo, una volta ha preso a calci la mamma per strada. Lui è molto cattivo, ha dato botte anche ad Ibrahim perché non voleva lasciarlo entrare in casa quando papà non c’era. E so anche riconoscere gli uomini buoni, tu per esempio Greg Irlandese sei un uomo buono. Sono contenta che mio fratello sia qui con te. Ti prego salvalo Greg, anche se mi odierà per tutta la vita non voglio che muoia. Ti prego, ti prego ti prego…”.
“Ehi! Quante preghiere Amina! Ma non è me che devi pregare…”.
“Io prego Allah, prego te e prego anche il tuo dio se vuoi, ma salva il mio fratellino, lui non deve morire. Se voi lo salvate ti prometto che farò qualsiasi cosa per voi lo prometto” dissi, e mi gettai a terra per la disperazione.
Greg sorrise, asciugò le lacrime con il fazzoletto, si inginocchiò, mi guardò dritto negli occhi e disse:
“Il tuo dio, Allah, ha bisogno di preghiere; il mio, Ippocrate, ha bisogno di promesse. Se il mio dio riuscirà a salvare tuo fratello prometti di studiare e diventare una donna istruita capace di curare le ferite come me e gli altri medici?”.
“Ma, ma Greg Irlandese cosa dici? Mio padre non lo permetterà mai, non abbiamo soldi per questo e prima viene la madrasa per mio fratello”.
“Amina qui al centro ospedaliero siamo molto ben voluti dal capo del tuo villaggio, se vorrai studiare parleremo noi con tuo padre e con il capo e riusciremo a convincerli a farti studiare qui da noi, ma tutto dipende da te. Vuoi fare questa promessa al mio dio?”.
Guardai mio fratello, gli occhi lucidi che tremavano di paura, avevo tanta paura anch’io, e così lo feci, feci una promessa ad un altro dio.
“Sì” dissi, “se tu salverai mio fratello, io prometto che studierò per diventare una donna che guarisce le ferite”.

Mentre Greg svaniva, sentii una mano pesante sulla spalla ed una voce che mi chiamava insistentemente.
“Amina! Amina! Svegliati, c’è un’emergenza, abbiamo bisogno di te, alzati presto!”.
Mi alzai di scatto dalla sedia a dondolo, il cuore mi batteva fortissimo e gli occhi ancora appannati non distinguevano bene quella figura con un camice. Stropicciai gli occhi con le dita. Era Paul, l’infermiere del campo.
“Scusami, so che dormivi da neanche un’ora ma è arrivata una famiglia con la loro figlia saltata su una mina, gli altri sono tutti impegnati a causa dello scontro a fuoco di stamattina, non sapevo chi chiamare”.
“Hai fatto bene Paul, non ti preoccupare, dammi solo dieci secondi”. Dieci secondi, il massimo che ci si può concedere per il passaggio dal sonno alla veglia.
Mentre mi dirigo verso la sala del pronto soccorso penso a quello che avevo sognato.
Il caro Greg, quel pomeriggio di bambini ne aveva salvati due in un colpo solo.
Certo, dopo quella promessa fui costretta a lasciare il villaggio per seguire gli studi, e la mia gente mi manca tanto, ma adesso la mia famiglia è questa, tante nazioni sotto la grande E rossa. È strano che abbia fatto quel sogno proprio adesso, erano anni che non mi capitava di farlo.
Arrivo al pronto soccorso, sul tavolo c’è una bambina con quello che resta di una gamba.
Accanto un bambino con gli occhi pieni di terrore, mi guarda e dice: “Ti prego, salva la mia sorellina, se lo fai farò qualsiasi cosa per te”.
Ora capisco.
Mi inginocchio davanti a lui e gli chiedo:
“Come ti chiami?”.
“Mirsadi”.
“Mirsadi, salverò la tua sorellina, a te va di farmi una promessa?”.


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