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Ci vanno di mezzo due ragazzi appassionati di heavy metal e riti satanici e un loro conoscente , dal quoziente intellettivo troppo basso per essere credibile che si autoaccusa e li accusa, pur cambiando molte volte versione dei fatti.
Ron Lax, investigatore che collabora con gli avvocati della difesa con le sue scoperte riesce ad evitare loro la pena di morte ma non una lunga detenzione.
Grazie alle nuove prove da lui portate il caso sarò riaperto e i ragazzi saranno rilasciati dopo 18 anni di detenzione solo grazie a un cavillo legale e non perché lo Stato abbia realmente riconosciuto la loro innocenza.
A leggere la sinossi , Devil's Knot - Fino a prova contraria può sembrare una di quelle pellicole di genere giudiziario che appassionano tanto il pubblico statunitense, probabilmente perché per legge negli USA le telecamere devono stare fuori delle aule di tribunale.
E invece lo è solo parzialmente , poteva essere un thriller ma non lo è, evidentemente a Egoyan non interessano le logiche e i meccanismi del genere pur rispettando fino alla fine la tecnica del whodunit.
E per fortuna abiura anche dal versante horror, tenendo la cinepresa lontano dai particolari più scabrosi.
Quello che interessa al cineasta canadese , come già accaduto in altri suoi film come False verità, Exotica e Il dolce domani, non è tanto il fatto in sè e per sè, che viene enunciato in maniera quasi asettica.
Gli interessano soprattutto le reazioni emotive, la descrizione dello sconvolgimento che avviene nelle vite di chi è stato toccato direttamente o indirettamente nella tragedia.
Al centro di Devil's Knot- Fino a prova contraria non c'è l'indagine di Ron Lax, in cui facilmente lo spettatore si identifica perché sembra l'unico che voglia appurare la verità e che pretenda che giustizia sia fatta, ma il dolore per la perdita di tre giovani virgulti della piccola comunità, un dolore misto quasi a rassegnazione in un ambiente ricco di veleni .
In questo contesto anche la caccia alle streghe messa in atto contro due ragazzi rei solo di essere differenti dagli altri perché amanti si una certa musica e di una certa iconografia, rimane abbastanza sullo sfondo togliendo molto al film in termini di nerbo e di forza narrativa.
Anche il cast non brilla per partecipazione: Colin Firth è sempre un po' timidino, troppo pulito per essere un terragno investigatore privato abituato a usare anche mezzi poco leciti per portare avanti le sue indagini e anche il tentativo di riciclare Reese Witherspoon come rozza casalinga sudista va abbastanza a vuoto.
I comprimari inoltre non danno quel quid in più.
L'altro problema fondamentale del film di Egoyan è il suo ingabbiamento dentro paletti troppo stretti all'interno dei quali non è possibile sprigionare la minima creatività.
Questi paletti sono forniti dalla realtà , riportata in modo piatto e soprattutto dagli innumerevoli documentari che sono stati fatti sull'argomento ( il caso è tristemente noto come quello dei Tre di West Memphis).
E' inevitabile che anche una rispettabile opera di fiction come quella di Egoyan abbia solo da rimetterci con documentari che spiattellino in faccia allo spettatore i volti, le voci dei veri implicati nella dolorosa vicenda oltre che i veri avvenimenti senza stravolgimenti o licenze cinematografiche.
Perché , come dico sempre, la realtà supera sempre la più fervida delle fantasie....
PERCHE' SI : vicenda vera , non si indugia sui particolari scabrosi
PERCHE' NO : troppo poco film giudiziario e poco thriller, cast non brillantissimo, superato in fatto di realismo dagli innumerevoli documentari dedicati alla vicenda.
( VOTO : 5,5 / 10 )
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