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Di Anne Rice, Richard Matheson e della possibilità di scrivere romanzi credibili sui vampiri

Creato il 19 novembre 2013 da Postscriptum

Di Anne Rice, Richard Matheson e della possibilità di scrivere romanzi credibili sui vampiri

Il vampiro è da sempre una figura leggendaria che ha suscitato paure e angosce di intere generazioni e culture, siano esse preoccupazioni mistico-religiose nei confronti di un qualcosa che viene accostato all’idea del male assoluto, oppure puro terrore di una creatura spaventosa che ha come fonte principale di nutrimento un elemento alla cui sola vista molti si impressionano (il sangue).

Siccome però, quello che ci fa più paura è anche la principale fonte di curiosità e morbosa attrazione, non ci stupisce quindi che il tema vampiresco in letteratura sia stato squadernato in tutte le sue sfumature, anche quelle più estreme (vampiri che ripudiano la loro natura per amore, che si abituano alla luce del giorno, che viaggiano nel tempo o che si costituiscono in società segreta per governare – come una sorta massoneria – il mondo); insomma, prima o poi qualsiasi amante dei libri si è trovato ad avere a che fare con i vampiri: il punto della questione semmai è quante delle storie esistenti non strumentalizzano e/o ridicolizzano il vampiro?

O meglio, ci sono storie in cui il vampiro è il protagonista assoluto e non il cattivo di turno, il male necessario per giustificare la presenza del bene, il quale,completamente bene non lo è mai?

La risposta è si e l’hanno trovata due scrittori diversissimi tra loro che hanno legato la loro fortuna alla nostra mitologica figura: Richard Matheson e Anne Rice.

Prima però di dedicare spazio a questi due ottimi scrittori è il caso di tributare la giusta attenzione a chi ha dato il via alla letteratura vampiresca.
No, non sto parlando del grande Bram Stoker e del suo fantastico Dracula ma, di un autore poco noto ai più che con un racconto breve ha dato il via al tutto. Fu infatti il londinese John Polidori nel lontano 1819 a scrivere il primo romanzo con protagonista un vampiro nell’accezione moderna del personaggio: il suo conte Ruthven è il primo vampiro che la letteratura ricordi, quasi un secolo prima del più famoso conte della Transilvania. Affascinante, brillante, seduttore, grande comunicatore e persona dai gusti raffinati, Rutvhen diventa ben presto un personaggio attorno al quale si raccoglie la vicenda prima che la sua oscura natura sia svelata.

A questo punti molti di voi diranno:” Vabbè Polidori, ma sto Matheson chi sarebbe?”
In realtà Matheson lo conosciamo un po tutti, non direttamente per le sue opere ma bensì per il riflesso che esse hanno avuto sul mondo del cinema; uno su tutti il film Io sono leggenda. Ebbene si, il film del 2007 con Will Smith diretto da Francis Lawrence, che si rifà ad un film del 1975 di Boris Sagal (Occhi bianchi sul pianeta Terra), che a sua volta si ispira ad un film del 1964 di Sidney Salkow (L’ultimo uomo sulla Terra), altro non è che un adattamento cinematografico di un romanzo di Matheson che si intitola, per l’appunto, Io sono leggenda.
Matheson vuole proporre una visione diversa rispetto alla letteratura vampiresca prodotta fino a quel momento – siamo nel 1954 – nella la quale si è sempre raccontato di un singolo vampiro in una società di uomini normali: nella sua mente lo scrittore si chiede infatti cosa succederebbe se invece fosse un uomo a rimanere prigioniero in un mondo popolato quasi interamente da vampiri. E’ il completo rovesciamento dei valori, da un lato il mondo come noi lo conosciamo infettato da un nemico terrificante, dall’altro invece la lotta per la sopravvivenza di un individuo in un mondo vampiresco: sempre un uno contro tutti ma con l’universo al contrario.
La trama de Io sono leggenda è molto accattivante. L’operaio Robert Neville è l’unico sopravvissuto di una epidemia che ha trasformato tutti gli abitanti del pianeta in vampiri; per sopravvivere è costretto a barricarsi in casa durante la notte difendendosi dagli attacchi dei vampiri come meglio può per poi andare a caccia di provviste durante il giorno. Il cruccio di Robert è la sua concezione del vampiro: lo si è sempre visto come un nemico da combattere ma non ci si è mai posti il problema dell’impossibilità del vampiro di comportarsi in maniera più compatibile con gli umani. Il vampiro deve nutrirsi di sangue, gli umani contengono sangue e quindi ecco come gli uomini diventano cibo per il vampiro. Robert prova compassione per queste creature che sono private della possibilità di scelta ma allo stesso tempo le odia e le aborrisce perché hanno distrutto il suo mondo, la sua famiglia, la sua sanità mentale. Li uccide quando può perché deve difendersi ma non è un carnefice, proprio come il vampiro uccide ma non lo fa per il gusto di farlo ma per puro istinto di sopravvivenza.

Di Anne Rice, Richard Matheson e della possibilità di scrivere romanzi credibili sui vampiri

Inoltre scopriamo che, non bastassero i vampiri, Neville ha anche un altro nemico: la solitudine. Lo stato di isolamento a cui è costretto dalle circostanze mina alla base il suo sistema nervoso rendendolo preda della rabbia e della disperazione; l’essere costretto ad eliminare quanti più vampiri gli sia possibile per sopravvivere distrugge il suo sistema di ideali e la mancanza di un altro suo simile in grado di rassicurarlo, di dargli speranza, di fornirgli quel calore umano di cui abbisogna lo spinge a disumanizzarsi, a involvere ad uno stadio intermedio tra l’uomo e il vampiro. Sarà la straordinaria capacità evolutiva (Darwin docet) della natura a dare a Robert la sentenza finale nel più pazzesco ribaltamento di valori e ideali che letteratura ricordi, quello in cui un uomo in un mondo di vampiri diventa leggenda come il vampiro è leggendario in un mondo di uomini.

Ne l’Intervista col vampiro Anne Rice tratta il tema vampiresco da un punto di vista più psicologico: il giovane proprietario terriero Louis viene “vampirizzato” da Lestat de Lioncurt, un personaggio misterioso proveniente dall’Europa. Louis però si dimostra profondamente diverso da Lestat: in lui la natura umana, anche dopo la trasformazione, non cessa di fare sentire la sua presenza e ciò indispettisce parecchio il vampiro che invece ha da tempo tagliato i legami con la sua coscienza. Il tarlo di Louis è il dubbio circa il fatto che quel male così profondo e incondizionato che l’altro lo invita a perpetrare sia realmente necessario. In questa fase Lestat assume il ruolo del filosofo sbottando: Il male è un opinione. Dio uccide e così faremo noi. Indiscriminatamente Dio prende il più ricco e il più povero e così faremo noi, perché nessuna creatura è così simile a lui come noi, angeli tenebrosi non confinati entro i limiti maleodoranti dell’inferno ma, erranti per la sua terra e per tutti i suoi regni”.

Di Anne Rice, Richard Matheson e della possibilità di scrivere romanzi credibili sui vampiri

 

L’umanità residua di Louis, se così posso definirla, è tanto tenace da costringerlo ad una ricerca continua di significati da affibbiare alle nuove sensazioni che il vampirismo provoca in lui: i poteri che Lestat continua a promettergli gli sembrano ben poca cosa di fronte allo stroncare impunemente una vita umana.

“La natura di vampiro – dice Louis all’inizio dell’intervista – è per me la più grande avventura della mia vita: è solo quando sono diventato vampiro che per la prima volta ho rispettato la vita; non ho mai saputo cosa fosse la vita finché essa non mi è sgorgata in un fiotto rosso sulle labbra, sulle mani”.

Anne Rice ci forza a considerare il dilemma esistenziale del vampiro e a ridefinire i gradi di separazione che lo separano dall’uomo: alla fine l’uomo, e la sua più estrema e perfetta astrazione che è Dio, sono in grado di fare del male esattamente come l’essere soprannaturale che la cultura popolare, le credenze religiose e le superstizioni hanno condannato all’eterno ruolo del cattivo.

In ultima analisi sia la Rice quanto Matheson hanno dimostrato che si può ancora indagare tra i meandri del tema vampiresco tirando fuori spunti narrativi e approfondimenti più o meno  cervellotici senza degenerare al livello del vampirismo di consumo per adolescenti.

 


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