Quello che le statistiche non dicono. 4° puntata
Una foto in bianco e nero scattata nel 1975 lo ritrae con due folti baffoni che spiccano su una faccia che sembra scavata dalla fatica. La didascalia recita Emmerich Tarabocchia, detentore del record di imbattibilità nei campionati professionistici. Un record ottenuto con la maglia del Lecce nel girone C della Serie C 1974/75: 1791 minuti, quasi venti giornate di campionato messe in fila, un girone intero senza subire gol.
Sarà per via di quello strano connubio tra un nome di battesimo tedesco e un cognome di quelli che alle scuole medie ti prendono in giro, o sarà perché l’allora ventinovenne portiere del Lecce disputerà solo un’altra stagione prima di appendere i guantoni al chiodo, ma il tutto comunque sembra assumere una dimensione epica e quasi ci si rallegra che la statistica abbia salvato dall’oblio una figura così particolare. Quasi. Perché, accanto al nome di Tarabocchia e in relazione al record di imbattibilità, sarebbe giusto che anche la statistica e non solo la memoria di alcuni appassionati ormai attempati ricordasse quello di Antonio Gridelli. Vediamo perché.
Prima metà degli anni settanta. Il calcio difensivistico all’italiana, tutto catenaccio e qualche contropiede, non è più uno scandalo come ai tempi dell’Inter di Foni. Il numero dei gol fatti è drasticamente diminuito, mentre quello dei pareggi è aumentato. Nella stagione 1972/73 si stabiliscono due importanti record di imbattibilità. Dino Zoff, a guardia della porta della Juventus, non subisce gol per 903 minuti, un primato per la Serie A che supererà solo Sebastiano Rossi. In Serie B Claudio Mantovani, estremo difensore del Cesena di Gigi Radice, buca addirittura la soglia dei 1000 e arriva a 1251 minuti contribuendo alla prima promozione in massima serie dei bianconeri romagnoli. Una serie all’insegna del “prima non prenderle”, visto che, nelle 13 partite consecutive in cui Mantovani non subisce gol, Il Cesena vince solo in quattro occasioni, segna solo cinque gol e tutte e sei le sue trasferte terminano a reti inviolate.
Eppure in Serie C qualcuno ha già fatto meglio di Zoff e Mantovani: Marcello Trevisan con la Massese nel 1968/69 (1268 minuti) e il già citato Antonio Gridelli che, da portiere del Sorrento, durante l’annata calcistica 1970/71 rimane imbattuto per 1537 minuti, inanellando 16 partite senza subire gol tra l’11° giornata (sconfitta 1-0 a Pescara) e la 28° giornata (sconfitta con identico punteggio a Enna). I campani al termine del campionato colgono una storica promozione in B, cui però seguirà un immediato ritorno in C. Gridelli nel 1971 ha ormai 34 anni e difenderà la porta del Sorrento anche la stagione successiva nei cadetti, prima di ritirarsi definitivamente.
Quando nel novembre del 1974 il Lecce comincia a non subire reti, il record di Gridelli non è certo il primo pensiero del suo estremo difensore Tarabocchia. Nello spogliatoio giallorosso c’è però la sensazione che stia per avvenire qualcosa di non comune, se non irripetibile, e i baffi del portiere dal nome tedesco diventano misura dell’impresa. Due colonne di quel Lecce, Salvatore Di Somma e Beppe Materazzi,[1] hanno infatti intimato a Tarabocchia di non tagliarseli fino al momento in cui non il Lecce non sarà nuovamente costretto a raccogliere una palla dal fondo della rete.
Dopo il gol di Troja che all’83′ di Bari-Lecce ha dato ai biancorossi la vittoria nel derby all’ 8° giornata, la porta del Lecce rimane inviolata per 14 partite. Poi arriva la trasferta di Barletta. Tarabocchia ha già sulle spalle 1300 minuti di imbattibilità o giù di lì, ma un derby è sempre una partita a sé. E, infatti, dopo nove minuti i padroni di casa sono davanti, grazie a un’autorete di Pasquale Loseto, fratello maggiore del più noto Giovanni che con la maglia del Bari arriverà anche in A. Addio baffi, addio record di Gridelli. E addio anche speranza di far punti a Barletta e rimanere in corsa per la B, perché al 40′ arriva il raddoppio. Poi quando tutto sembra perduto, tra il 78′ e l’89′ il Lecce riesce a raddrizzare l’incontro grazie ai gol di Rossi e Montenegro. Ma qualcosa nella direzione dell’arbitro Lapi di Firenze non deve essere piaciuta ai tifosi di casa. Una quarantina di essi scavalcano le reti e si mettono a inseguire il direttore di gara e i suoi collaboratori e il tutto poi degenera.
da La Stampa del 24/2/1975
La partita viene così sospesa a un minuto dal termine e, grazie alla successiva decisione del giudice sportivo, il Lecce guadagna la vittoria 0-2 a tavolino e Tarabocchia si riscopre senza gol al passivo per la quindicesima partita consecutiva.
Non sappiamo se Emmerich nella spogliatoio di Barletta si tagli i suoi ormai folti baffoni o se aspetti la decisione del giudice sportivo. Fatto sta che il Lecce è un po’ in calo e, dopo lo spavento preso, ottiene quattro 0-0 consecutivi prima di capitolare a Benevento sotto i colpi di Cascella.[2] La prima rete, al 74′, decreta la fine ufficiale dell’imbattibilità di Tarabocchia a quota 1791, 254 minuti in più di quelli accumulati da Gridelli, 515 minuti in più di quelli in cui la porta del Lecce è rimasta effettivamente inviolata.
federico
La puntata precedente: La piccola Irlanda che non sapeva vincere
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[1] Il primo è il futuro capitano dell’Avellino in Serie A, il secondo è il futuro allenatore di Bari e Lazio, nonché padre di Marco
[2] Il Lecce chiude terzo a 46 punti, dietro Catania (57 punti) e Bari (56 punti). Gli etnei ottengono la promozione in B