Ormai sul lago d’Orta non si parla d’altro. Negli uffici commerciali, nelle fabbriche di rubinetti, nelle aule scolastiche la domanda è una sola: “hai sentito del calamaro gigante?”La questione è fresca, anzi freschissima, dal momento che il mostruoso animale sarebbe stato non solo pescato, ma poi rigettato nelle chiare, fresche e dolci acque del bacino cusiano. Come sempre succede in questi casi, fioriscono le ipotesi, i commenti e le prese di posizione, che vanno dall’incredulità (“ ma siamo sicuri??”) all’ironia (“possibile che non possa farmi una nuotata che arriva un rompiballe a guastarmi la mia mezz'ora di relax? colpa ne ho se sono un ragazzo tentacolare!!!”), all’indignazione. Perché c’è chi l’ha presa male, molto male, e insorge contro questo modo di promuovere il lago d’Orta spargendo “bufale pazzesche” (ed è il termine più riferibile).
Ciascuno comunque sembra dover dire la sua sull’argomento, attingendo alle proprie conoscenze, più o meno accurate, di criptozoologia. E, in mancanza di queste, all'opinione personale che non manca mai nemmeno negli sprovveduti.
Il calamaro gigante è stato per secoli una leggenda dei mari. Citato in centinaia di racconti da parte di marinai desiderosi di farsi offrire da bere offrendo storie intriganti agli avventori delle osterie, è stato considerato da una parte della scienza ufficiale alla stregua di una leggenda. Questo almeno finché gli scienziati non cominciarono a indagare seriamente il fenomeno, finendo per trovare prove sempre più indiscutibili dell’esistenza di calamari giganteschi e colossali che possono raggiungere dimensioni davvero enormi. Si parla di oltre 25 metri di lunghezza, tentacoli compresi, anche se gli esemplari più grandi documentati misurano la metà. Occorre dire che queste specie vivono nelle acque profonde degli oceani, dove sono cacciati dai capodogli, sulla cui pelle restano tracce di queste lotte disperate, sotto forma di cicatrici provocate dalle terribili ventose uncinate.
Ma cosa c’entrano queste creature degli abissi marini con il lago d’Orta? Innanzitutto c’è chi crede che il Cusio sia collegato al Verbano da un canale subaqueo. Un simile passaggio - la cui sola esistenza sarebbe eccezionale perché smentirebbe il principio dei vasi comunicanti – diventerebbe la porta d’ingresso di creature abissali, soprattutto se si considera che il fondo del lago Maggiore è sotto la superficie del mare.L’origine del calamaro gigante del Cusio non è però da collegare a questo leggendario tunnel.Dobbiamo andare molto più lontano, in Giappone. A Fukushima per la precisione. Come è noto nel marzo 2011 un forte terremoto, seguito da una devastante onda di maremoto, provocò il danneggiamento della centrale nucleare, con sversamento di materiali radioattivi nell’oceano Pacifico.Da allora, oltre ai danni materiali e all’inquinamento di aria e acqua, hanno cominciato a circolare le leggende più sinistre, dalla diffusione di alti tassi di radioattività sulle coste americane, ai tonni radioattivi, alla definitiva morte dell’Oceano Pacifico. Notizie che, grazie alla rete, rimbalzano tra blog e social network e vengono ripetute come fatti acclarati, nonostante le voci che si alzano per denunciarne la falsità o l'inesattezza (si veda ad esempio, questo post su Fukushima e questo sul tonno).L’ultima in ordine di tempo, almeno per ora, risale al gennaio scorso. Su una spiaggia della California si sarebbe spiaggiato un calamaro gigantesco, lungo oltre 50 metri, prodotto da una mutazione genetica conseguente al disastro di Fukushima.Cercando il calamaro gigante sul web, grazie ai motori di ricerca, alcuni lettori si sono imbattuti in un’altra storia, questa volta riguardante il lago d’Orta. Su Orta blog si raccontava infatti della cattura di un calamaro gigante. Immediate, come si è detto, le condivisioni e le prese di posizione, che hanno fatto schizzare verso l’alto la statistiche delle visite del blog.Cosa c’è di vero in questa storia?Tanto per cominciare quella del calamaro della California è una notizia messa in giro dal sito The Lightly Braised Turnip, un nome che tradotto in italiano significa “la rapa leggermente brasata” un nome che dovrebbe bastare a mettere sull’avviso i lettori. Non è andata così, evidentemente, perché molti, compresi parecchi giornalisti, non si sono resi conto che il sito è specializzato in notizie ironiche e surreali di taglio pseudoscientifico, né che la foto (che avete trovato in apertura di questo post) era un fotomontaggio.Bufala? Sì, ma per ridere e qui sta la differenza. Il problema è saper leggere l'ironia.Lo stesso è avvenuto con Orta blog. Pochi infatti sono andati a leggersi il post originale e soprattutto pochissimi hanno fatto caso alla data. L’anno è il 2010, ma il giorno è il 1 aprile. Data in cui tradizionalmente anche le testate più serie si divertono a pubblicare notizie incredibili inventate di sana pianta.Il post su Orta Blog (ma ne trovate anche sul lago dei misteri, basta cercare) aveva voluto celebrare il Primo d'Aprile con una storia volutamente grottesca e palesemente inverosimile. Il bello è che parecchi "pesci" hanno abboccato, a distanza di anni.Il problema però è forse che ormai notizie incredibili e inventate di sana pianta vengono quotidianamente pubblicate, riprese acriticamente e diffuse senza controllo da un pubblico che sembra sempre meno provvisto di spirito critico. Soprattutto se non si ha il tempo e la pazienza di leggere fino in fondo gli articoli, verificandone le fonti, come spero abbiate fatto con questo.Così diventa difficile distinguere tra le bufale vere e quelle per ridere. E le probabilità di abboccare all'amo, sia esso gettato da un simpatico burlone o da qualche tenebroso profeta di sciagura interessato a diffondere notizie apocalittiche per motivi non chiari, aumentano esponenzialmente.