Magazine Diario personale

Di caldo e di schifezze.

Creato il 20 luglio 2014 da Lagianni @LaGianni85
Di questi tempi, se volete vedere gente vestita carina, l'unica è farsi un giro in via della Spiga verso le nove/novemmezza del mattino, perchè in tutta Milano le uniche ancora in grado di abbigliarsi con ritegno sono le venditrici delle boutique di lusso.
Per il resto, i Milanesi sembrano le vittime senza voce dell'afa. Si aggirano disorientati per la città, mostrando chiari segni di squilibrio ipertermico. Zioppera se fa caldo. Fa talmente caldo che la mattina si uscirebbe in vestaglia e ciabatte di gomma. Periodo ipotetico. Ma visto che siamo esseri senzienti, NON LO SI FA, si radunano invece forze ed energie e CI SI VESTE, al meglio delle nostre capacità di resistenza. Perchè occhei, fa caldo che ci si scioglie il trucco, fa caldo che la mattina ci si mette la crema e si rimane con le gambe rivestite di pelle d'anguilla, ma l'ipertermia non può giustificare certe nefandezze, a meno che non vi abbia dato completamente alla testa.
Perchè amici, quando scoppia il caldo, a Milano cominciano a vedersi cose che manco al largo dei bastioni di Orione il quindici d'Agosto.

DI CALDO E DI SCHIFEZZE.

L'immagine è a caso, giusto per stemperare la tensione.


Gli shorts giroculo ad esempio. Com'è che l'afa riesce a vincervi così facilmente sul senso del pudore che d'un tratto trovate perfettamente normale andarvene in giro con mezza chiappa di fuori? Mettetevi anche i rollers, già che ci siamo, e poi possiamo far finta di essere a Miami, invece che sulla Martesana in mezzo alle nutrie che nuotano.
Vorrei svelare due grosse verità ad alcune signore che passeggiano per il centro in questi giorni: il copricostume non è un vestito, e voi avete bisogno del reggiseno. Vedete il mare da qualche parte? Ci sono ombrelloni, lettini e un bagnino nelle vicinanze? I vostri figli indossano braccioli? No? Allora copritevi.
Quando il termometro supera i 30 gradi, parte l'inspiegabile voglia di vestirsi da poracce. Chissà perchè. Tipo che d'un tratto si matrializzano, dal cassone sotto il letto dov'erano giustamente relegati, borse peruviane regalateci da zie nel '97, bracciali colorati acquistati in spiaggia a Viserbella, canotte di Tezenis risalenti alla prima apertura in Vittorio Emanuele, sandali souvenir della cammellata nel deserto scelti nella tenda beduina sotto i fumi del narghilè.
E poi le cinesate. Credo che il mercato della maglina cinese in estate raggiunga picchi incredibili. Il best seller è la tuta da Ali Babà pure made in China, che abbinata con le ballerine in paillettes da mercato vi fa subito sentire Jafar alla ricerca del diamante allo stato grezzo. Perchè sì, alla fine passiamo tutto l'anno a volerci sentire delle principesse, d'estate ci tramutiamo invece nei pirla della Disney, mi sembra giusto.
E comuque tra tutti gli orrori che l'afa porta nel guardaroba delle Milanesi, se dovessi scegliere quello che veramente mi fa incazzare, ragazze, sono i jeans. I jeans. I jeans. Perchè, santissima l'afazza, se con quaranta gradi all'ombra e il centopercento di umidità percepita non riuscite a trovare una soluzione migliore che mettervi un paio di jeansjeansjeans,  che fantasia di merda avete, vi meritate la morte lenta per autocombustione.
 

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