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Di cosa parliamo quando parliamo d'amore

Creato il 09 novembre 2012 da Odio_via_col_vento

 

Di cosa parliamo quando parliamo d'amore

Filippo Lippi, Coppia

 

Enormi sono i possibili fraintendimenti sull'amore, enormi quanto aspettative, esigenze e fantasmi che gravano sulle nostre anime e rendono un incubo anche quello che, per definizione, dovrebbe essere il fulcro di felicità della nostra vita.

Devianze, semplici piccoli egoismi, malattie e psicosi, incapacità a comunicare, profonde ferite esistenziali, modelli sbagliati, suggestioni e miti: un groviglio di vipere difficile a dipanare e a superare.
Eppure tutti ci proviamo. Chi in maniera seriale, chi episodicamente, chi con pervicace monogamia. 
La coppia continua ad essere il modello di riferimento pressoché unico della felicità.
Con varianti e spesso a scadenza. Ma le due parti della mela, le due metà del cielo, l'essere diviso platonico, lo ying e lo yiang continuano a cercarsi.
E a ingannarsi e mentirsi reciprocamente nella impossibilità di comunicare quello che veramente ognuno dei due sente e intende e spera e aspetta e sottintende con quella misteriosa parola, AMORE, che sempre di più risulta facile definire per negazione (ciò che NON è) piuttosto che per affermazione. 

 

Eccoli, alcuni, quindi, dei più diffusi sottintesi del parlare d'amore:
  1. Ti amo =  Amo la posizione sociale che mi dai (e non importa essere un nobile, un professionista, un divo sportivo o televisivo per ispirare questa idea. Lo status sociale può essere anche solo la definizione del ruolo, marito e moglie, padre e madre, fidanzati, compagni, cittadini di uno stato, appartenenti al club, iscritti alla WWF......Entrare in un gruppo, qualunque idea di gruppo)
  2. Ti amo =  Amo essere amato (la sensazione certo più emozionante ed appagante della vita. Ma ammettere questa necessità significa ammettere che dell'amore si ama la sensazione che provoca, non la persona che ce le suscita)
  3. Ti amo =  Amo la trasgressione del nostro rapporto (specialmente se si è stati educati rigidamente, se per anni si sono sostenuti ruoli rigidi e si è obbedito a regole ferree, la trasgressione la si è sempre vista da lontano. Il "bello e dannato" diventa il principe azzurro più desiderabile; scegliere il reietto sociale, il drop-out, quello che la famiglia rifiuterebbe porta in sé un gusto non legato all'amore, ma all'affermazione di libertà individuale, di affrancamento. Che non ha età, che non è necessariamente adolescenziale, ma arriva per ognuno in un momento diverso della vita, o, implacabilmente, segue e perseguita chi in realtà non ha mai compiuto il passo del taglio del cordone ombelicale)
  4. Ti amo =  Amo l'abitudine dello stare con te, amo la sensazione di sicurezza che mi dai (spesso questa è la sensazione dominante in un rapporto consolidato, ma non solo. Il bisogno di ricreare l'età dell'oro dell'infanzia, di sentire la presenza e l'attenzione costanti che circondano e proteggono, la pace di non dover scegliere, di non esercitare valutazioni e critica; l'illusione di eternare l'attimo possono essere stimoli forti anche per giovani e per chi esce da un recente passato turbolento)
  5. Ti amo =  Amo accudirti (ed essere così il centro di riferimento della vita dell'altro. Rendersi importante, indispensabile, nel sostegno, nell'occuparsi del quotidiano o dell'imprevisto, con fatica o con spontaneità. Ma un atteggiamneto che serve principalmente a chi lo esercita, a calmare l'ansia dell'abbandono, la paura di non valere abbastanza come persona, tanto da avere bisogno di rendersi indispensabile per essere amato)
  6. Ti amo =  Amo il fatto che mi fai dimenticare tutto il resto (un prepotente o immediato e inprevedibile bisogno di fuga dalla realtà, un rapporto basato sui pesi della vita dell'uno, i suoi problemi, le sue ansie. E la capacità dell'altro non tanto di risolverli, quanto di illudere e stordire con una specie di paradiso artificiale,a  buon mercato)
  7. Ti amo =  Amo controllarti (amore di dominio, amore di esercitare un potere, di sentirsi potente attraverso questo. In realtà non è gelosia, non è paura di perdere l'altro, alla base di questo tipo di malattia d'amore, quanto un profondo senso di inferiorità e disistima. Il controllo illude di essere potente, il dominare un altro fa credere di essere portatore di un valore, degno di ammirazione e stima, degno, in ultima analisi, di amore)
  8. Ti amo =  Amo il tuo bell'aspetto (non necessariamente per edonismo, ma, più facilmente, per un bisogno inesausto di conferme. La bellezza dell'altro, l'ammirazione che lo segue, diventa una verifica continua del proprio essere prescelto da un partner che potrebbe avere chiunque)  
  9. Ti amo =  Ho bisogno di te (mi sento debole senza di te, non so cosa farei senza di te, tu riempi un mio vuoto, sei il cagnolino che mi scodinzola dietro, il mio passatempo, il libro lasciato aperto su una poltrona, il caldo in inverno e il fresco in estate. Uno dei pù grandi inganni del "non amore", una delle maggiori ispirazioni di poesie e canzoni. Ma sempre e comunque una diminuzione dell'altro, visto in funzione dei nostri vuoti e delle nostre mancanze).

E poi?

E poi, per fortuna o per caso, per forza o per debolezza, poi c'è, l'amore.
Comunque. 

 


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