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Di editoria a pagamento, di doppi binari e di politiche discriminatorie dei blogger

Creato il 20 dicembre 2014 da Lalettricerampante

Di editoria a pagamento, di doppi binari e di politiche discriminatorie dei blogger

©Kaan Bagci

Oggi parliamo di editoria a pagamento. Sì, di nuovo, anche se forse l’argomento rispetto a qualche anno fa sta passando un po’ di moda. E non che io ne abbia parlato poi così spesso qui sul blog. Direttamente solo una volta, quando ho intervistato un autore che aveva pubblicato a pagamento. Indirettamente, invece, ne parlo sempre, ogni volta che non accetto di leggere o di recensire un libro che so arrivare da una di queste case editrici.Però ne voglio parlare di nuovo, perché proprio in questi giorni mi è capitata una cosa che, credo, meriti un post. Non farò alcun nome, un po’ perché questo non vuole essere un post di condanna verso nessuno, un po’ perché sono convinta che un autore o un’autrice che è in grado di scrivere un libro dovrebbe essere anche in grado, prima di pubblicarlo, di fare un minimo di ricerca e decidere da solo/a a quale editore rivolgersi e quale no.
Un po’ di tempo fa mi ha contattata l’Ufficio Stampa di un autore, giunto già al suo terzo libro, per propormene la lettura ed eventualmente una recensione sul blog. Conosco da diversi anni, proprio grazie al blog, la persona che mi ha scritto e quindi, senza pormi troppi problemi (leggi “stupidamente”), ho deciso di accettare.Ho letto il libro e mi è piaciuto molto. Prima di scrivere la recensione ho deciso di fare qualche ricerca sull’editore che l’ha pubblicato, più per curiosità che non per indagine, abbastanza sicura, vista anche la bellezza del libro, di trovarmi di fronte a una di quelle piccole case editrici che tanto amo ultimamente, che fanno della loro passione per la letteratura il loro lavoro. E magari sarà così anche in questo caso, ma la casa editrice in questione è una casa editrice a pagamento (sotto forma di acquisto copie da parte dell’autore) e doppio binario. Il primo caso non viene dichiarato sul loro sito internet, il secondo, molto apertamente, sì. 
Mi sono consultata con un paio di blogger, una che aveva ricevuto il libro come me e che, ancor prima di me, aveva avuto qualche dubbio in merito, e un’altra che so conoscere questo mondo in modo molto più approfondito. Ho parlato con chi mi ha inviato il libro e, alla fine, ho scritto direttamente all’editore (che, dal canto suo, bisogna ammettere essere stato molto onesto sia nella rapida risposta sia nel contenuto… cosa non poi così scontata quando si fanno certe domande un po’ “scomode”).
La risposta, devo dire, non mi è piaciuta. Il succo è “fanno tutti così, piccoli, medi e grandi editori. La differenza è che noi pubblichiamo anche emergenti, mentre i grandi si affidano solo alle agenzie letterarie, con un esborso economico da parte dell’autore ancor più grande del nostro obbligo di acquisto copie”.
Ammetto che per un momento ho avuto il dubbio che fosse vero. Ok, è durato mezzo secondo, ma credo, non essendo una vera addetta ai lavori ma una semplice lettrice un po’ curiosa, che fosse anche giusto che questo dubbio nascesse. Per togliermelo del tutto ho fatto l’unica cosa che potevo fare: scrivere ai piccoli e medi editori che conosco e chiedere loro come funziona la pubblicazione con la loro casa editrice. 

Di editoria a pagamento, di doppi binari e di politiche discriminatorie dei blogger

© Illulla

Nessuno di quelli con cui ho parlato chiede soldi agli autori per la pubblicazione, né impone alcun obbligo di acquisto copie. Anzi, solitamente qualche copia del libro viene mandata all’autore “in omaggio” e poi sono previsti sconti se l’autore decide di acquistarne altre copie.Alcuni si sono anche un po’, e giustamente, alterati non tanto di fronte alla mia domanda quanto al motivo della mia domanda. “Un editore mi ha detto che questa prassi è comune a tutti gli editori. Confermi, smentisci?”.
Non so se il dire “lo fanno tutti”  sia davvero ciò che certi editori credono (che poi è il motivo per cui non faccio nomi, perché non riguarda sicuramente solo l’editore con cui ho parlato io) o se venga semplicemente usato per far credere agli autori, a volte un tantino allocchi, che la prassi sia quella e che quindi possano tranquillamente pubblicare con loro. Non lo so. Così come non so bene come funzioni con le grandi case editrici, perché non ho mai avuto modo di rivolgermi direttamente a loro per fare una domanda del genere. Sicuramente alcuni passano tramite agenzie editoriali, che altrettanto sicuramente non costano poi così poco, però credo anche che altri invece abbiano avuto, oltre all’indiscussa bravura, la fortuna di essere scoperti e pubblicati senza dover sborsare un euro.L’editore mi fa notare poi che non applicano questo obbligo di acquisto a tutti i libri che pubblicano (e qui sta il doppio binario, se ho capito bene), ma solo a quelli che vengono loro proposti direttamente dagli autori o dalle agenzie letterarie. Ci sono quindi due canali, quelli selezionati da loro, su cui hanno un certo rischio d’impresa, e quelli che invece pubblicano su richiesta, anche se ammetto non mi è ben chiaro se utilizzino lo stesso marchio o se differenzino bene le due modalità. (Avrebbe più senso? Ne avrebbe meno? Non lo so…  da un lato farebbe sorgere qualche dubbio sui libri pubblicati gratis, dall'altro farebbe sì che la casa editrice stessa considerasse, in qualche modo, i libri pubblicati a pagamento “inferiori” o comunque diversi).Nella mail mi viene fatto notare (in modo, ripeto, molto, molto educato) che forse con questa politica di non leggere o recensire libri pubblicati dalle case editrici che prevedono un pagamento, di soldi o di acquisto copie, da parte dell’autore in qualche modo io sia discriminatoria e crei uno svantaggio nei confronti di quelle piccole case editrici indipendenti e di quegli autori con la passione per la scrittura (che immagino siano un po’ tutti) che per poter sopravvivere e farsi conoscere avrebbero bisogno proprio dell’incoraggiamento di tutti.
Anche su questo ho riflettuto a lungo. E se da un lato comunque dubito che una recensione sul mio blog possa avere questo effetto, dall’altro credo che di spazio sul mio blog per i piccoli editori ce ne sia. Per quelli che, a mio personalissimo giudizio, questo spazio se lo meritano davvero, però. Per quelli che fanno cultura e letteratura, senza  far leva sull’ego dell’autore che crede talmente tanto nel suo lavoro (e ci sta, ci mancherebbe!) da essere disposto anche ad acquistare qualche copia pur di vederlo pubblicato.
Per quelli che investono e rischiano, perché quello è il loro lavoro. Che pubblicano magari poco, ma buono.
Per quelli che non rispondono mai “fanno tutti così”. 
Pur non essendo un’esperta del settore, so anche io che il mondo dell’editoria dall’interno è molto complesso. So che per un autore è difficile farsi pubblicare e che forse, a volte, oltre alla bravura ci va anche la fortuna. Così come so che sulla frase “gli editori oggi non rischiano e non pubblicano emergenti” si fondano le basi sia dell’autopubblicazione sia, soprattutto, degli editori a pagamento.
Quindi, l'unica cosa che posso dire agli autori è di valutare bene cosa vogliono dal loro libro e a quali condizioni pubblicarlo, perché in alcuni casi è meglio tenerlo in un cassetto che pubblicarlo con una casa editrice che su di voi non è poi così disposta a scommetere.

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