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Poi arriva gugolplas (per chi ama storpiare i nomi) e ci sono dentro già dalla mattina del suo lancio, dapprima pochi, poi sempre più numerosi. Non è questo il momento per fare un bilancio, altri più esperti sapranno analizzare numeri, punti di forza e debolezze, però una cosa si può dire dato che ancora siamo pochi, per ora non è un duplicato di feisbuc. Non tradisca la somiglianza nell'organizzazione della pagina. Non viene spontaneo (almeno per me) postarvi aggiornamenti di stato, che sono la porta verso la futile chiacchera. L'organizzazione in cerchie, da qualcuno già additata come politicamente scorretta, è invece un modo per tenere ordine fra i contatti, che non sono amici ma contatti, come è giusto che sia, e quando sono amici stanno fra gli amici. E il piano reale con il piano virtuale sono piani del vissuto distinti, non va dimenticato nemmeno nell'attuale era social della rete. Ci si stupisce del fatto che se una persona non risiede nelle cerchie possa leggere i post, se il post è pubblico mi pare giusto che tutti debbano leggere, se non lo è chiaramente sarà cura di chi pubblica decidere a chi farlo leggere, utilizzando le comodissime limitazioni: cerchia di amici? Conoscenti? Quella che si vuole. Durante l'utilizzo di G+ non va dimenticato che prima di tutto Google è motore di ricerca, l'obiettivo non è far dire alla gente come si sente, cosa fa e se ha caldo o mal di pancia, l'obiettivo è produrre condividere i contenuti nella rete, quei contenuti, anche autoprodotti, che poi la gente trova coi motori di ricerca. Non ha senso pensare G+ staccato da tutti gli altri prodotti: blogger, picasa, youtube. Il pulsante + di cui tanto si è discusso, serve affinché i lettori possano dire se ciò che leggono è buono o meno, se gli piace o non gli piace, e cosi come il like di feisbuc ha finito con l'influenzare il posizionamento nei motori di ricerca allo stesso modo farà il pulsante +. Il problema è piuttosto un altro, siamo in grado noi genti della rete di dire cosa è buono e cosa no. Cosa è qualità e cosa non lo è. Google continua a consigliare di scrivere contenuti inediti, suggerisce di proporsi con la propria identità, certamente con ciò che consegue nel "metterci la faccia", ma per esempio molti di noi lo avevano già fatto da tempo, decidendo di apporre una firma ben chiara sotto a ciò che scrivono.
E per finire, leggo da più parti le rispettabile decisione di non entrare a far parte di G+, certamente è condivisibile come la scelta di moltissimi di non stare nemmeno su feisbuc. Ma non si tratta di scegliere, chi produce contenuti sul web ha poco da scegliere se vuole essere trovato dai motori di ricerca. A meno che i contenuti non siano per pochi eletti. Rimane una domanda da farsi, e qui risponderanno i veri esperti della rete: G va verso la conquista di una posizione dominante? Presto per dirlo ma le risposte non tarderanno. © Crescere Creativamente consulta i Credits o contatta l'autrice.
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