Domenicano e specialista di fama mondiale per quanto riguarda la rappresentazione del “sacro”, François Boespflug marchia i musulmani, gli autori e i mandanti della strage di”Charlie Hebdo”, la mattanza che ha insanguinato Parigi ,che è pochi giorni, e ha precipitato la città nel panico più completo, quali esseri impotenti sul piano culturale. E l’impotenza per lo studioso d’immagini,in riferimento a quei ghetti fondamentalisti,disseminati un po’ qua e un po’ là nelle città europee, dove imam arrabbiati indottrinano giovani incolti e sprovveduti, altro non è che la risultante tangibile di una totale assenza di cultura critica. Incapacità di ogni elementare attitudine al giudizio. E, naturalmente, grosse sono le responsabilità, che ricadono per intero su quelle che sono le attuali élite musulmane, che avrebbero ben altri doveri.
Un parlare senza peli sulla lingua, questo di Boespflug, che giunge da chi ha grosse competenze in materia di immagini sacre ed è in grado perciò di riconoscere a volo possibili casi di blasfemia, per cui non si può non fermarsi a riflettere per un attimo e cercare di capire. Capire, per esempio, che non sarebbe accaduto nulla se la formazione coranica all’interno delle moschee cittadine, in questo caso a Parigi, fosse affidata a predicatori competenti e non a improvvisatori e per giunta imbonitori dal dente avvelenato contro tutto ciò che riguarda l’Occidente.
Nell’affrontare il tema dell’offesa nei confronti della persona del Profeta, a proposito delle vignette satiriche del periodico parigino, padre Boespflug ci tiene a precisare quanto lo disturbi davvero il dover sentire anche da parte di persone colte che non esistano immagini di Maometto o icone riferentisi alla fede islamica. Perché non è vero. E aggiunge che dal congruo numero d’immagini e di icone sarebbe addirittura possibile arrivare a illustrare un libro sull’intera vita di Maometto.
Questo, tuttavia, non esclude- sostiene il nostro- la paura che i musulmani hanno di cadere nel feticismo. Temono l’idolatria, partendo dall’angolazione che l’uomo è comunque una creatura debole.
Dal momento che l’immagine è, in quale che sia la circostanza,qualcosa da essere sempre maneggiata con cura, poiché è presenza, emozione, senso e potere, l’educazione alla sensibilità religiosa, specie per i musulmani che vivono in Europa, è qualcosa di molto delicato di cui gli intellettuali islamici hanno l’obbligo improrogabile di farsi carico. Ciò significa che la formazione del buon musulmano non può prescindere da una formazione teologica che si agganci al politico e al sociale e, nel contempo, non può e non deve essere trascurato quello che è il cosiddetto dialogo interreligioso.
Un confronto tra le religioni monoteiste, per Boespflug, anche a partire dalle immagini, non può che essere un approdo arricchente per tutti.
Occorre sostituire alle paure e alle reticenze di oggi una maggiore e sostanziale apertura. Insomma dare vita ad un autentico ecumenismo –come auspica lo studioso- attraverso quelle che sono le stesse differenti e molteplici immagini disponibili.
Si tratterebbe in concreto di mettere al bando sopratutto le dicerie, figlie dell’incultura, e ogni religione, che ha una sua particolare relazione con le immagini, comprenderebbe meglio in questo modo di certo anche il suo specifico. Tra l’altro niente di più naturale giacché si vive già nella società dell’immagine e si è solo all’inizio della globalizzazione dell’immaginario. Importante è che non si vada a creare un immaginario trans- religioso. Esso eroderebbe, infatti, le ricchezze proprie di ogni religione,
Da qui, ossia a partire da un confronto corretto e consapevole tra le religioni monoteiste, il passo all’etica della convivenza è breve. Perché si può dire ciò che si pensa, quale che sia il contesto, purché si mettano in atto delle piccole autocensure quotidiane indispensabili, che tengano lontane le possibili eventuali offese.
a cura di Marianna Micheluzzi
ndr.)
François Boespflug, né en 1945, est un historien du christianisme et un historien de l'art chrétien, au Moyen Âge en particulier.
Membre de l'ordre dominicain, il est professeur émérite d'histoire des religions à la faculté de théologie catholique de l'Université Marc-Bloch de Strasbourg après y avoir enseigné de 1990 à 2013.
Après une thèse de doctorat consacrée à "Dieu dans l'art", soutenue en 1984, il a publié de nombreux ouvrages sur l'iconographie chrétienne. Il est notamment spécialiste de la Bible moralisée.
En 2010, il a été titulaire de la chaire du Louvre, et en 2013 de la "Chaire Benoît XVI" à Ratisbonne.
Il a été membre de la direction littéraire des éditions du Cerf de 1982 à 1999.
Il intervient régulièrement dans les médias sur les questions relatives à l'Eglise catholique, mais aussi plus généralement sur les représentations du divin dans toutes les religions. (Wikipedia)