Io detesto i Mondiali di Calcio, per lo stesso motivo per cui odiavo il Grande Fratello nelle prime edizioni, prima che lo lasciassero morire di morte naturale.
Ai tempi, su qualunque canale si girasse c’era il GF: clip del GF, live del GF, serate del GF, e se c’era qualche programma che non fosse il GF, fra gli ospiti di sicuro figurava qualche concorrente fuoriuscito.
Per i Mondiali è lo stesso: anche se attualmente vivo in una casa men-free e quindi posso evitare, con mia somma felicità, di vedere le partite, mi tocca passare le mie serate in solitudine perché tutti devono stare a casa a vedere la partita. Inoltre, anche se non mi interessa, vengo comunque informata sull’andamento del match grazie alla telecronaca che arriva dalle finestre altrui, a base di grida di giubilo e imprecazioni in base alle performance dell’Italia.
Ricordo una volta in cui, con amici, si era deciso di andare a vedere la finale in una piazza attrezzata con maxischermo (ovviamente dietro pretesa su suggerimento dei maschi del gruppo). Purtroppo, la geniale amministrazione comunale aveva piazzato non uno schermo, ma un proiettore: peccato che la partita iniziasse alle 20, almeno un’ora prima del tramonto, e quindi sul telo si vedesse solo una vaga proiezione fantasmatica di omini che correvano su un prato.
Gli uomini tirarono subito fuori il piano B, cioè okkupare a mo’ di squatter la casa di un amico che abitava nei dintorni; mentre ci recavamo verso la meta, ovviamente a velocità Mach5 perché la partita era già iniziata, potevamo tenerci aggiornati sul punteggio basandoci sulle grida che arrivavano dalle finestre.
Che poi, io di solito evito le serate di questo tipo. Potrebbe sembrare un momento conviviale tra amici come un altro, una scusa per trovarsi, mangiare schifezze e fare due chiacchiere, ma in realtà il clima è da sala da attesa del pronto soccorso: gente che va a fumare sul balcone perché è troppo nervosa, ma al tempo stesso si sporge all’interno per sbirciare lo schermo; grande tensione, non si sente volare una mosca e se qualcuno osa accennare un principio di coversazione viene zittito da sguardi omicidi.
E quando non c’è una partita dell’Italia, i Mondiali monopolizzano comunque la conversazione, in genere con un andamento di questo tipo: prima dell’inizio del girone tutti sostengono che l’Italia uscirà subito perché la squadra fa schifo, e il CT è un cretino perché non ha chiamato Tizio che è il nuovo Pelè, ha convocato Caio che ne sa di calcio come Flavia Vento di meccanica degli urti, e ha messo Sempronio in un ruolo che ovviamente non è il suo. Poi la Nazionale vince un paio di partite e tutta Italia diventa uno sventolare di tricolore che nemmeno dopo la liberazione dalle truppe naziste, ad ogni angolo di strada si sente il giro di basso di una bella canzone dei White Stripes trasformato in un coretto più coatto di Er Monnezza, e tutte le varie catene che hanno promosso una campagna di sconti legata ai successi dell’Italia, confidando nell’astmosfera pre-partita, cominciano a tremare.