Nerd di ogni dove, amanti della poltrona e genti con il controller sagomato sulle mani a furia di sudore e secrezioni varie bentrovati ad un nuovo appuntamento con Hush e l’anacronistico mondo steampunk!
Nella puntata di oggi parleremo della “biodiversità” del sottogenere steampunk, poiché si, nonostante sia un sottogenere lui stesso ha al suo interno altri sottogeneri simili.
Ovviamente tutti queste possibilità alternative hanno sempre lo stesso filo conduttore, tecnologia puramente meccanica molto avanzata in un contesto storico anacronistico.
Ma andiamo dunque a scoprire in volata tutti questi anonimi generi sconosciuti ai più, spesso e volentieri dimenticati anche da chi li ha creati:
Biopunk: come lo steampunk in tutto e per tutto, estremamente accentuata però la componente biologica. Gli esseri viventi sono spesso e volentieri mutati, alterati da una rude ingegneria genetica o modificati con pezzi di macchine, come ad esempio arti rimpiazzati da controparti meccaniche.
Spesso e volentieri le ambientazioni biopunk sono ancora più dark rispetto al normale, inquinate e devastate più che mai, quasi a voler mostrare un mondo melmoso e infetto in cui alla fine le mutazioni genetiche avvengono spontaneamente.
Forte l’uso da parte di molti delle mescolanze con creature dal sapore molto Lovecraftiano, quasi uscite da uno dei miti di Cthulhu o dal Necronomicon stesso.
Dieselpunk: Concettualmente come lo steampunk, ma qualche decennio più avanti. A muovere il mondo non è la forza del vapore, ma quella di primitivi motori endotermici. Il petrolio si fa sempre più strada nel mondo e rimpiazza caldaie e ottone, anche aiutato dalle primitive forme di elettricità. Qui le ambientazioni sono varie, ma tutte rese tetre dall’aumento esponenziale dell’inquinamento e dall’industrializzazione eccessiva del pianeta.
Atompunk: A seconda delle scelte può essere molto anni 60 o molto retrò, ma comunque il nome dice tutto. Come dieselpunk e steampunk, ma tutto è mosso dall’energia nucleare. Diciamo che rimanda molto a Fallout 3, ma un purista potrebbe anche ambientarlo in epoca vittoriana (Queen Victoria’s Bomb) anche se estremamente complicato.
Sandalpunk: lo zoccolo duro dello steampunk, quello che nessuno conosce e chi lo conosce non osa scriverne. Parliamo dello steampunk in ambientazione Greca, antica Grecia per la precisione. In quel periodo quel figo di un Erone di Alessandria già aveva creato qualcosa che poteva essere considerato il primo motore a vapore della storia: L’Eolipila.
Non solo questo però, grazie a un rudimentale sistema a vapore e carrucole trovò il modo di far aprire le porte di un tempio accendendo un semplice braciere, un vero precursore dell’epoca vittoriana insomma. Come genere io stesso faccio fatica a trovare da leggerne, praticamente non ho mai trovato nulla che non fosse scritto da un qualche amatore, pure male aggiungerei. L’ambientazione e le motivazioni sono difficili, anche se l’antica grecia a vapore è una ganzata all’immaginazione.
Elettropunk: No non parliamo di qualche band j-rock o pop inglese, qui si tratta di steampunk ultima fase, ovvero il declino del vapore e l’ascesa incontrollata dell’energia elettrica. Il periodo è l’ultimo ventennio vittoriano, 1890-1910 sino al 1920/1930, quando l’elettricità iniziava a diffondersi in massa anche grazie a Thomas Edison Nikola Tesla. In questa ambientazione ancora primitiva vediamo uno sfruttamento abnorme della neonata energia elettrica, sovente mischiata con le macchine a vapore per essere propriamente generata.
Una delle opere migliori del genere (mia opinione) è la graphic novel “Captain Swing e i pirati elettrici dell’isola delle braci, la quale tratta entrambi i generi in modo sublime.
Fine, almeno per questo articolo. Ora come ora questi sono i sotto-sottogeneri più noti agli addetti ai lavori e non, ma non è detto che in futuro ne saltino fuori altri.
Spero che l’articolo flash sia stato apprezzato, per ulteriori approfondimenti non esitate a contattarmi, non volevo dilungarmi eccessivamente per non lasciare poi impastati i lettori.