Faccio coming-out: io ho dei grossi problemi con chi dà voti troppo circostanziati ai libri.
Il bello è che un tempo, cinque o sei anni fa, lo facevo anch’io. Vale a dire che a ogni recensione seguiva un voto preciso: sei, sei mezzo, cinque, otto e via dicendo. Ero perfino uno dei virtuosi del quarto di punto: sei meno (6-), cinque più (5+) etc.
Poi, di punto in bianco, il sistema mi è venuto a nausea. Ho abolito le votazioni, allungando le recensioni e limitandomi a consigliare o sconsigliare ciascun singolo libro a determinate categorie di lettori. Per esempio se parlo di un romanzo action lo suggerisco a chi ama questo o quello scrittore di riferimento, etc etc.
Ammetto anche che il disagio si estende – da me in qualità di recensore – anche tutti coloro che usano le valutazioni numeriche, o le stelline, per dare un giudizio definitivo su un libro. Per questo (e anche per altri motivi, a dire il vero) non amo affatto siti come Anobii, che infatti mi guardo bene dal frequentare.
Non sto dando un giudizio su chi recensisce tramite questo sistema, anche se potrebbe sembrare l’esatto contrario. Sapete come la penso: ciascuno recensisce come vuole.
In effetti riconosco la limpidezza nell’esprimere una valutazione globale su un libro attraverso i voti scolastici o le stelline. Sono, per così dire, dei metodi di sunto netti e chiari. Sette? E’ un buon libro. Quattro? Da evitare. Idem le stelline. Tre su cinque? Positivo. Due su cinque? Negativo.
Eppure, al contempo, trovo questo modo di recensire piuttosto limitante. Una contraddizione? Forse sì.
Da cosa derivano le tre stelline al posto delle quattro? Da qualche refuso? Dalla lunghezza (troppo corta, o il suo contrario) di un romanzo? Dalla brutta copertina? Dall’infodump?
E, notate bene, una stellina in più o in meno, in una scala da 1 a 5, fa tanta differenza.
Un’altra faccenda che mi lascia un po’ basito è l’utilizzo personale della scala numerica, di blogger in blogger. Conosco recensori i cui voti, di fatto, variano dal 7 al 9, col risultato che il sette deve essere paradossalmente interpretato come un’insufficienza. C’è anche l’esatto contrario: chi non dà mai più di sei, al punto che un cinque viene accolto quasi con soddisfazione, e un sei e mezzo può essere festeggiato come un incredibile successo.
Mi rendo conto che si tratta di una questione di lana caprina, che può essere risolta semplicemente dando peso alla recensione scritta, senza badare al voto finale (per chi, come me, mal lo tollera). E se la recensione è troppo asciutta e riduce il tutto alle stelline o al voto, allora si può cambiare semplicemente recensore di riferimento.
La domanda è questa: voi che ne pensate di voti, stelle, stellini e di valutazioni di questo genere?
Ovviamente i dubbi relativi alle valutazioni numeriche sono applicabili anche ad altri prodotti (cinema, musica, fumetti), non solo ai libri.
- – -