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Di tutte le gabelle dei professori trovo che la peggiore sia quella sulla benzina. Tocca tutti, anche chi non ha nemmeno il motorino.

Creato il 10 febbraio 2012 da Slasch16

Di tutte le gabelle dei professori trovo che la peggiore sia quella sulla benzina. Tocca tutti, anche chi non ha nemmeno il motorino.Dagli alimentari alle medicine, dai calzini al computer, tutto viene trasportato per consegnare le merci a negozi e supermercati ed è per questo che il balzello è odioso, colpisce gli indifesi, disoccupati, precari e pensionati alla minima.
Pane e latte aumentano come la verdura e la pasta e questo avviene a prescindere dalle materie prime è il trasporto che incide sempre di più.Sappiamo tutti che molti sono costretti ad usare l’auto per recarsi al lavoro, prodursi un reddito per chi fortunatamente ce l’ha. Se non bastasse l’aumento degli alimentari ed i generi di prima necessità, gas, luce  a tagliare stipendi e pensioni ci va pure aggiunto l’aumento dei costi per produrre un reddito,  che nessun adeguamento di contratto riesce a coprire e lo stipendio vero al netto dei costi diminuisce.
Ovvio che ciò non avviene per i pensionati alla minima che non hanno l’auto e la pensione la vanno a ritirare in posta con il bastone per reggersi in piedi ma è quando vanno a fare la spesa che la gabella colpisce anche loro, spietata non guarda in faccia nessuno.
Mi impressiona l’indifferenza generale ad un problema del genere, non sono uno statistico, la butto lì, ma penso che la rapina autorizzata dallo Stato, dal governo, su benzina e gasolio taglia di netto del 10, 15% salari e pensioni.
Possibile che nessuno se ne faccia carico? Che a nessuno venga in mente di organizzare una protesta, uno sciopero, su questo tema?
La Rivoluzione francese si sviluppo’ contro le gabelle che i nobili imponevano a contadini, artigiani ed a tutti quelli che si muovevano sul territorio per sopravvivere, stanchi dei balzelli dei nobili parassiti decisero di farla finita e di tagliare le teste inutili e parassite, grande invenzione la ghigliottina in queste occasioni.
Ora le gabelle, i balzelli, vengono imposti dall’economia parassita e dai governi loro complici, dando un invio da un computer qualunque delle stanze del potere economico-politico parassita la si applica immediatamente.
A proposito di generi primari, gli alimentari. In queste settimane di maltempo abbiamo visto che interi paesi, cascine isolate, stalle e quant’altro sono rimaste isolate per  giorni senza viveri, acqua, gasolio e benzina, oltre alle bombole del gas che noi di città non teniamo mai presente perchè il metano ci arriva sino in casa.
Basta comunque andare in un paesino della Valsassina per accorgersi che migliaia di famiglie cucinano con la bombola del gas, i più fortunati hanno il serbatoio interrato ma, anche questo, deve essere riempito, se i mezzi riescono a muoversi.
Sono rimasto nel vedere un servizio sul Tg3 inerente alla situazione di isolamento da neve che molti paesi e famiglie hanno vissuto.
C’era un signore che si era alzato alle 4 del mattino, aveva montato le catene al suo mezzo, caricato il mezzo di generi di prima necessità ed è arrivato in un paesino isolato da qualche giorno per fare un servizio e guadagnarci qualcosa, da quello che ho intuito mentre trafficavo in cucina, era il suo lavoro  e si è dato da fare per farlo al meglio.
Sono rimasto sorpreso quando, tra i generi di prima necessità, ho visto le banane. Devo dire che i tempi sono decisamente cambiati, non solo per Roma dove, da quando non ci sono più gli schiavi, parliamo di 2000 anni fa più o meno, nessuno spala più la neve ed il sindaco chiede aiuto. A Varese, dove ci sono gli intelligentoni della lega, hanno subito lanciato l’idea di fara spalare la neve agli immigrati sfollati e/o clandestini.
A parte il fatto che dovremmo farlo tutti, coronarie permettendo, ma la proposta del leghista mi puzza del solito razzismo.
Comunque a Milano ci sono molti stranieri anche di colore che la neve non l’hanno mai vista che si danno da fare per guadagnare qualche euro.
Oggi divago troppo, torniamo alle banane di prima necessità.
Provengo da una famiglia che stava bene, i miei nonni avevano la campagna, frutta verdura, animali, insomma non ci mancava niente ma, le banane, le ho viste che avrò avuto 10 anni, ma non basta.
Mia mamma mi diceva: mangia la mela chè la banana è pesante. Le mele, le pere ecc.ecc. le avevamo dietro la casa, ce le forniva direttamente l’albero e d’inverno si mettevano sotto, dentro, il pagliaio per farle durare di più.
Sono cambiate le esigenze, siamo cambiati noi, ieri mi ha frullato un pensiero nella mente e l’ho detto alla Mirè.
Mirè, le ho detto, se venisse una carestia di due, tre, mesi noi di città moriremmo tutti di fame. Non abbiamo orti, salvo qualche immigrato dal sud o dal Veneto che pura lavorando non ha voluto staccarsi dalla terra e ne coltiva un pezzetto in riva al Lambro.
Spero per lui che non innaffi le sue verdure con l’acqua del Lambro, altrimenti mi diventa di plastica.
Dicevo che no abbiamo niente nè galline nè uova, noi moriremmo di fame, di stenti.
I nostri bambini non hanno mai visto una mucca, dal vivo,  mi sono ricordato della  figlia di una mia amica che era andata in gita con la scuola  in una cascina alle porte di Milano dove c’erano, naturalmente, tanti animali.
La maestra ha invitato i bambini ad assaggiare il latte fresco di mucca, una occasione più unica che rara, e la figlia della mia amica ha risposto: non lo voglio il latte della mucca, voglio quello nel cartone!
Non c’è stato verso di farglielo assaggiare, il latte di mucca.
Ecco, noi di città, siamo un po’ tutti così.
Pensate se andasse via la luce ed il gas per una settimana, come faremmo a Milano?
Pochissimi di noi hanno stufe a legna o il camino. Io ho il camino, avrei il problema della legna che, da noi, costa al quintale come un chilo e mezzo di filetto e se mancasse il metano costerebbe il triplo. Sono già tra i fortunati perchè avrei un posto dove accendere il fuoco, ma gli altri come farebbero?



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