Un'estate latitante questa, che ci sfugge sul più bello, quando pensavamo fosse ormai nostra. Top e shorts che urlano dagli armadi, vogliono venire fuori. Ombrelli sempre sull'attenti e golfini nella borsa perché-non-si-sa-mai. Costumi che giacciono laconici nel cassetto mentre le espadrillas a righe si inzuppano nelle pozzanghere. Di sole e sale sulla pelle neanche l'ombra, solo una fetta d'anguria a consolarci. L'aperitivo al mare aspetta scalpitando dietro l'angolo, ma a scompigliare la chioma è solo il vento che preannuncia l'ennesima tempesta. Il falò sulla spiaggia l'ha spento la pioggia e non c'è verso di esprimere un desiderio se le nuvole coprono il cielo stellato. Neanche la musica ci crede più di tanto. Forse aveva ragione Malika quando cantava che d'estate muore un po'. Allora non ci resta che ingannarla: mangiare un gelato nonostante i brividi, intrecciare due fiori tra i capelli, il costume sotto i vestiti sempre pronto ad essere tirato fuori, un tocco dorato nel trucco come il sole che manca e via ad inseguire l'alba con la speranza che domani sia un giorno migliore. Un giorno d'estate.
C.