Un locale di Roma, qualche giorno fa, ha avuto il coraggio di esporre nella sua vetrina un cartello con su scritto:
“A causa di episodi spiacevoli dovuti alla mancanza di educazione, in questo locale non è gradita la presenza di bambini minori di anni cinque, nonché l’ingresso di passeggini e seggioloni per motivi di spazio”
Ovviamente non sono mancate le critiche e a nulla sono valse le giustificazioni del gestore del locale, che si fa simpaticamente chiamare il Comandante.
Però sapete una cosa? Io, in un locale con una restrizione del genere, andrei senza pensarci due volte e farei un monumento alla gloria al coraggioso proprietario.
Supponiamo la seguente situazione, ovvero la mia settimana: Dopo 5 giorni fatti di telefoni che squillano, gente che si lamenta, file in ogni dove, ancora gente che si lamenta, corrieri, problematiche di vario genere e telefoni che squillano nuovamente all’unisono, arriva il tanto desiderato e agognato sabato! Alleluia, Alleluia! Esci con amici e, dopo aver fatto tre quarti d’ora d’auto perché lì si mangia bene, approdi al ristorante. Entri e si presenta il seguente quadro: tavolata di 20 persone con annessi bambini e 5 passeggini presenti in sala. Il tuo senso di ragno inizia a pizzicare, ma fai finta di niente e chiedi alla cameriera il tuo tavolo. Dopo uno slalom fra i vari aggeggiPortaBambiniCapaciDiFareIlCaffèEUnMassaggioShiatsu nel tentativo- mal riuscito- di unire due tavoli, riuscite ad incastravi fra un palchetto, dove di tanto in tanto suonano i gruppi musicali, e alcuni tavoli già occupati. Vi sistemate: io mi metto qui, tu lì, lei là … bla bla bla, passami il cappotto che lo sistemiamo sulla sedia vuota, toh! prendi la mia borsa e poggiala accanto a te altrimenti la devo mettere a terra…
Inizia quella che dovrebbe essere una tranquilla e serena serata fra amici, fatta di chiacchiere e risate, ma tutt’a un tratto ecco arrivare sopra il palchetto( ovvero a meno di un metro da te) i festanti bambini mandati dai genitori che, pur di non avere i figli vicino, li avrebbero spediti in un campo minato a giocare a campana.
Gridano, urlano, saltano, si spingono, corrono.
Attila
Attila di doppia t terremoto e tragedia in confronto è un bischero isterico che gioca a fare il ganzo. Il tuo unico neurone sano inizia a piangere e a urlare pietà, i tuoi nervi- provati dalla stressante settimana lavorativa- stanno per cedere. Arriva uno dei padri, forse l’unico dotato di buon senso, e cerca di riportare i bambini al tavolo ma viene brutalmente apostrofato da una delle madri: ” ma lasciali stare lì, almeno non li sentiamo” . Nella tua testa passano ventimila e quattrocento imprecazioni diverse: “perché cazzo dovrei sentirmeli io i tuoi figli?” . Nonostante la situazione poco carina, ricordi gli insegnamenti che ti vogliono calma e pacata. Lamentarsi della caciara è considerato da vecchie zitelle acide piene di gatti perciò, con l’occhio in preda a spasmi nervosi, cerchi di mantenere un determinato contegno e ignori la situazione. I bambini, ahimè, continuano a fare così chiasso da non riuscire a sentire le parole della persona di fronte a te. Il tuo ragazzo, consapevole dell’imminente esplosione verbale, decide di alzarsi e chiedere un tavolo in un’altra sala. Fra le occhiatacce e i sorrisini dei genitori fieri dei loro rumorosi pargoli, con i tuoi amici, raccogli le tue cose e ti sposti in esilio dove, nonostante le finestre e le porte chiuse, senti ancora le frastornanti urla dei piccoli aquilotti.
Tu, che sei solo alla ricerca di un po’ di tregua e di tranquillità (come tante altre persone), ti ritrovi a dover sopportare le urla dei bambini mentre i genitori, incuranti del disturbo arrecato, sono divertiti dalla vivacità dei propri pargoli e guardano in malo modo te e il tuo disappunto. Come hai osato lamentarti di tanto caos? “Sono bambini! Tu non lo sei stata?”… sì, e mi bastava lo sguardo che incute timore dei miei genitori per diventare immediatamente un’educata e silenziosa fanciulla. Ho visto bambini mischiare i contenuti nella saliera, infilare stuzzicadenti nelle sedie, buttare giacche per aria e passarci sopra con i piedi durante un inseguimento, venire a metterti le mani nel piatto e rubarti una polpetta…il tutto in nome del ….sono bambini.
Scene del genere non sono nuove a nessuno e credo che tutti possiamo raccontarne almeno una con sempre gli stessi protagonisti: bambini urlanti e genitori menefreghisti e scostumati; e soprattutto non avvengono solo nei ristoranti! Può capitare di andare dalla parrucchiera e trovare il figliolo della proprietaria, discolo bimbetto di 2 forse 3 anni, che urla con arroganza a chiunque varchi la soglia del negozio le uniche tre parole che conosce. Fra un dolce e affettuoso vaffanculo e un sublime ed eccelso cazzo (la terza parola è mamma), sei costretta a sorbirti il simpatico ometto che, fra uno sproloquio e un calcio al divano, ti lancia in testa una pallina di plastica mentre la madre lo guarda divertita etichettandolo come simpatico e divertente: “Come si dice alla signora?”……cazzo!!!!
Ok, i figli so’ pezzi ‘e core e ogne scarrafone è bello ‘a mamma soja… però a tutto c’è un limite e io ho risolto il problema del bimbetto spacca timpani scostumato cambiando parrucchiera.
La questione, inoltre, non è solo “uditiva”, ritornando allo scenario ristorante, pensiamo a chi cerca di svolgere bene e celermente il proprio lavoro. Sinceramente non vorrei essere nei panni del povero cameriere che, oltre a doversi destreggiare fra piatti e stoviglie, deve cercare di evitare la piccola peste che gli passa in mezzo alle gambe per scivolare sotto un tavolo (scena realmente accaduta). Mi domando se il genitore menefreghista mantenga lo stesso disinteresse nel momento in cui lo sfortunato cameriere faccia finire della roba addosso al pestifero pargolo… chissà!
Il vero problema non sono i bambini, i loro pianti e la loro vivacità bensì i genitori convinti che, lasciando i figli liberi di sfrenarsi, regalino gioia e serenità ai presenti.
I bambini hanno il diritto di divertirsi e giocare ma i genitori hanno il dovere di guardarli e assicurarsi che non causino fastidio e danni a loro stessi.
Probabilmente il Comandante avrà perso dei clienti con i il suo cartello ma ne avrà guadagnati tanti altri che andranno da lui certi di non dover rimpiangere il suono dei telefoni durante la settimana. Ed io, con queste mie lamentele, sicuramente entrerò di diritto nel girone delle lamentose zitelle acide ma, se mi sono circondata di gatti, un motivo ci sarà! Peace!
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