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Di vittorio, concordato addio: il commissario giudiziale dice no
Creato il 29 ottobre 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1Il concordato che sembrava potesse salvare la cooperativa Di Vittorio non regge. Il commissario giudiziale Paolo Capretti ha avviato la procedura di revoca del concordato, come previsto dall’articolo 173 della Legge falimentare. I problemi sono due: una pregiudiziale di fondo e una questione di soldi. La proposta della Di Vittorio comprendeva il rimborso di poco meno della metà del prestito sociale ai soci della cooperativa, ma nei concordati, come nei fallimenti, i soci sono gli ultimi ad aver diritto a riavere il capitale investito; anche se si tratta di prestito sociale e non di quote di capitale, comunque sempre denaro dei soci è: è dubbio che questo prestito, pure ridotto, possa essere legalmente rimborsato. La questione economica interessa invece le stime del valore degli immobili proprietà della cooperativa, dalla cui vendita dovrebbero venire i soldi per pagare i debiti. Le stime non sono più aggiornate ai reali listini di mercato. Le risorse vanno dunque ridimensionate. La Di Vittorio è una cooperativa di 2.720 soci, nata per costuire case da assegnare agli stessi soci, che negli anni si è allargata anche ad altre attività immobiliari. Dal 1970 a aoggi ha costruito 500 alloggi in diversi comuni del parmense, assegnati ai soci come proprietà indivisa. Ma ha investito anche in spazi commerciali, alloggi per anziani, disabili, giovani coppie, immigrati e in altre società che si occupano di sanità, sociale, cultura e turismo. La crisi del mattone e la forte esposizione finanziaria l’ha messa in ginocchio. Il colpo finale è venuto dagli stessi soci, che nel 2012, capendo dove tirava il vento, hanno iniziato a ritirare in masso i loro risparmi affidati alla coop come prestito sociale. Dopo aver restituito 1,5 milioni di euro in pochi mesi, la Di Vittorio ha congelato i depositi: circa 650 soci hanno ancora da ritirare 12,5 milioni di euro, parte del debito da 70 milioni accumulato dalla cooperativa.La Di Vittorio aveva chiesto il concordato a metà dello scorso anno. La scorsa primavera è arrivata la proposta da sottoporre al voto dei creditori, che prevede la restituzione del 46,3% di quanto dovuto ai soci finanziatori e agli altri creditori chirografari, con restituzione al 2016. Si bruciano un sacco di soldi, ma almeno si salvano le case, che con il fallimento andrebbero all’asta. Con le banche è stato cercato un accordo separato di revisione del debito fuori dal concordato.Il concordato sarebbe dovuto andare al voto dei creditori a luglio, ma la data è stata rinviata. E adesso arriva il procedimento di revoca. La revoca non è automatica. L’istanza del commissario – un atto dovuto davanti ad evidenti problemi che pregiudicano la fattibilità della procedura – sarà oggetto di un’udienza davanti al giudice. Lì si deciderà il destino della cooperativa. La Di Vittorio potrebbe proporre un piano alternativo in zona Cesarini (è successo di recente con il concordato Edilcat), ma in tal caso difficilemente resterà qualcosa per rimborsare il credito sociale.
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