Magazine Lavoro
Alla vigilia degli incontri tra sindacati e governo, assistiamo a una confusa discussione, su forme contrattuali e articolo 18. E invece più che da formule più o meno innovative bisognerebbe partire dalla condizione reale delle persone.
Cominciando dai giovani che vorrebbero sapere soprattutto una cosa: spariranno i tanti contratti che li affliggono, potranno contare finalmente su un futuro sereno?
E bisognerebbe partire dalla condizione spesso disperata di una grande parte della popolazione, quella che non abita a Cortina. Come gli 854 mila che hanno perso il posto di lavoro nel biennio 2009-2010.
E allora bisognerebbe ascoltare le parole di Napolitano sugli ammortizzatori sociali da mettere in campo. Certo Napolitano ha anche posto l'accento su un doveroso atteggiamento responsabile da parte dei sindacati, seguendo tante esperienze del passato.
Ha citato così Di Vittorio e il piano del lavoro della Cgil promosso negli anni 50. Aveva detto in quella occasione Di Vittorio: «I lavoratori di fronte ad un'azione diretta a promuovere la rinascita economica e civile dell’Italia, e pur trovandosi nelle condizioni che sappiamo, pur essendo essi i più sacrificati della società, sono giunti oggi nel nostro Paese ad un grado di maturità tale, ad un grado di sensibilità così elevata verso gli interessi generali della società nazionale, che questi lavoratori, pur soffrendo, sono disposti ad accollarsi un sacrificio supplementare per portare un proprio contributo al successo del Piano lanciato dalla Cgil... ».
Precisando però che il piano avrebbe richiesto «uno sforzo da parte di tutti i cittadini, proporzionale alle loro possibilità e quindi uno sforzo più elevato da coloro che hanno accumulato maggiori ricchezze... ».
C'è anche chi si è chiesto che cosa farebbero oggi Di Vittorio, Lama, Trentin. Ma anche Grandi o Carniti o Benvenuto. C'è da dire che costoro avevano alle spalle un mondo del lavoro forte e compatto. Oggi è frammentato e diviso.
E c’è da ricordare che in quelle esperienze (il piano del lavoro, la svolta dell'Eur, l'accordo del 1993) c'era in qualche modo uno scambio tra sacrifici e sviluppo dell'occupazione. Oggi che cosa rimane da scambiare?
Accordi, svolte concertazioni forse irripetibili. Il 2012 del sindacato è cominciato proponendo sui mass media l'immagine dei delegati Fiom che lasciavano la sede alla Fiat Mirafiori, portando un pannello con la foto di Trentin in un'assemblea. Era l'immagine di una sconfitta da cui bisognerà poter ripartire, per ricostruire una forza nuova.
Per ristabilire in quelle aziende e nel paese quel rapporto di forza, ricco di potenzialità e di idee che ha saputo nel passato farsi rispettare e aiutare la crescita non solo produttiva ma anche civile e sociale del Paese.
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