Fare una diagnosi non è mai cosa semplice, vediamo come si dovrebbe procedere e quali sono gli obiettivi di ciascun specifico intervento.
Per formulare una diagnosi di “massima” è necessario innanzitutto tenere presenti i 5 criteri chiave: funzionalità dell’io, esame di realtà, stili difensivi, aree di funzionamento globale della persona e risorse interne.
Una volta evidenziata la diagnosi è necessario formulare un piano di intervento terapeutico, specificando il metodo e gli obiettivi. E’ importante indicare, sulla base dei dati raccolti se la terapia dovrà avere inizialmente un’enfasi espressiva o supportiva, specificando il tipo di approccio terapeutico (psicodinamico, sistemico, cognitivo-comportamentale) scelto, specificandone sempre gli obiettivi.
La terapia espressiva è utilizzata con soggetti in grado di giungere ad un livello interpretativo e accedere a dimensioni di conflitto sconosciute poiché è conservato l’esame di realtà. Ha inoltre maggiori probabilità di stabilire un’allenaza terapeutica, di investire nel transfert e di elaborare le interpretazioni transferali e controtransferali. Questo è permesso anche da una buona consapevolezza, da parte del paziente, della sofferenza in atto e dall’utilizzo di difese non esclusivamente primitive. Questo permette alla persona di lavorare con le interpretazioni e rielaborare i termini del conflitto.
La terapia supportava è invece utilizzata quando è a rischio l’integrazione dell’io, o è già in atto un processo di disintegrazione. In questa modalità il terapeuta sostituisce l’Io del paziente, divenendo un Io ausiliario. Non viene utilizzata l’interpretazione, che invece caratterizza il metodo espressivo, ma si impiegano tecniche di sostegno, a integrazione e a ricostruzione di un buon rapporto con la realtà. In sintesi la terapia supportiva si basa su lavori di orientamento del sé attraverso un supporto concreto per mettere la persona in contatto con elementi di realtà.
Come anticipato in precedenza a queste tecniche va poi fatta seguire la scelta di un approccio terapeutico che può essere psicodinamico, sistemico o cognitivo comportamentale.
Gli obiettivi dell’approccio psicodinamico sono:
- Favorire il processo di consapevolizzazione e di rielaborazione delle tre istanze: pulsioni, relazioni oggettuali e Sé
- Favorire il processo di separazione-individuazione attraverso il consolidamento di un oggetto buono interno
- Favorire una rappresentazione del Sé stabile, organizzata coerente e integrata
L’approccio sistemico è un intervento centrato sul sistema e non sull’individuo; il sistema è un’entità costituita da parti interdipendenti, che è di più rispetto alla semplice somma delle sue componenti, come per esempio la famiglia.
Gli obiettivi dell’approccio sistemico sono:
- Ripristinare le funzioni della persona
- Sostituire le regole disfunzionali con regole chiare e funzionali
- Definire e rafforzare i confini interni del sistema
- Favorire una comunicazione chiara e circolare
- Superare l’invischiamento e promuovere l’individuazione dei membri
- Favorire il superamento della crisi in modo costruttivo, puntando ad un equilibrio non più patogeno
L’obiettivo della terapia cognitivo-comportamentale è di ridurre il comportamento di evitamento, facilitare un reframing cognitivo (ristrutturazione cognitiva) ed aiutare il paziente a sviluppare abilità di coping (la capacità di fronteggiare certe situazioni).Per raggiungere questi obiettivi, una delle tecniche principali consiste nell’esposizione sistematica del paziente alla situazione temuta, per comprenderla ed indagarla “sul campo”. Quindi con questa terapia risulta possibile monitorare l’influenza dell’ambiente a fini correttivi, attuando una sorta di retroazione (feedback).