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Dialetto umbro: 'ncitusu, scintu, sguillone, cecagna, rignuppicatu

Creato il 24 aprile 2012 da Berenice @beneagnese

 

sguillone rignuppicatu cecagna ncitusu scintu

Eccomi di nuovo alle prese con il dialetto umbro.  

Mi piace riportarne ogni tanto le voci, darne il significato, porgere l'esempio di brevi proposizioni. 

- Il dialetto deve continuare a vivere, non deve scomparire - mi scrive un lettore e io, nello stimolante spazio di un blog, provo a fare la mia parte.

Confermo che alcune parole continuano a essere usate comunemente, mentre altre stanno per essere cancellate in modo definitivo. Poiché, infatti, la trasmissione dei vocaboli o dei frasari è prevalentemente orale, se qualcuno non li adopera nel quotidiano i termini più antichi tendono a scomparire per sempre.

Allora io continuo ad ascoltare la parlata della mia zona d'Umbria, continuo ad annotare e, a voi piacendo, a conservare e divulgare con i mezzi che il presente ci offre.

Signori e signore, dunque, godetevi una cinquina di vocaboli: li ho scelti un po' acidi, scivolosi e sonnacchiosi, per non dire infreddoliti, stante l'acquerugiola insistente di questi giorni.

'ncitusu: agg.. antipatico, acido da generare fastidio. Al femminile è 'ncitosa ed è usato più frequentemente del maschile. Come spesso accade nel dialetto umbro i maschili terminano in -u e la vocale iniziale viene eliminata (in questo caso la -i).  "Quanno te vengu a chiede li voti p'annà su, so tutti boni, doppo accostateje, diventano certi 'ncitusi!" (Quano i candidati vengono a chiederti i voti per essere eletti, sono tutti buoni, dopo prova ad avvicinarli, diventano così antipatici!)

scintu: agg. seduto. Il termine scinto è usato anche in italiano e deriva dal verbo scingere o dal più antico scignere con il significato di slacciare, liberarsi. Per estensione liberarsi dalle fatiche, dal lavoro e mettersi a riposo.

Infatti, scintu è il participio di scégnese, mettersi a sedere, da cui deriva il femminile scénta e l'imperativo scégnete, rivolto con cortesia all'ospite quando entrano dentro una casa. "La sera se cenava scinti davanti a lu focu, co li piatti su le mani" (La sera si cenava seduti davanti al fuoco del camino, tenendo i piatti sulle mani)

sguillone: scivolone. Sguillone è sostantivo del verbo sguillasse, che significa scivolarsi e che deriva dall'italiano sguizzare o guizzare dove la doppia zeta è sostituita dalla coppia di elle, rendendo più efficace il suono onomatopeico.

"Arà pure piuvutu davanti casa, sarà statu mullu, ma se quilli trampuli non se l'era missi lu sguillone se l'era risparagnatu! Avrà pure piovuto davanti casa, sarà stato bagnato, ma se non avesse messo quei tacchi così alti lo scivolone se lo sarebbe risparmiato!) "Bardassa' ci hai fattu casu? Sti sòrdi te sguillano da le mani come le trotte!"  (Baldassarre lo hai notato? questi soldi ti scivolano dalle mani come le trote!)

 

cécagna: sonnolenza. Deriva da cieco e riproduce figurativamente gli occhi semichiusi dal sonno. "Ma perché non va llà lu lettu co sta cecagna; na vòrda la capoccia je casca avanti, na vòrda dietro, finché non va jò pe terra." (Perché non va a letto con questa sonnolenza; la testa una volta ciondola in avanti, un'altra volta indietro, finché non cadrà a terra).

 

rignuppicatu: rannicchiato, raggomitolato in posizione fetale o incurvato, ingobbito.  "Quanno fa friddu li pòtti se rignuppicano tutti sotto le cuperte de lu lettu nostru, me fanno aria e non me fanno durmì."  (Quando è freddo i bambini si raggomitolano tutti sotto le coperte del nostro letto matrimoniale, le lenzuola non aderiscono e non mi fanno dormire.) "S'è data na rignuppicata che non se 'rconosce più l'omone che era." (Si è tanto incurvato che non si riconosce più l'uomo alto che era).

(Continua; arrivederci alla prossima volta. L'articolo precedente si trova in   Dialetto umbro: bàtticia, battisteru, Madonna del petrolio,cuturèlla e coccétta


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