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Dialogo di tre donne

Creato il 17 maggio 2010 da Dallomoantonella

 Dialogo di tre donne

   C’erano tre donne di religione diversa che così parlavano tra loro; l’islamica, più giovane, diceva alla cristiana: « Appartieni ad una società scandalosa. Andate in giro mezze nude, i vostri figli si drogano e si ubriacano, i vostri mariti vi tradiscono, dovete lavorare doppiamente, in casa e in società, non siete un esempio in nulla. Avete una comunità violenta e corrotta che non tutela i diritti che dite d’avere. Noi saremo forse meno libere in apparenza ma abbiamo il timor di Dio, i nostri mariti ci rispettano, adempiamo sempre al nostro dovere sociale dimostrando d’essere più civili di voi, preghiamo sempre, curiamo meglio di voi i nostri figli che dimostrano d’essere allo sbando. Se qualcuna di noi viene (in casi estremamente rari) lapidata o fustigata, è comunque perché ha sbagliato e si vuole darle la giusta punizione perché sia da giusto monito a chi volesse seguire la sua strada. Forse che la vita di una donna vale più dello stato di integrità morale di un paese? Vi dite cristiane, ma dov’è il vostro cristianesimo?

 

 Io non lo vedo, vedo solo che fate quello che volete e basta, mentre siamo noi i veri cristiani perché noi siamo sul serio nell’attesa del ritorno di Gesù e dei profeti tutti sottomessi a Dio, attesa che noi mettiamo in pratica con la nostra quotidianità. Noi sappiamo perché viviamo, sappiamo d’avere una fede che rendiamo manifesta, la viviamo concretamente. Non pensiamo solo al potere e alla ricchezza dimenticando tutto il resto. Non predichiamo una cosa per farne un’altra. Noi sappiamo cos’è la felicità, è servire Dio da buoni fedeli, non perché qualcuno ce lo impone, non perché siamo obbligati, ma perché abbiamo in timore solo gli estremismi che possono derivare dalla stessa libertà senza controllo, e cerchiamo di mantenerci equilibrati in tutto.

Dio non ci chiede cose impossibili, non ci chiede d’essere degli eroi o dei martiri, ma neanche ci permette di fare quello che vogliamo; ci dice solo di essere giusti, di non fare del male al prossimo, e noi questo cerchiamo di fare. Noi stessi condanniamo gli attentati terroristici che sono una degenerazione della guerra santa. Non cambierei mai la mia società con la tua.» Per tutta risposta la cristiana diceva all’islamica: «È quello che tu dici che io non vedo. Tu piuttosto appartieni ad una società barbara. Siete fermi nel più buio medioevo. Voi donne siete considerate come delle schiave, non avete diritto su nulla, non vi ribellate solo perché avete paura di andare contro la tradizione. Non conoscete il sentimento vero della carità che non è certo solo quello di fare l’elemosina, ma quello di sapere perdonare; ora come ora siete arretrati in tutto, tanto che siete voi a venire da noi e non il contrario.

La nostra società sarà scandalosa, è vero, ma solo perché siamo liberi, liberi di sbagliare, la nostra libertà ce la siamo sudata, ce la siamo conquistata, è un dono di Dio che noi onoriamo nel bene e nel male. Voi da noi vi costruite le vostre chiese, noi da voi non possiamo farlo. Io non appartengo a quel genere di donna che va in giro mezza svestita, non m’identifico in quel genere di società che si prende la licenza di fare quel che vuole, perché so che la felicità è solo fare quel che si deve. Solo che nessuno mi obbliga. Cerco di educare mia figlia a seguire il mio esempio, ma lei sarà libera di fare le sue scelte e pagherà i suoi errori e non certo con la morte perché rispettiamo il dono della vita. Voi invece uccidete persino chi non segue la vostra religione. Uccidete i vostri stessi figli mandandoli a morire con l’inganno del radicalismo. Massacrate innocenti, senza pietà: dov’è il vostro amore?

Come potete pensare di essere nel giusto? Per potere dire d’essere credenti occorre dimostrarlo con le opere, e le vostre opere di morte contro innocenti contraddicono le vostre parole. Io ho visto i giovani ribellarsi ad un sistema che consideravano ingiusto ed oppressivo; dove sono i vostri giovani, che ancora sposate per imposizione, voi che vi ritenete il presente della fede? Voi vi definite i veri cristiani, ma non potete sostenerlo; sono nostri i martiri, i santi, le opere di carità presenti nel mondo fin da quando voi non c’eravate ancora; sono nostri i conventi, le preghiere continue, i miracoli, le missioni, nostro è l’amore che quotidianamente i nostri missionari attestano ovunque, persino nei vostri ospedali, nelle vostre città, nel vostro mondo che noi dimostriamo di rispettare.
È vero, abbiamo un problema: non mangiamo se non lavoriamo e non lavoriamo se non mangiamo… questo è il nostro problema. Il capitalismo radicale ci ha fatto diventare quello che siamo, insensibili ai bisogni degli ultimi, ma anche voi venite da noi e utilizzate le nostre risorse senza lamentarvi. No davvero, la vostra società non può insegnarci nulla.» Sentendo queste parole così dure da parte d’entrambi, la più anziana, ebrea, disse allora alle due donne: «Vi ho ascoltato attentamente e mi sembra che ambedue diciate una parte di verità. Il mondo moderno occidentale è emancipato, parla una lingua che rischia d’essere incomprensibile al mondo apparentemente precluso alla modernità; eppure voi musulmane andate in Europa e v’appropriate di parte delle loro risorse perché vi servono, perché vi aiutano, sfruttate quella stessa modernità che poi criticate.

Non trovo generoso che poi si contraccambi solo con delle critiche, per quanto possano essere in parte vere. In quanto alla vostra intolleranza e arretratezza attuale è innegabile, è sotto gli occhi del mondo. Eppure ci sarebbe la possibilità di convivere pacificamente, le vostre risorse sarebbero davvero maggiori se solo foste più libere e aveste maggiore democrazia. Si può conservare la fede anche abbracciando la modernità. Ne sa qualcosa il mio popolo che da sempre convive in mezzo le più disparate culture eppure ha sempre conservato la sua identità. Vi contendete il primato del cristianesimo, ma vi dico che anche noi non abbiamo affatto rinunciato a lodare come un vero regno il Messia, quel Messia che tutti ci dicono essere già venuto, di cui ci accusano ingiustamente il sacrificio. Il mondo cristiano è grande, può ancora decidere di salvarsi, può ancora comprendere che occorre dare un limite al relativismo dei valori che sembra schiacciarlo.

Il mondo musulmano è giovane e vigoroso; si trova davanti grandi sfide, non può pensare di potere fare a meno degli altri, non può pensare di potere criticare un mondo di cui non ha portato il peso e che ha dovuto far fronte nel nome della libertà ad infinite battaglie d’ogni genere. Anche il mondo cristiano può capire che nell’islam non c’è solo violenza; basterebbe guardare alle cose buone che la società islamica più facilmente della cristiana conserva, come l’amore manifesto, condiviso, sincero e sentito per quel Dio che tutti diciamo d’amare. Bisognerebbe che l’occidente tornasse ad essere più religioso e che l’oriente cominciasse ad essere più disponibile a certi cambiamenti.

Ho sempre immutato, come se fosse successo ieri, il ricordo della Shoah, quello che gli altri chiamano memoria ma che per me è solo e sempre l’odore di morte dei campi dove ci volevano sterminare; la mia famiglia ha perso mia madre, Sara, mio padre, Joseph, mio nonno, Abram, e due figlie, Rebecca e Marta; la mia vita è stata sconvolta dall’occidente ed io ne avrei di motivi veri per odiare l’Europa, ma il mio dolore è così immortale che mi ha impedito ogni possibilità di sforzo che non fosse quello di continuare a vivere cercando di capire quello che non può essere compreso. Comunque tutto l’odio di cui potrei essere stata capace non mi avrebbe riportato in vita i miei genitori, mio nonno, le mie sorelle.

Ogni tanto rivedo i loro occhi che andavano a morire; mio padre è morto di dissenteria, in un sol giorno gli vennero tutti i capelli bianchi; a mia madre come a tutte le donne tagliarono i capelli come si fa con le pecore, morì di freddo e di stenti dopo mesi di calvario quando ormai aveva perso l’uso della parola e l’uso delle mani; da viva suonava il piano divinamente e cantava i salmi del sabato con una dolce melodia che solo lei sapeva intonare. Mio nonno, che amavo profondamente, so solo che fu subito destinato al piano d’intervento speciale, come lo chiamavano loro. Ogni sera era solito, nella nostra bella casa a Varsavia, cantarmi le ninne-nanne e farmi recitare la preghiera all’uso dei nostri padri. Passo giorni interi nell’ossessiva ricerca della sua voce, vorrei ricordarla, vorrei poterla risentire solo una volta ancora… Di mia sorella Marta non ho mai saputo nulla; si è persa il giorno del rastrellamento, ce l’hanno strappata; era così piccola, così indifesa; fino alla fine ho chiesto nel campo se avessero visto una bambina di tre anni con delle scarpine rosse, ma nessuno se ne ricordava o aveva la forza di pensare a quando si era ancora degli uomini; di mia sorella Rebecca ricordo il giorno che fu portata insieme ad altre donne e ad altre bambine dentro un grande capannone dove, dicevano, avrebbero avuto una doccia rinfrescante e disinfestante dai pidocchi.

L’ho vista entrare, non l’ho mai rivista uscire…Io purtroppo mi sono salvata, o per fortuna mi sono salvata, per fortuna dei miei figli che sono nati da me come da un ceppo che credevo ormai rinsecchito ed invece è tornato a vivere; vivo, vivo semplicemente come il suo miracolo vivente, vivo libera, vivo in Israele, a Dio chiedo oggi solo di vivere in pace. E non a spese del popolo arabo. Parlo per me, ma rappresento un grande numero. Non voglio essere tacciata di razzismo. Noi il razzismo l’abbiamo vissuto non insegnato. Non voglio avere la terra senza il rispetto degli altri. Voglio solo morire in pace. Chiedo solo d’avere la mia casa senza timore di essere aggredita per la strada da qualche terrorista, e se deve essere piccola che sia piccola. Se non c’è più posto per gli altri, per i nuovi venuti, per quelli che verranno, torneremo a viaggiare nel mondo.

Tutta la vita è un viaggio senza sosta e noi non abbiamo mai smesso d’essere viandanti. Per me Israele è qui, per me che ho vissuto un dolore che finirà solo nel giorno della fine, Israele può essere solo qui, ma per gli altri, Israele può essere ovunque, noi lo sappiamo bene. Il mondo ha imparato a conoscerci e noi a conoscerlo: oggi ogni ebreo si sente una sentinella al servizio del bene della comunità dei giusti. Nessuno mai più tenterà un nuovo Olocausto né noi lo permetteremo. Il mondo non c’ingannerà più una seconda volta, sappiamo ora riconoscere l’odore della menzogna prima ancora che sia pronunciata. I tedeschi ci chiamavano con i numeri che ci avevano impresso, dentro i luoghi di sterminio eravamo non più persone ma solo ratti destinati al macello, al riciclo dell’immondizia; mai più si dovrà ripetere uno strazio d’uomini nemmeno vagamente simile.

Jahve ci ha detto d’essere amici degli stranieri. Non fate lo stesso errore che noi stessi a volte abbiamo commesso forse solo per difendere il nostro diritto alla terra ritrovata, solo per non tornare a rivivere l’orrore del genocidio, solo perché anche noi sbagliamo. Siate tolleranti. Voi potete riuscirci meglio di noi. Il futuro è nella reciproca convivenza. Non c’è futuro senza convivenza. Io prego tutti i giorni, recito la Torah che regola la mia vita passo dopo passo, stagione dopo stagione. Guardo il mio albero pieno di foglie, pieno di luce nell’aria del primo mattino. Ogni giorno mi alzo, allungo lo sguardo verso i monti dei nostri profeti, verso la sabbia del nostro piccolo lembo di terra che ci era stata promessa, e non mi sembra ancora vero che ieri ero solo un corpo senza nome e senza vita, morta ancor prima di morire, ma oggi sono riuscita ad essere la madre dei miei figli. E questo grazie anche alla Palestina. Voglio dire grazie alla Palestina. Voglio chiedere perdono alla Palestina.

Com’è bello vivere, nostro Signore, nonostante tutto; tuo è il sole, il vento, la pioggia, tuoi il giorno e la notte, tuoi il riso e il pianto. Tutto di Te mi dona speranza. Non abbandonarci mai.»

Le altre due donne si ammutolirono profondamente.
brano tratto da Il mondo salvato   di Antonella Dall’Omo   edito da La riflessione di Davide Zedda Editore

 


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