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Dialogo difficile tra genitori e figli: si passa facilmente dall'autoritarismo al permissivismo
Da Angelo84Il rapporto che si instaura tra genitori e figli rappresenta da sempre una questione delicata e difficile, che può diventare un vero e proprio problema, soprattutto durante l'adolescenza.
E' difficile comunicare e comprendersi tra adulti e giovani, per via della differenza di età. Tendenzialmente i figli sostengono che i genitori abbiano una mentalità e una concezione della vita arretrata di diversi anni rispetto al modo di pensare, e ai valori proposti e condivisi dalla loro generazione. I genitori, dal canto loro, invece interpretano questa differenza di età come un qualcosa di positivo, un'esperienza in più che può far comodo ai figli.
Ma le difficoltà nell'incontro pedagogico e comunicativo tra genitori e figli si incontrano anche per la differenza di ruolo che essi hanno. In questo senso i genitori si sentono "responsabili" per i figli e vorrebbero, spesso in buona fede, indirizzarli per il meglio nella vita. Questa voglia di seguire i figli e indirizzarli, talvolta si traduce, per i giovani, in imposizioni, in autoritarismi, che così finisce esclusivamente con il produrre conflitti. I figli desiderano, man mano che crescono, desiderano maggiore autonomia (cosa che pedagogicamente è anche giusta) ma talvolta esagerano e incappano in spiacevoli, quanto inconsapevoli rischi.
Il punto oggi è che si fa sempre più necessaria una politica pedagogica della famiglia, alla base della quale c'è la necessità di dover rispettare e conciliare in modo costruttivo e democratico, le esigenze e le capacità di genitori e figli. In questo senso, i genitori devono imparare a rispettare le crescenti esigenze di libertà dei figli in maniera graduale già dall'infanzia, senza aspettare la ribellione adolescenziale, dando loro fiducia e insegnandogli a scegliere da soli con libertà di sbagliare, certamente restando entro certi limiti. I figli dal canto loro devono avere rispetto per il senso di responsabilità dei genitori, le loro ansie e preoccupazioni e anche apprezzarne la maggiore esperienza.
Tutto ciò risponde a questioni di carattere morale, che non si ottengono con obblighi o indottrinamenti ma attraverso un dialogo "aperto" che permetta ad entrambi di esprimersi, di dire la loro, mostrare apertamente quali sono le proprie esigenze, emozioni e idee senza sentirsi giudicati.
A tal fine risulta indispensabile che il genitore per primo si spogli del ruolo e delle maschere di padre o madre e affronti il figlio in modo più spontaneo, trattandolo alla pari.
Il problema è forse che nessuno può insegnare ai genitori a essere buoni genitori, ne tanto meno come fare per impostare in modo franco e costruttivo un buon dialogo con i figli. Ogni genitore è fondamentalmente un "autodidatta", che mette in atto le regole e i modelli che a sua volta ha appreso dai propri genitori.
Certamente l'esperienza, e la condivisione delle proprie conoscenze con altri genitori, può aiutare, sostenere e in alcuni casi migliorare le condizioni dei rapporti odierni tra genitori e i loro giovani figli.
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