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Dialogo tra una pubblicista errante e un impiegato dell’INPGI

Creato il 18 aprile 2014 da Olga
Dialogo tra una pubblicista errante e un impiegato dell'INPGI

Accade che la pubblicista, stanca di errare tra una testata e l’altra, un giorno trovi un impiego nel mondo dello spettacolo. Non è un impiego fisso, ma unico. Alla pubblicista stanca di errare, quando accade la cosa che ho scritto in incipit, sembra tutto molto strano.

Il mondo dello spettacolo è un mondo altresì difficile, pensa la pubblicista stanca di errare che da ora chiameremo PSDE, il mondo dello spettacolo è un mondo altresì pieno di concorrenza. “Ah, per carità” – si dice la PSDE, il salto nel mondo dello spettacolo è avvenuto per via delle selfie e quindi tutto merito.

E’ così la PSDE pensa,  ripensa, e cammina da una parte a l’altra del suo studiolo. Non è uno studiolo ma un monolocale col telefono rosso in entrata. Pareti alte, pavimenti in parquet, finestra che dà sulla strada. La strada è pedonale. Non siamo in provincia, anche se ” l’Italia è fatta di provincia” si dice la PSDE, un po’ facendo prendere dei sentieri elettorali ai suoi pensieri.

Ma poi ritorna alle questioni pratiche, va in bagno e guardandosi allo specchio si dice: “se devo prendere un lavoro nel mondo dello spettacolo, signfica che la mia cassa di riferimento non è più l’INPGI, vero?” “Vero”, risponde lo specchio.

“E se mi inventassi che quello che ho fatto fino a ora era spettacolo?” “No, non è questione di dare un genere alla cosa, PSDE.” Continua lo specchio  ”Qui si tratta di una faccenda burocratica, non ne usciremo facilmente”.

“Ok” Si dice la PSDE. “Allora devo telefonare a un consulente del lavoro”. “No, no, cosa vuoi che ne sappia. Se non è specializzato non ne sa niente. Chiameremo l’INPGI”. “No, no… ti prego no. L’INPGI NO. Tutte le volte sento quell’ accento di Roma e sento quel fiato giudicante. Ho l’accento del nord, e  tu sai che cosa significa, mio alter ego specchiato bellissimo. POi non so nemmeno che cosa l’INPGI, fingo di saperlo. E non credere di saperlo tu eh”. “Lo so, singifica che tirerai fuori la tua dizione e la tua voce diaframmatica che hai mparato quando facevi teatro” “No, penserà che sono un’ idiota. Dai, non sto recitando un monologo”.

“Senti, devi fare così. ”

“Ok. Ma sai che a un certo punto, sentendomi così preoccupata per la faccenda delle casse, il suo modo di essere rilassato,  ecco, mi farà sbroccare”. “Senti, fai delle prove di voce e chiamalo: hai un telefono”.

“Sì ma da lì vede che chiamo dal Nord”. “ok, metti numero nascosto”. “Ok”.

 

“Pronto salve, la guida dei tasti mi ha condotto qui. Non so se è giusto quello che …”

“Mi dica intanto”

“Ok. Allora. Io sono pubblicista no?”

“Se lo dice lei, io non posso negarlo né confermarlo”.

“Certo, tutti così. Nessuno che si prenda una responsabilità. In pratica, sono una freelance e pago l’INPGI2.”

“Sì”

“Però devo fare un altro lavoro che non è un lavoro giornalistico, ma che è un lavoro nel mondo dello spettacolo”

“Sì”

“Mi ha detto un amico che non è che siamo qui per parlare dei generi, ma ecco, vede capito”

“Non ho capito”

“Ok. Dunque niente in pratica devo versare i soldi all’enpals, che non esiste più è che INPS”.

“Bene”

“Ma come faccio a versare i contributi a due casse distinte?”

“Niente, deve sospendere la cassa INPGI, oppure pagare la xxxx minima che non so se le convenga”

“Senta. Ma io comunque pago il minimo perché sono iscritta da meno di 5 anni. Sono giovane”

“Ecco, allora lei paga comunque il minimo”

“Ma quindi, se sospendo la cassa INPGI, le cose giornalistiche le posso mettere sotto INPS?”

“No”

“Come no?”

“No”

“ok, allora l’Inps e l’Inpgi si uniranno prima o poi?”

“no, non si uniranno per il momento”

“Senta io cerco di mantenere la calma, ma mi sento che mi state impedendo di essere una pubblicista errante libera.”

“Questo non lo so… Smetta di fare anche la giornalista e basta”

“Ma quindi scusi se io due casse distinte, sono due persone”

“no”
“ma alla fine della vita…”

“Eh, alla fine della vita alla fne della vita. Ha una voce giovane, quanti anni ha?”

“29″

“eh. E allora, di che si preoccupa!”

“Eh, mi preoccupo anche se non so quello che sto facendo e perché lo sto facendo, so che se pago due casse, si dovrebbero unire. Anche perché se sono pubblicista, quindi per statuto non professionista, è previsto che uno faccia altr lavori no”

“Da dove chiama giovane pubblicista errante?”

“Dal nord”

“Dove precisamente?”

“non capisco come questa informazione possa risultarle utile, al fine della nostra questione sospesa. Poi: scusi ma lei quanti anni ha?”
“44″

“ma lei paga l’INps?”

“No. Comunque c’è un decreto previdenziale ogni due anni, le consiglio di vivere la vita, scegliere da che parte stare, e basta”

“Scusi ma io non voglio scegliere un bel niente, perché devo scegliere, non posso stare libera ed errante?”

“No”

“No?”

“sarebbe meglio di no”

“Guardi che sono carina eh, non è che potrebbe mettere una buona parola con il Signore Lassù per avere l’unione delle casse”

“no”

“ok, ma allora faccia qualcosa”

“dove abita lei?”

“a Milano”

“io a Roma”
“sospettavo”

“Cosa?”
“che si sarebbe tirato indietro di fronte alla possibilità di vedersi, unire le casse… ecc.”

“sì, mi tiro indietro”

“e allora lasciamo stare. La chiamo fra due anni. Può darsi che non sarò né più libera né più errante. O almeno una delle due”.

 


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