Nella mia famiglia d'origine c'erano tre paia di forbici tre.Un paio da sarta, le potevi trovare nel cassettino lungo e stretto in legno, quello destro, della vecchia Singer.
Un paio da cucina, stavano nel cassetto delle posate nel reparto ibrido assieme a un coltello da formaggio di quelli a goccia non so come si chiamano e a un forchettone.
Un paio da elettricista e le trovavi tra gli attrezzi, manico rosso, subito disponibili, aprivi la cassetta e ti saltavano in mano loro.
Adesso ho un problema con le forbici e ne prendo dolorosamente atto.
Starebbero praticamente tutte nello stesso posto, ma non ci sono mai. Nemmeno un fottuto e misero paio, intendo. Non le trovi nel cassetto e nemmeno in lavastoviglie e nemmeno sul tavolo e così, imprecando e dando una chance concreta all'incremento statistico degli infortuni casalinghi, ti addanni nell'operazione da fare, il più delle volte con un coltello.
Che non è la stessa cosa! Provateci a ritagliare i bambini del girotondo con un coltello magari seghettato.
La preziosità dell'oggetto forbici è francamente svilita dalla sua agevole ed economica reperibilità, in specie in quella nordica catena, Tu sai Quale, dove capita di transitare quelle due barra tre volte in capo all'anno. Ogni maledetta domenica che ci vai butti nel borsone giallo il trittico di cesoie svedesine verde/rosso/giallo, un colore una dimensione, ma dopo alcune settimane di abundantia sforbiciorum ti ritrovi a fare di nuovo i conti con la loro irrazionale e prematura scomparsa.
Ora, se è vero com'è vero, che la casa non ruba, nasconde, da me, infrattate in qualche cantuccio, ce ne saranno a decine ma, niente, non saltano mica fuori quando ti servono. (*)
E la spiegazione delle misteriose sparizioni sta forse proprio nella caduta libera del loro valore, della loro qualità e, di pari passo, della nostra attenzione durante e post utilizzo.
Forse con un paio di forbici tempestate di diamanti, chissà.
(*) Apparenetemente è una frase assai zuppa di virgole, ma non riesco a sforbiciarne via nessuna.