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Diana Vreeland, arte e moda in unico cuore

Creato il 11 marzo 2012 da Lollo

Diana Vreeland, arte e moda in unico cuore

Diana Vreeland

 L’arte e la moda sono due sorelle che vanno a braccetto. Diana Vreeland questo l’aveva intuito prima ancora che lo facessero altri, aveva compreso quanto l’apparente frivolezza di un abito in realtà può occupare uno spazio di primo ordine accanto ad un dipinto di Basquiat o ad una scultura iconica. La moda esposta in un museo come opera d’arte. Pazzia o genio? In occasione della mostra a Venezia ho potuto scoprire un personaggio importante del fashion system (quello vero), una donna che ha reso celebre un’epoca attraverso la sua penna arguta e il suo senso per un’estetica innovativa. Diana Vreeland la moda l’ha respirata in ogni suo elemento, dalla città in cui nacque nel 1903, Parigi (famosa una sua frase “La prima cosa da fare è cercare di nascere a Parigi. Quasi tutto poi segue naturalmente”) ai suoi rapporti di fiducia e ammirazione con i grandi del XX secolo, Coco Chanel, Balenciaga, Christian Dior, Missoni, Yves Saint Laurent.Il suo non è stato un semplice giornalismo di moda ma un’essenza innata per il buon gusto e per quello stile che non tramonta e che ancora oggi molti inseguono. Progenitrice delle grandi redattrici di oggi, modello per i sognatori di domani.

Diana Vreeland, arte e moda in unico cuore

Diana all'inaugurazione della mostra "The Glory of Russian Costume" 1976, New York.

Giunge alla direzione di Vogue America dove, in carica fino al 1972, dirige modelle e fotografi pronti a fare la storia del costume contemporaneo, dando vita ad un vero e proprio impero di cui lei è il monarca assoluto. Asseconda il suo gusto, a volte estroso a volte classico e brilla per sagacia, fascino e carisma. Una donna che non ha dalla sua parte una bellezza armoniosa come una Berenson o una Loren, come può rivelarsi al mondo diventando un’icona? Diana risponde a questa domanda difficile.Attraverso la classe, l’intelligenza e la cultura.Nel 1972 quando si allontana dai piani alti del tempio della moda qual’è Vogue, non smentisce la propria personalità e continua a dedicarsi a quello che ama più al mondo ma in una maniera che ancora oggi ci offre moderne suggestioni e riflessioni avanguardiste. Infatti Diana diventa Special Consultant al Costume Institute del Metropolitan Museum di New York dove rimane fino al 1989, data in cui scompare lasciando insostituibile un ruolo di grande prestigio. Il suo lavoro è la chiave di svolta per quel dialogo importante che vede arte e moda riflesse in un unico specchio. Le sue mostre di costume in America sono il punto d’incontro di due mondi che prima sembravano escludersi vicendevolmente, gli archivi dei grandi stilisti del suo tempo sono opere d’arte vive e fluttuanti. La sua passione per la Russia prende corpo negli abiti di Caterina II, la Belle Epoque rappresentata attraverso i drappeggi francesi che dialogano con i ritratti sublimi di un giovane Boldini e gli abiti tradizionali degli zingari contornati da ricami sfarzosi e impreziositi da perle trovano spazio in sale museali.Diana gioca con la moda partendo dall’arte. Dal celeberrimo ritratto di Elisabetta d’Austria (Sissi) ripercorre lo stile e la moda dell’epoca asburgica in una mostra che conta abiti perfettamente conservati e ricostruzioni scenografiche degne di nota.Tutto questo discorso introduttivo è doveroso per presentare la mostra Diana Vreeland after Diana Vreeland inaugurata a Venezia presso Palazzo Fortuny, grazie al sodalizio italo-inglese di due donne che hanno omaggiato questo personaggio sollecitando come lei il connubio della moda e della sua messa in mostra. Judith Clark del London College of Fashion insieme a Maria Luisa Frisa della Iuav di Venezia hanno inoltre organizzato un convegno davvero interessante al quale hanno partecipato personalità di spicco nel mondo della moda e soprattutto direttori di musei dedicati al fashion system.Come Harold Koda, erede di Diana Vreeland al Metropolitan Museum of Art di New York, Miren Arzalluz che ha illustrato in maniera impeccabile la magnificenza del museo Cristobal Balenciaga, Alexandra Palmer, curatrice di importanti mostre di costume a Toronto, Anna Mattirolo, direttrice del MAXXI  di Roma e tanti altri che hanno saputo magistralmente descrivere il lavoro di chi la moda la celebra e non la indossa.

Diana Vreeland, arte e moda in unico cuore

Diana al Metropolitan Museum, New York.

L’esposizione di Palazzo Fortuny è una raccolta minuta di abiti appartenuti a Diana o facenti parte di collezioni da lei utilizzate per le mostre temporanee. Si è cercato il dialogo (perfettamente elaborato) con lo spazio espositivo, i broccati e gli infiniti tendaggi che ricoprono gli spazi del piano nobile sono quelli originali di Fortuny, tessuti ricchi e sfavillanti. Lunghe stoffe scozzesi e bianche impediscono alla luce naturale di filtrare nelle sale, scelta ispirata al gusto di Diana e anche al suo arredo domestico. Gli abiti esposti meritano due giorni di riflessione ciascuno.

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 Mostra "Diana Vreeland after Diana Vreeland", da sinistra due modelli Missoni e un Emilio Pucci.

Nella prima sala una mantella rossa appartenuta a Maria Callas respira accanto a due meravigliosi esempi di alta sartoria firmati Yves Sain Laurent, uno con piumaggio color cipria e trasparenze sulle maniche, l’altro arricchito da un rigoglioso soprabito verde.I tre modelli Givenchy, i completi con le mini color sabbia e la giacca impreziosita d’oro e punti luce ci rimandano subito agli anni ’60, decade di fervore femminista. Si susseguono anche modelli per i balletti russi e costumi di scena lungo tutto il percorso.Particolare l’abito di Valentino, pensato appositamente per Diana, che sfila nel 1981 e che alterna un pantalone scuro ad una corta tunica rossa con un imperioso scollo a pagoda. Il vero splendore però è al secondo piano.Al centro di questa sala dove il mattone a vista è lasciato libero di esprimersi si trova una piattaforma tonda su cui vengono montati tre manichini.Tre manichini e un cavallo bianco, proprio come aveva sperimentato Diana in una sua storica mostra newyorkese. Due abiti, uno lungo e uno corto, saltano all’occhio per la tipica lavorazione a maglia firmata Missoni (anni ’70 circa) e  accanto un riconoscibile Emilio Pucci in seta anni ’60.

Diana Vreeland, arte e moda in unico cuore

Da sinistra due modelli di Mariano Fortuny, un Elsa Schiapparelli e lo Chanel del 1931.


Diana Vreeland, arte e moda in unico cuore

Modelli di Ysl e Chanel in prestito da Cecilia Laverani Matteucci, collezionista bolognese.

Sfilano le sete plissettate di inizio secolo di Mariano Fortuny in dialogo con un lungo Elsa Schiapparelli e un meraviglioso Chanel oro datato 1931, la perfezione della giacca è davvero arte.C’è perfino un pavone impagliato del Museo di Storia Naturale di Venezia accanto a due modelli preziosissimi di Yves Saint Laurent e un corto kaftano Chanel.Si staglia orgoglioso l’unico Balenciaga nel suo allegro rosa di fronte ad un modello francese di inizio ‘900 con copricapo in velluto nero e piume. Il cosiddetto abito da passeggio.A chiudere questo percorso l’esempio più eclatante del dialogo tra arte e moda. I due abiti del 1965-1966 che Yves Saint Laurent disegnò omaggiando Mondrian e il suo razionalismo a griglie bianche e nere, diventano per il visitatore la dimostrazione di quanto proposto in mostra. Esiste un legame indissolubile tra la progettazione di moda e l’astrazione artistica.Diana Vreeland con il suo moderno intuito ha saputo regalarci quanto di più prezioso possedeva, il gusto per le cose belle. Così quegli abiti, che appaiono come un superficiale ed effimero registro estetico, vivono di una nuova dignità.Al pari della più preziosa opera d’arte.

Diana Vreeland, arte e moda in unico cuore

Vogue U.K., September 1965. Model: Veruschka. Photo: Irving Penn.


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